venerdì 5 giugno 2015

Milano: ai numeri civici 63 e 65 di corso Magenta

Non sono mica matta a
lanciarmi nell'impresa tantalica di parlare di quel capolavoro dell'architettura rinascimentale europea che è Santa Maria delle Grazie e ancora di meno oso avvicinarmi a quel genio assoluto che è Leonardo. Figuriamoci, dovrei studiare per non so quanti anni e ne verrebbe fuori una spataffiata fiume altro che un post di una paginetta. Mi accontento perciò di stupire delle bellezze e non scrivo   dell'Ultima Cena e men che meno del Codice Atlantico, di cui ho visto alcune pagine esposte nella Sacrestia del Bramante nella Basilica di Santa Maria delle Grazie. In più di 1700 scritti e disegni vinciani raccolti in 402 fogli di un solo volume grande come un atlante donato nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana si concentra l'intera vita intellettuale di Leonardo per un periodo di oltre quarant'anni, roba da mandare in tilt i pochi neuroni di un normodotato.
Mentre entravo però in corso Magenta 65, in quella che per anni è stata solo una libreria e che in tempi di Expo offre invece la visita straordinaria di una parte della casa degli Atellani e di una ricomposta vigna di Leonardo nel giardino, ho pensato che il nostro massimo genio sta a Milano come Mozart a Salisburgo, c'è dappertutto e non solo attraverso le sue opere, sugli orecchini, sulle agende, sulle borse, i foulard e le tazze del caffè, manca solo il business dei dolciumi e commercialmente parlando è un vero peccato perché cioccolatini e marzapane piacciono a tutti e vanno forte, Salisburgo docet. Ironie a parte, la casa degli Atellani e il giardino sono semplicemente divini e non bisogna perderli. ( http://www.vignadileonardo.com/)
Con l'auricolare ricco di informazioni ammiriamo le due corti rivisitate dall'architetto Portaluppi e le quattro sale della dimora ora aperte al pubblico, quella detta dello Zodiaco, quella con i ritratti del Luini, la sala dello scalone, lo studio del senatore  Ettore Conti e il giardino nascosto nel retro della casa con la ricomposta vigna di Leonardo ricevuta all'epoca in dono da Ludovico il Moro, che in seguito ad approfonditi studi è stata ripiantata nella sua area originale. Che dire? Siamo rimasti letteralmente a bocca aperta....
Una volta ancora si riconferma quell'idea secondo cui Milano non è aperta e generosa di se come Parigi o Roma. Milano le sue bellezze ce le ha, eccome, ma non le offre spudoratamente alla vista, se le tiene segrete e nascoste, bisogna meritarsele andandole a cercare, a scoprire e in dono la città offrirà poi luoghi d'incanto insospettabili, non a caso l'area verde nascosta di corso Magenta 65 si chiama "Il giardino delle delizie". Un posto magico, bello, bello, bello!!!!
Anche al portone accanto, il Palazzo delle Stelline, non si  scherza, Il 63 di corso Magenta è ricco di associazioni e istituzioni, può fare una seria concorrenza al 17 di via De Amicis, offre anche un centro congressi e perfino un albergo. Originariamente, e parliamo di tre secoli, era un orfanatrofio femminile, poi negli anni '70 c'era anche la scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro e me lo ricordo bene perché l'ho frequentata per un po', adesso è anche la sede del centro culturale francese. 
Appena si entra nello stupendo cortile interno un immenso fiore che respira aprendo e chiudendo i suoi petali, un bookshop in vetro con Leonardo in tutte le salse perché c'è una struttura multimediale che spiega il Cenacolo (Inside the last Supper) e l'ingresso gratuito alla Mostra Textilfood. Vi piacciono questi vestiti? Bene, sappiate che non sono commestibili ma la loro fibra è ottenuta a seconda dei casi dall'ananas, dal luppolo, dalla corteccia d'alberi, dalla soia, dal banano, dal fior di loto e la fila è ancora lunga. Leggo che il baobab in particolare è un gigante molto generoso e di lui si può usare e trasformare tutto: il legno del tronco, la foglia, il frutto e la corteccia. 
Interessantissimo leggere queste spiegazioni, scoprire come il processo di ideazione e di produzione trasformino le fibre vegetali in tessuti leggeri, pronti per il mondo della haute couture e della moda. Con il patrocinio del Centre Français e altre istituzioni la mostra è stata organizzata dalla regione francese Nord -Pas- de- Calais. Questa era terra di filande e tessiture, una grande tradizione, famoso nel mondo il pizzo di Calais  e comunque e non a caso siamo vicinissimi alle Fiandre. Quanto vediamo all'esposizione è il risultato dei lavori del "Centre Européen de textiles innovants" un prestigioso polo di ricerca nel settore del tessile sorto nel 2012 che si trova a Lille e che ha l'ambizioso progetto di diventare "la Referenza" nel tessile in campo europeo.
Anche il Palazzo delle Stelline ha un magnifico giardino segreto nel retro aperto al pubblico in certi orari; da un lato si intravede la cupola di Santa Marie delle Grazie, dall'altro cascate di rose e magnifiche case.
Tornando a casa nella mia periferia ho pensato che lo spettacolo cittadino non era esattamente lo stesso, ma mi ha subito consolata la vista di una dog sitter con ben sette cani.

1 commento:

  1. Brava come sempre, una cascata di informazioni in un guscio di noce.
    Riprendo il punto delle fibre tessili: anch'io ho avuto uno shock culturale nelle Filippine, quando ho visto gli invitati maschi di un matrimonio che indossavano tutti magnifiche casacche bianche trasparenti e pantaloni neri. Sembravano usciti da una coreografia classica ed erano elegantissimi. Ho scoperto che quelle camicie erano fatte con fibra d'ananas: molto soffice, leggera, facile da mantenere e da lavare, si unisce molto bene ad altri tessuti ed è elegante, proprio perché lucida e sottile come la seta.
    Poi ho visto abat-jours di design e rivestimenti d'arredo realizzati con fibre diverse, come l'abaca, il banano il, durian e altri; siamo noi noiosi occidentali a non essere capaci di sfruttare altro che pochi tipi di fibre tessili.

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