domenica 2 ottobre 2016

Dubrovnik ovvero Ragusa, la perla dell'Adriatico

Questione di feeling, la mia città preferita della Croazia resta Spalato, ma Dubrovnik è senz'altro un gioiello incastonato  in un angolo di Eden fra il mare e il monte Srd che si raggiunge in funivia. Con il suo solito fiuto Gastone ha scelto una location perfetta, una vecchia villa con vista da mille e una notte a sette minuti a piedi, lungo una bellissima passeggiata, dal centro storico (Villa Odak. Apartments. via Frana Supila 16. Tel +385959149055) L'ho già scritto in precedenza e mi ripeto, non mi stanco di guardare il panorama dalla finestrella del mio sottotetto, davvero magico a tutte le ore del giorno e della notte. L'ultima sera del nostro soggiorno il proprietario, capitano di marina di lungo corso dal bicchiere facile, organizza una deliziosa cena tradizionale croata con tutti i suoi ospiti, nella fattispecie noi e una numerosa famiglia singaporegna e non è mancato l'accompagnamento di un concerto musicale finito con "O sole mio" in onore degli ospiti italiani.

Come tutta la Croazia, Dubrovnik ha una storia antica, già nel IX° secolo la città era ben fortificata ed è stata in grado di resistere a un assedio saraceno durato ben 15 mesi. Per un secolo e mezzo ha conosciuto il dominio veneziano (1205-1358) e poi per un lungo fiorentissimo periodo Dubrovnik sarà una città-stato indipendente (Repubblica di Ragusa) in ottimi rapporti con tutti gli stati dell'epoca (anche con l'impero ottomano al quale a partire dal XVI° secolo verrà pagato un tributo per preservare autonomia e indipendenza) fino a quel terribile terremoto del 1667 che ha distrutto gran parte della città riducendola a un cumulo di macerie.  
Se il terremoto segna l'inizio del declino economico della città, il colpo di grazia viene inferto da Napoleone, le cui truppe entrano a Dubrovnik nel 1808 decretando la fine della repubblica. Dopo il ciclone Napoleone, in quella restaurazione politica-territoriale rappresentata dal Congresso di Vienna del 1815,  Dubrovnik verrà assegnata all'impero asburgico e ne farà parte fino alla fine della prima guerra mondiale, conserverà la sua ingente flotta mercantile, ma non potrà evitare la disgregazione del suo tessuto sociale. La città sarà anche pesantemente bombardata e distrutta in larga misura tra il 1991 e il 1992 in quella tragica guerra civile che ha frammentato in più stati la ex Jugoslavia costruita a tavolino a fine del secondo conflitto mondiale e poi tenuta insieme con mano di ferro da Tito.
Vediamo queste foto riguardanti la guerra civile nella ex-Jugoslavia, ma anche altre drammatiche immagini di tragedie attuali più loquaci di tante parole al War Photo Limited, una galleria fotografica curata dal fotoreporter neozelandese Wade Goddard che ha lavorato nei Balcani negli anni '90. Obbiettivo di questo centro è mostrare in diretta la guerra con tutte le sue brutture, le sue ingiustizie, la sua assurda violenza. Il War Photo Limited è un indirizzo da non mancare, offre un'esposizione permanente della guerra civile '90-'92 e mostre temporanee che testimoniano di altri drammatici conflitti contemporanei. 
Un'altra meta che non volevo perdere a Dubrovnik è la sinagoga, la più antica dei Balcani, risalente al XV° secolo, vicinissima al centro fotografico e anche lei in una di quelle stradine che si dipartono dalla Placa, detta comunemente Stradun, la via principale pedonale della vecchia Dubrovnik. Dopo il pugno nello stomaco delle foto di guerra, per rimontare il morale è stato  salutare incontrare dei magnifici pappagalli di tutti i colori. 
La comunità ebraica presente a Ragusa fin dai tempi della sua fondazione si è grandemente espansa a fine '400 con l'afflusso di ebrei sefarditi in fuga dall'Inquisizione spagnola e portoghese. Provenienti da Spagna, Portogallo e da tutti i territori controllati dalle corona spagnola, Italia, Francia, Catalogna, Albania, la maggior parte di questo flusso migratorio era diretto nell'allora ospitale impero ottomano, ma alcune famiglie  si sono fermate nella fiorente Ragusa dell'epoca partecipando attivamente alla vita culturale ed economica di questa repubblica marinara. Fra questi cittadini vorrei ricordare Dona Gracia Nasi Mendes, alias Beatriz de Luna, straordinaria figura di donna emancipata del Rinascimento che ha impiegato potere, ricchezze e talenti per soccorrere e riscattare gli ebrei perseguitati in Europa. Alla vita avventurosa e fuori dal comune di Dona Gracia la scrittrice francese Catherine Clément ha dedicato un bellissimo libro (La Señora, Calmann-Lévy (réédition LGF-Livre de Poche no 8717).

Risale al 1546 la costituzione del ghetto nella zona che ancora oggi si chiama Ulica Zudioska (strada degli ebrei). Prima del 1938 e dell'immediata applicazione delle leggi razziali vivevano in città circa 250 ebrei ai quali se ne aggiunsero presto molti altri in fuga da tutta la Croazia I fascisti italiani fra l'autunno '41 e il '42 hanno aperto più campi di detenzione, a Gruz, nella vicina isola di Lapud e a Kupari. 1700 ebrei sono stati poi trasferiti nell'isola di Rab dove nel 1943 se ne contavano 3600 registrati. Molti dei pochi sopravissuti hanno emigrato in Israele. Oggi la comunità ebraica di Dubrovnik conta 45 membri. Oltre alla sinagoga, l'adiacente museo offre documentazione dei sei secoli di vita ebraica della comunità locale, oggetti rituali, preziosi rotoli di Bibbie di origine spagnola, francese e italiana che risalgono fino dal XIII° secolo e infine documentazione e memoria delle vittime della Shoah.
Unica e speciale Dubrovnik e meritatamente Patrimonio dell'Umanità Unesco, ma gremita di turisti vocianti all'inverosimile. Mi chiedo in che mese e a che ora del giorno o della notte bisognerebbe andarci per girarsela tutta in silenzio e santa pace. 

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