venerdì 26 giugno 2015

Recanati: una breve visita al poeta


                    « Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
                    e questa siepe, che da tanta parte
                    dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
                    Ma sedendo e mirando, interminati
                    spazi di là da quella, e sovrumani
                    silenzi, e profondissima quiete
                    io nel pensier mi fingo, ove per poco
                    il cor non si spaura. E come il vento
                    odo stormir tra queste piante, io quello
                    infinito silenzio a questa voce
                    vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
                    e le morte stagioni, e la presente
                    e viva, e il suon di lei. Così tra questa
                    immensità s'annega il pensier mio:
                    e il naufragar m'è dolce in questo mare. »
E in quel nostro primo giorno di discesa verso sud, dopo Pesaro, ci è venuta voglia di fare una seconda sosta a Recanati per assaporare gli "interminati spazi" e i "sovrumani silenzi", per poter anche noi, magari un istante, un solo istante "naufragar" nel mare di quella quiete.                
La campagna circostante è bellissima, coltivazioni ordinate a perdita d'occhio come ricami,  merletti di mani operose, davanti a casa Leopardi la piazza è quella del Sabato del Villaggio, nell'ombra la "torre antica" sulla cui vetta stava "il passero solitario"; una coltre di silenzio ammanta il borgo e s'insinua nei vicoli fra antichi palazzi e Recanati, segnata dai secoli, sembra sobria e austera come il poeta, come la sua famiglia, come quel palazzo circondato da altissime mura che l'ha visto nascere e poi chino sui libri dell'immensa biblioteca paterna a studiare, a leggere , a scrivere e comporre, A Recanati il tempo si è fermato, tutto è rimasto com'era a inizio Ottocento, quando il giovane conte Giacomo veniva rigorosamente educato insieme ai suoi nove fratelli sotto il duro controllo del padre Monaldo, della madre, la marchesa Adelaide Antici e dei precettori gesuiti. 
Lasciano a bocca aperta e incutono profondo rispetto e ammirazione le bellissime quattro sale della biblioteca con tutti quei libri, più di 20.000 distribuiti per materia ad eccezione della seconda stanza riservata unicamente alla letteratura religiosa. Biblioteca veramente straordinaria per l'epoca arricchitasi grazie alla chiusura voluta da Napoleone nel 1797 di conventi e congregazioni religiose. Una biblioteca che nel costituirla il padre Monaldo, sindaco di Recanati, ha voluto aperta a tutti, figli, amici, studiosi e concittadini come si può leggere su una piccola lapide.  Il giovane Leopardi  qui imparerà da autodidatta il greco e l'ebraico evincendoli dai testi latini, organizzerà lezioni di greco per i propri precettori; un fratello leggerà per lui, malato agli occhi, una sorella scriverà per lui.  Al secondo piano vivono tuttora i proprietari del palazzo, cioé i Leopardi, gli ultimi discendenti della dinastia.
Tutta l'antica Recanati meriterebbe di essere visitata approfonditamente e non a volo d'uccello come abbiamo fatto noi; oltre all'itinerario dei luoghi leopardiani sono proposti quello medievale, quello rinascimentale, quello del '600 e '700  e dei due secoli successivi; mi sarebbe piaciuto anche visitare all'ultimo piano del Teatro Persiani, oltre al teatro stesso, il museo del grande tenore Beniamino Gigli anche lui originario di qui. Leggo sulla guida che ci avrei trovato una collezione piena di curiosità, dagli abiti di scena al cilindro e bastone di Giuseppe Verdi, ma si era fatto tardi e dovevamo raggiungere il nostro B & B  sulle colline sopra Giulianova.
 Il B&B l'Orso e l'Ape con tutte le stanze a nome di un fiore è luminoso ed accogliente come la sua proprietaria, l'intraprendente Signora Cinzia di Porlezza, sbarcata in anni relativamente recenti da queste parti per voglia di cambiare dal suo lago di Lugano, per amore di questa terra, per la gentilezza della gente: "ero appena arrivata, non conoscevo nessuno e i vicini mi facevano trovare davanti alla porta cesti con le verdure fresche dell'orto" racconta. "Sono nata in una camera d'albergo" dice anche per sottolineare la lunga tradizione turistico-alberghiera della sua famiglia; nel suo cercare per il progetto di vita nuova a un certo punto sulle colline di Giulianova trova un casolare abbandonato e sgarrupato e se ne innamora. Era diventato un covo di sbandati che ci coltivavano la marijuana,  ma lei riesce ad acquistarlo, ci monta sopra una casa prefabbricata tutta in legno che arriva dalla Slovenia, col marito, olio di gomito e passione si improvvisano a coltivare vino, olio, frumento negli ettari intorno e voilà nasce l'Orso e l'Ape.  (http://www.orsoeape.it/).
Chi mi legge abitualmente sa che non sono avvezza a fare pubblicità, ma è anche e soprattutto la qualità delle persone a dare un'anima ai luoghi e la Signora Cinzia non è stata che la prima di una lunga serie di incontri splendidi con gli ospiti, rapporti fatti di onestà, semplicità e cordialità che ti riconciliano con un' Italia di cui si mostrano troppo spesso solo i lati peggiori. Colazione super con torte e marmellate fatte in casa, dalla terrazza una vista che più bucolica non si può, in lontananza, là sulla collina, il borgo di Montone e dall'altra parte, offuscato dalle brume del mattino, il nostro vecchio caro Mediterraneo.




3 commenti:

  1. Mi hai preceduta: anzi, hai fatto il viaggio per me. Adesso so tutto su Recanati e il suo figlio immortale. Dopo aver visto il film di Martone qualche mese fa mi era venuta la curiosità di visitare i luoghi de L'infinito. Grazie, sei stata più che esauriente.
    Del grande Recanatese devo dire che non l'ho mai considerato una persona austera - al contrario per me era un genio in continua ebollizione, costretto dalle convenzioni sociali dell'epoca a un ruolo che non vedeva affatto come suo. La lettura incessante di quelle migliaia di volumi, lo studio da autodidatta del greco, dell'ebraico ma anche dell'inglese avevano aperto per lui le porte del mondo, non solo quello antico ma anche quello della sua epoca in paesi lontanissimi, diversi dalla sonnolenta e arretrata Recanati, che lui non amava affatto - infatti sognava di vivere a Roma e alla fine scelse Napoli, allora metropoli cosmopolita. Lui sognava l'infinito al di là dell'ermo colle; Recanati era per lui una prigione rigida e bigotta. Era un ribelle, mi piace associarlo a un altro grande talento letterario come Jack Kerouac, sebbene in contesto storico diverso.

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    1. carissima Daniela, penso tu abbia proprio ragione, Recanati doveva rappresentare una prigione, dorata fin che si vuole vista la magnificenza del luogo, ma pur sempre prigione e poi una cosa è visitare un piccolo borgo antico da turista altro viverci tutto l'anno. Il mio blog è solo una pennellata superficiale di quanto mi capita di osservare intorno a me, negli anni i miei ricordi leopardiani non si sono approfonditi, rimangono quelli dei banchi liceali con le noiosissime spiegazioni della prof Craici, amo i ribelli e se il nostro Giacomo nazionale ti fa pensare a Kerouac apprezzo molto il parallelismo, ha odore di libertà.

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  2. Hai centrato la questione, carissima. Alcuni professori sembrano nati per farti odiare quello che insegnano. Così è stato per me con la sopracitata. All'università mi si sono aperti orizzonti vasti e nuovi e l'emozione di scoprire un autore che non conoscevo affatto: giovane, vibrante, anticonvenzionale, una specie di enfant terrible della sua epoca. Zibaldone e Operette morali docent.

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