domenica 28 giugno 2015

Cap Moderne e la villa E-1027

In seguito al viaggio a Chandigarh e alla visita di  Marsiglia con una sua riuscitissima retrospettiva, di Le Corbusier ho già scritto delle cose in varie occasioni, per non parlare poi dell'Associazione Eileen Gray- l'Etoile de Mer- Le Corbusier e degli amici  Robert e Magda Rebutato, motore di questo mondo, di cui ormai sapete tutto o quasi, Però la vita è sempre un work in progress e ho preso di corsa il treno, direzione Francia, per essere presente venerdì scorso all'inaugurazione di un'importante novità, una chicca assoluta, che merita alla grande di essere subito condivisa.
Il sito è eccezionale per bellezza naturale ed interesse  architettonico-culturale e non a caso è stata posta la candidatura per il suo riconoscimento Unesco. Un  luogo che esprime la felice concomitanza fra il ristorantino sul mare "l'Etoile de mer" con "Les Unités de camping" progettate da Corbu per i Rebutato, il minimalissimo "Cabanon" suo buen retiro vacanziero ("J'ai un château sur la Côte d'Azur qui a 3,66 mètres par 3,66 mètres...")   e proprio accanto che di più non si può la villa E-1027 concepita dall'architetta e designer irlandese Eileen Gray, pioniera dello Stile Internazionale, e  dal suo compagno, l'architetto Jean Badovici.
Il "Conservatoire du Littoral" è divenuto progressivamente proprietario del sito nella sua globalità: il Cabanon è stato acquistato nel 1979, la villa E-1027 nel 1999 con l'aiuto finanziario della municipalità di Roquebrune-Cap-Martin, l'Etoile de Mer e les Unités de Camping sono state generosamente donate nel 2000 dai Rebutato che tenevano fortemente a salvaguardare l'unità del luogo, significativo testimone di avventure umane e dell'architettura del XX° secolo. Aperti al pubblico già da qualche anno il Cabanon e l'Etoile de Mer con les Unités de Camping, mancava all'appello la villa di Eileen Gray che finalmente restaurata nella struttura e nell'arredamento viene ora a completare questo luogo d'eccezione. Manco a farlo apposta il 2015 è l'anno del cinquantenario dalla morte di Le Corbusier e il Conservatoire du Littoral festeggia i 40 anni della sua creazione.  

Più che una casa al mare verrebbe da dire che è il mare ad avere una casa per sottolineare che protagonisti assoluti sono gli esterni, onde blu e natura verde e gli interni risultano solo come un'estensione, un prolungamento luminoso del fuori. Per tre anni, e siamo fra il 1926 e il 1929 Eileen Gray sperimenta la sua nuova architettura, disegna piani della casa e mobili mobili, polifunzionali, fissi o integrati. Su due livelli, la villa è piccola, 120 metri quadri in tutto, ma per la designer ognuno "deve potersi sentire libero e indipendente" e sistemare ogni cosa in uno spazio minimo, per questo ogni stanza ha un accesso diretto all'esterno e un terrazzino, i momenti di convivialità invece vengono assicurati da una grande sala, con camino, divano, poltrone, angolo alcova, spazio bar, sala da pranzo, un bagno, ma quasi niente è fisso, ogni angolo sembra potersi trasformare, assumere una diversa prospettiva o funzione.
Le Corbusier è stato ospite della villa E-1027 nell'estate '38 e '39 e incoraggiato da Badovici vi ha realizzato delle pitture murali. L'architetto avrebbe detto: "ho una voglia pazza di sporcare i muri: sono già pronte dieci composizioni,  di che scarabocchiare", ma secondo i biografi di Eileen Gray queste pitture non erano gradite alla designer irlandese. Danneggiate durante la guerra, sono state restaurate dallo stesso Corbu nel 1949 e in seguito nel '63, tranne due esterne troppo rovinate. In giardino anche uno spazio per prendere il sole, una specie di minipiscina all'epoca piena di sabbia.
 Cap Martin dovrebbe cambiare nome e chiamarsi Cap Moderne, come la recente associazione di cui Robert è vicepresidente che dal settembre 1914 assicura la gestione e la valorizzazione del sito. L'ho sentito molto contento nel suo discorso ufficiale alla piccola stazione di Roquebrune-Cap Martin, ce l'ha fatta, finalmente si è concretizzato il suo grande sogno e poi non ci si ferma qui, ci sono altri progetti ambiziosi in cantiere... la creazione in loco di un polo universitario per lo studio dell'architettura moderna. Passato e presente, si volge lo sguardo in su e si vede il castello medievale di Roquebrune, lo si rivolge in giù ed ecco un treno bianco nuovo fiammante  che invita a un viaggio in un sito significativo della nostra storia recente.  









venerdì 26 giugno 2015

Recanati: una breve visita al poeta


                    « Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
                    e questa siepe, che da tanta parte
                    dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
                    Ma sedendo e mirando, interminati
                    spazi di là da quella, e sovrumani
                    silenzi, e profondissima quiete
                    io nel pensier mi fingo, ove per poco
                    il cor non si spaura. E come il vento
                    odo stormir tra queste piante, io quello
                    infinito silenzio a questa voce
                    vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
                    e le morte stagioni, e la presente
                    e viva, e il suon di lei. Così tra questa
                    immensità s'annega il pensier mio:
                    e il naufragar m'è dolce in questo mare. »
E in quel nostro primo giorno di discesa verso sud, dopo Pesaro, ci è venuta voglia di fare una seconda sosta a Recanati per assaporare gli "interminati spazi" e i "sovrumani silenzi", per poter anche noi, magari un istante, un solo istante "naufragar" nel mare di quella quiete.                
La campagna circostante è bellissima, coltivazioni ordinate a perdita d'occhio come ricami,  merletti di mani operose, davanti a casa Leopardi la piazza è quella del Sabato del Villaggio, nell'ombra la "torre antica" sulla cui vetta stava "il passero solitario"; una coltre di silenzio ammanta il borgo e s'insinua nei vicoli fra antichi palazzi e Recanati, segnata dai secoli, sembra sobria e austera come il poeta, come la sua famiglia, come quel palazzo circondato da altissime mura che l'ha visto nascere e poi chino sui libri dell'immensa biblioteca paterna a studiare, a leggere , a scrivere e comporre, A Recanati il tempo si è fermato, tutto è rimasto com'era a inizio Ottocento, quando il giovane conte Giacomo veniva rigorosamente educato insieme ai suoi nove fratelli sotto il duro controllo del padre Monaldo, della madre, la marchesa Adelaide Antici e dei precettori gesuiti. 
Lasciano a bocca aperta e incutono profondo rispetto e ammirazione le bellissime quattro sale della biblioteca con tutti quei libri, più di 20.000 distribuiti per materia ad eccezione della seconda stanza riservata unicamente alla letteratura religiosa. Biblioteca veramente straordinaria per l'epoca arricchitasi grazie alla chiusura voluta da Napoleone nel 1797 di conventi e congregazioni religiose. Una biblioteca che nel costituirla il padre Monaldo, sindaco di Recanati, ha voluto aperta a tutti, figli, amici, studiosi e concittadini come si può leggere su una piccola lapide.  Il giovane Leopardi  qui imparerà da autodidatta il greco e l'ebraico evincendoli dai testi latini, organizzerà lezioni di greco per i propri precettori; un fratello leggerà per lui, malato agli occhi, una sorella scriverà per lui.  Al secondo piano vivono tuttora i proprietari del palazzo, cioé i Leopardi, gli ultimi discendenti della dinastia.
Tutta l'antica Recanati meriterebbe di essere visitata approfonditamente e non a volo d'uccello come abbiamo fatto noi; oltre all'itinerario dei luoghi leopardiani sono proposti quello medievale, quello rinascimentale, quello del '600 e '700  e dei due secoli successivi; mi sarebbe piaciuto anche visitare all'ultimo piano del Teatro Persiani, oltre al teatro stesso, il museo del grande tenore Beniamino Gigli anche lui originario di qui. Leggo sulla guida che ci avrei trovato una collezione piena di curiosità, dagli abiti di scena al cilindro e bastone di Giuseppe Verdi, ma si era fatto tardi e dovevamo raggiungere il nostro B & B  sulle colline sopra Giulianova.
 Il B&B l'Orso e l'Ape con tutte le stanze a nome di un fiore è luminoso ed accogliente come la sua proprietaria, l'intraprendente Signora Cinzia di Porlezza, sbarcata in anni relativamente recenti da queste parti per voglia di cambiare dal suo lago di Lugano, per amore di questa terra, per la gentilezza della gente: "ero appena arrivata, non conoscevo nessuno e i vicini mi facevano trovare davanti alla porta cesti con le verdure fresche dell'orto" racconta. "Sono nata in una camera d'albergo" dice anche per sottolineare la lunga tradizione turistico-alberghiera della sua famiglia; nel suo cercare per il progetto di vita nuova a un certo punto sulle colline di Giulianova trova un casolare abbandonato e sgarrupato e se ne innamora. Era diventato un covo di sbandati che ci coltivavano la marijuana,  ma lei riesce ad acquistarlo, ci monta sopra una casa prefabbricata tutta in legno che arriva dalla Slovenia, col marito, olio di gomito e passione si improvvisano a coltivare vino, olio, frumento negli ettari intorno e voilà nasce l'Orso e l'Ape.  (http://www.orsoeape.it/).
Chi mi legge abitualmente sa che non sono avvezza a fare pubblicità, ma è anche e soprattutto la qualità delle persone a dare un'anima ai luoghi e la Signora Cinzia non è stata che la prima di una lunga serie di incontri splendidi con gli ospiti, rapporti fatti di onestà, semplicità e cordialità che ti riconciliano con un' Italia di cui si mostrano troppo spesso solo i lati peggiori. Colazione super con torte e marmellate fatte in casa, dalla terrazza una vista che più bucolica non si può, in lontananza, là sulla collina, il borgo di Montone e dall'altra parte, offuscato dalle brume del mattino, il nostro vecchio caro Mediterraneo.