martedì 24 novembre 2015

"In the Beginning"

Salutate le mie quattro gru di Tel Aviv e arrivata sul monte Carmelo a Haifa a casa di Eldad i ritmi sono totalmente cambiati, ecco perché non ho scritto più niente, manco un minuto di tempo presa nel vortice di giri e proposte giornaliere e poi alla sera dovevo sempre spignattare in cucina perché era molto ambito mangiare all'italiana. Mio cugino era appena tornato da Londra dove passa una decina di giorni al mese a fare il consulente psicologo per il tribunale e non posso non condividere cosa mette nella sua valigia. Mutande? Camice? Maglioni? Macchè troppo banale, la spesa al super londinese invece,  muffins, pancakes, salmone affumicato, cheddar cheese, pere, vari tipi di mele perché quelle oltre la Manica sono buonissime ed è vero!
Inevitabile come al solito qualche giro in bassa Galilea a un tiro di schioppo da Haifa:  nuovamente a Zikhron Ya'akov una passeggiata nei favolosi giardini del benefattore (http://www.saranathan.it/2015/01/il-benefattore_15.html)  occasione per vedere un albero che definirei "all'israeliana" perchè più intricato di così non è possibile e una stupenda sposa araba venuta a farsi le foto in mezzo al verde, tra l'altro mi è ormai divenuta consuetudine immortalarne ogni volta qualcuna nel giorno fatidico, qui si sposano sempre....
La novità è stata però andare a pranzare al design-hotel Elma, recentemente restaurato, opera dell'architetto Yacob Rechter degli anni '70. Costruzione interessante perché, adagiata sulla collina, malgrado le dimensioni risulta perfettamente integrata nel paesaggio. Inizialmente negli anni di socialismo puro e duro era una residenza di vacanze per lavoratori, adesso invece è stato ampliata e trasformata in un complesso alberghiero di lusso che si vuole però anche polo culturale con opere d'arte sparse in interni ed esterni e due magnifiche sale per concerti e eventi teatrali aperte al pubblico. Davanti lo spettacolo del mare e delle vasche di piscicoltura.
Il giro continua in direzione di Waldheim, minuscola frazione della vicinissima Betlemme di Galilea, da non confondersi con la Betlemme di Giudea e per la sua vicinanza con Nazareth un eminente archeologo israeliano sostiene che Gesù in realtà sarebbe nato qui e non nell'altra. Waldheim, un nome che mi fa pensare al presidente austriaco dal passato nazista e Betlemme, ovvero Beit Lechem, la Casa del Pane, insediamenti un tempo agricoli, sono state fondate da alcuni abitanti della colonia tedesca di Haifa. In post degli anni passati ho già parlato della Società del Tempio e dell'insediamento in Palestina (oltre a Haifa anche a Gerusalemme e a Tel Aviv) a fine '800 di questa comunità cristiana proveniente dalla Germania. (http://www.saranathan.it/2010/11/haifa-tra-monte-e-mare.html) (http://www.saranathan.it/2015/01/tel-aviv-stanza-513.html)

Un lungo viale alberato quale ingresso, una campagna rigogliosa tutt'intorno, una bella chiesa con un parco di sculture, case e  casette di pietra, in piena Galilea un tuffo architettonico nel Wuerttemberg tedesco da cui  è sbarcato in Palestina questo "Popolo di Dio". Nel 1948 la Haganah conquista la Betlemme di Galilea e vi insedia dei coloni ebrei, ci vivono all'epoca circa 170 famiglie. In anni più recenti parte dell'attività agricola ha ceduto il posto al turismo, ci si viene a fare la scampagnata domenicale e una bella mangiata sotto le fresche frasche proprio come abbiamo fatto noi un sabato. Divino un semplicissimo piatto yemenita di cui non ricordo il nome costituito da finissime sfoglie sovrapposte, come un pane fritto anche nella variante oblunga che si mangia intingendolo in un fresco trito di pomodoro in compagnia di un uovo sodo.

Meta del pomeriggio è il kibbutz Ein Dor, vicinissimo al Monte Tabor con ai piedi la cittadina di Nazareth. E' il kibbutz dove è nata Hagar, la moglie di Eldad e ci ero venuta nel 2007 per visitare la sua mamma, la Signora Ofer,  passata nel frattempo a miglior vita;  adesso veniamo a prendere il the con la sorella e altri parenti che vivono ancora qui. Di kibbutz, nel senso di vita e strutture comunitarie ormai ci è rimasto ben poco, forse asilo e scuola per i bambini e gli attrezzi agricoli, parte del terreno comune è stato venduto e ognuno si è costruito la casa e organizzato la sua vita come gli pare e piace. (http://www.saranathan.it/2007/10/shalom-haver.html).
Sono comunque rimaste le vecchie case e il solito casino e questo è rassicurante. Conversazione generale in ebraico veloce e capivo solo un poco, ma mi è stato dato da vedere un libro bellissimo, "In the Beginning 1948-1998", editato nel '98 per la ricorrenza dei 50 anni di Ein Dor. Una serie di foto molto significative del kibbutz quando funzionava come un vero kibbutz scattate nel corso degli anni dal padre di Hagar, il Signor Shlomo Ofer, lui e la moglie, due pionieri doc. Che bella testimonianza, come mi è piaciuto! Altro che vegetazione rigogliosa, un Monte Tabor che non sembra manco lui spelacchiato com'era, altro che attuale individualismo all'occidentale, le foto di quelle pagine raccontano di un'altra storia, parlano di ideali, sacrifici, passione e tanto olio di gomito per trovare l'acqua, per dare nuovo respiro a quella terra brulla e ostica mai lavorata prima, per costruire un nuovo futuro insieme e a tavola nelle ricorrenze si invitavano anche i vicini arabi. 



sabato 21 novembre 2015

Israele: luoghi che raccontano di storia

La Casa dell'Indipendenza, il Museo della Haganah, vicinissimi uno all'altro entrambi in Boulevard Rothschild e il Museo Etzel sul lungomare non sono certo dei posti "nuovi" a Tel Aviv, ma lo erano per me che negli anni passati non ci ero mai entrata limitandomi a riconoscere gli edifici dall'esterno. Questa volta è stata quella buona, ho varcato la soglia, occasione per conoscere documentati da vicino momenti topici della storia di Israele.
Impossibile non iniziare  dalla Casa dell'Indipendenza, con davanti il primo sindaco di Tel Aviv Meir Dizengoff a cavallo, e questa inizialmente era proprio la sua abitazione privata, da lui poi donata alla città affinché ne diventasse il suo primo museo, ciò che avvenne nel 1936.

Alle 4 del pomeriggio del 14 maggio 1948, 8 ore prime che finisse il mandato inglese in Palestina, nella sala riunioni sotto il ritratto di Theodor Herzl, in epoca moderna il primo sognatore e ispiratore di un focolaio ebraico strutturato in Palestina, Ben Gurion leggeva la Dichiarazione d'Indipendenza dello Stato d'Israele. Non si è trattato solo di proclamare l'autodeterminazione di un popolo, ma anche di riconoscergli la sovranità territoriale su un paese dopo duemila anni di diaspora senza patria. Ospiti più o meno graditi nei secoli nei vari Stati del mondo, finalmente una "casa" loro e non in improbabili soluzioni ventilate come il Madagascar o l'Uganda, ma storicamente nella loro terra d'origine.

Il 29 novembre 1947 quando l'O.N.U. aveva finalmente votato la spartizione della Palestina in due Stati, quello israeliano e quello arabo, gli israeliani avevano accolto con gioia la risoluzione, non così gli arabi e il lungimirante Ben-Gurion prevedendo la loro reazione aveva allora esclamato: "On that evening, the masses danced in the streeets, I could not dance, I knew that we ware facing a war, and that we would lose the cream of our boys".


Museo dell'Haganah
Ben Gurion aveva perfettamente ragione di temere per la vita della sua gioventù, negli anni precedenti si erano già succedute diverse ondate di sommosse arabe e la guerra per l'Indipendenza inizierà il giorno successivo alla sua proclamazione. Al Museo della Haganah si legge la storia di questa Organizzazione, clandestina prima del '48 e divenuta poi l'esercito ufficiale, lo Tsahal, dopo la dichiarazione di Indipendenza. La Haganah si costituisce nel 1920 e risponde all' obbiettivo primario di una difesa organizzata per la terra e i coloni; non si tratta di un'élite clandestina, inizialmente non è altro che un melting-pot di volontari, uomini, donne, giovani e vecchi provenienti da ogni settore della comunità ebraica, un serbatoio sempre più vasto cui attingere per difendere gli insediamenti ebraici dagli attacchi arabi e creare delle basi strutturate per un futuro stato.
Il Museo dell'Haganah si articola su tre livelli. Il primo rende conto del periodo 1907-1945, dalle prime organizzazioni di difesa (Bar-Giora 1907 e Hashomer 1909) che confluiranno poi nell'Haganah, alla formazione del Palmach braccio militare dell'Haganah che durante la II guerra mondiale cooperò con gli inglesi per proteggere la Palestina dalla minaccia nazista e fino alla creazione della Brigata Ebraica regolarmente inquadrata nell'esercito britannico. Il secondo livello analizza il periodo 1945-1947, anni di forte immigrazione ebraica clandestina comprensibile dopo quello che era successo in Europa, ma impedita dal protettorato inglese. Nell'ottobre del '45 la Haganah unirà le sue forze con altri due organizzazioni clandestine, Etzel e Lehi, dando vita al Movimento di Resistenza Ebraico, per combattere gli inglesi, le loro restrizioni contro l'immigrazione e la protezione degli sbarchi clandestini. (La mappa "the Escape Routes" mi ha rimandata a tutte quelle masse di disperati che tentano ora di raggiungere l'Europa da Africa e Medio Oriente funestati dall'Isis e dalla guerra). Il terzo livello infine affronta il periodo che va dal 29 novembre 1947 ( quando l'O.N.U. vota la spartizione della Palestina) al 26 maggio 1948 quando Ben Gurion  annuncia ufficialmente  la formazione dell'IDF, Israel Defense Forces, dove confluiranno, non più clandestini, i membri di Haganah, Etzel e Lehi.  
dei giovani Yitzhak Rabin e Moshe Dayan

Mi ha colpito vedere la Bibbia con accanto una pistola e leggere del giuramento che ogni membro doveva prestare entrando a militare nell'Haganah.  Le circostanze storiche domandavano di essere pronti a combattere per i valori ebraici e per risiedere su quella terra.
Ultima tappa del giorno il  "1947-1948 Etzel Museum" sul lungomare di Tel Aviv. Un museo, aperto nel 1983 e costruito sulle rovine di una casa del 1900 di un uomo d'affari che era immigrato dalla Russia. Gli architetti hanno mantenuto e rastaurato parte della vecchia struttura di pietra integrandola con la modernità del vetro e l'edificio ha riscosso vari premi per la sua riuscita. Il gruppo Etzel, chiamato anche Irgun è sorto nel 1931 da una spaccatura politica e ideologica  con la Haganah di una parte di esponenti che ne consideravano la politica troppo moderata e che non ne condividevano le linee di sinistra. Obbiettivi prioritari dell'Irgun, che forse si può definire come un movimento anticipatore del moderno partito israeliano di destra Likud,  erano offrire un'alternativa fortemente nazionalista e non socialista alla guida delle organizzazioni sioniste, combattere gli attacchi arabi contro gli insediamenti ebraici e mettere fine al governo mandatario inglese. 
Ho riassunto brevemente e molto sommariamente le vicissitudini storiche descritte in questi tre luoghi. Ove mai ce ne fosse ancora bisogno mi è risultato chiaro che di "facile" e di "pacifico" nella storia dello Stato di Israele e nei decenni che lo hanno preceduto non c'è mai stato un solo momento,  non certo parafrasando Mao Zedong "un pranzo di gala", ma un percorso travagliato e sanguinoso che come tutti sappiamo non è ancora finito perché per il popolo di Israele quel 14 maggio 1948 ha rappresentato e rappresenta il giorno dell'Indipendenza Nazionale, mentre quello stesso giorno gli arabi continuano a chiamarlo "Nakba", il Giorno della Catastrofe: denominazioni assai diverse che la dicono lunga sugli opposti modi di considerare la questione.  Eppure la risoluzione O.N.U del '47, mai accettata dagli arabi palestinesi, proponeva una divisione equa del territorio. Eppure quel milione e mezzo di arabi palestinesi che vivono in Israele non rinuncerebbero per niente al mondo alla loro cittadinanza israeliana che garantisce loro diritti e libertà che non avrebbero in nessun altro paese dell'aerea. Eppure i moderni grattacieli dell'attuale Tel Aviv intorno alla moschea Hassan Bek, eretta sul lungomare nel 1916, tra gli edifici del culto islamico più noti della città, stanno lì a ricordare che in quell'angolo di terra ci sono due realtà e che c'è posto per entrambe.