martedì 23 febbraio 2016

per Robert Rebutato

A Parigi,  mercoledì scorso 17 febbraio  il mio amico Robert se n'è andato, non in una fredda bara, ma semplicemente in cenere, così la sua compagna di una vita Magda lo potrà sistemare questa primavera nell'angolino di terra che si è già preparato in giardino nella sua amatissima Etoile de Mer a Cap Martin, di fronte agli scogli e al Mediterraneo, a due passi in linea d'aria dal suo maestro e mentore Le Corbusier che riposa in collina, nel cimitero di Roquebrune. 

Robert se n'è andato e sono triste perché gli volevo bene.

Un'amicizia, la nostra, relativamente recente nell'arco di una lunga vita, solo la frequentazione costante negli ultimi dieci anni, ma ne abbiamo condivisi di viaggi insieme, di cene e di pranzi, l'ultimo il Natale scorso a casa mia a Nizza. Incontri ricchi di storie e aneddoti sui quali lui non lesinava mai, gli davi il la e Robert partiva in quarta, un affabulatore dotato di una memoria straordinaria per date,  luoghi, avvenimenti. Magda probabilmente quelle sue storie le aveva sentite un sacco di volte, ma io no e adoravo sentirlo raccontare. Il suo stato di salute è precipitato in un battibaleno, nessuno si aspettava così in fretta, ma in fondo mi sembra che se ne sia andato come ha vissuto, prendendo di petto prima la vita e poi la morte quando è arrivato il suo momento. 

Lascio ai giornali e agli addetti ai lavori l'onore e l'onere di scrivere della sua lunga carriera quale instancabile promotore dell'architettura moderna, quale memoria storica di una pagina importante del XX° secolo, quale deus ex machina di quel Cap Moderne che ha avuto la tenacia di sognare e la gioia di vederne infine la realizzazione nell'estate 2015,  se lo meritava, vi si era instancabilmente dedicato. Per me tengo solo lo spazio prezioso dell'amicizia e il dispiacere di non averlo più.


Il libro "Robertino, l’apprenti de Le Corbusier" di Louise Doutreligne, Editions de l’Amandier è uscito l'estate scorsa, racconta con vivacità l'avventura professionale e umana di Robert e in quell'angolo di paradiso della natura che è Cap Moderne l'autrice-attrice ne aveva fatto a fine agosto una lettura magistrale  e "haute en couleur" come dicono i francesi, col pubblico presente ci eravamo molto divertiti; Robert non aveva potuto goderne, proprio il giorno prima era stato ricoverato improvvisamente in ospedale. Ascoltando ricordi e testimonianze di Robert avevo sognato di scriverlo io quel libro, ne avevamo parlato tante volte insieme, ma non mi sentivo all'altezza, lui stava a Parigi e io a Milano e poi un vecchio proverbio dice che fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.


Ciao Robert, mi perdonerai senz'altro,  non ce l'ho fatta a venire a Parigi per l'ultimo saluto, comunque erano presenti in metà di mille a ricordarti, davvero non sei stato solo, ma ti prometto che non mancherò quando Magda ti riporterà a casa questa primavera e ci saranno di certo vento e sole davanti al tuo mare. Sono triste e pure incazzata, lo so che ti piaceva scherzare, ma questo "scherzo" proprio non ce lo dovevi fare. 








sabato 20 febbraio 2016

a Genova l'ascensore per il paradiso

Mi arriva l'invito a un vernissage collettivo a Genova da parte dell'amica pittrice Isabella Bai . Accipicchia è febbraio, fa freddo, è prevista pure pioggia, non poteva esporre più vicino? Con ombrello in borsa e smadonnando un po' mi ritrovo in Centrale a prendere il treno delle 11 con Marina, genovese in gioventù che promette di fare da Cicerone e davanti al binario incontriamo pure "l'artista" a cui volevamo fare una sorpresa (http://www.saranathan.it/2011/11/gavirate-casa-dartista.html). In un'ora e mezza ecco la stazione Principe e poi, prima di iniziare il nostro giro esplorativo del centro storico, (http://www.saranathan.it/2015/02/genova-la-superba.html) accompagnamo Isabella a depositare la valigia al B&B Sette Soli Frangipani dove lei ha previsto di passare una notte, occasione per vedere lo stupendo living e la sua stanza in un bel palazzo antico.
A partire dalla Piazza delle Fontane Marose e i palazzi che ci stanno intorno, dovunque si butta l'occhio, è uno splendore, ma noi di corsa un marocchino in piedi allo storico Caffè Mangini con le sue torte al cioccolato e peperoncino per stuzzicare l'amore nel giorno di San Valentino e poi direzione Castelletto con vista sulla città.                            

Alla collina di  Castelletto ci saliamo in ascensore, un ascensore davvero bello e tutto restaurato che al momento opportuno porta in paradiso, dice il poeta, nel frattempo viene da constatare che fra la Galleria Mazzini e quelle di Nino Bixio e Garibaldi, rispettivamente a sinistra e a destra dell'ascensore, siamo in pieno  Risorgimento. 
Sarà anche in direzione paradiso, ma non è un "lassù" troppo alto, ci si arriva in un battibaleno per ammirare la città, l'immenso belvedere Montaldo, la piazza chiamata Spianata di Castelletto e tutte le belle case e i palazzi che caratterizzano questo signorile quartiere residenziale. Un'altra chicca la funicolare con la quale siamo ridiscese in centro. 
E veniamo al secondo piatto forte del nostro pomeriggio genovese, ovvero l'attuale via Garibaldi un tempo chiamata "Strada Nuova", una stretta arteria pedonale ricca senza soluzione di continuità su entrambi i lati di incredibili palazzi, un assoluto splendore negli esterni come negli interni tanto è vero che con la dicitura "Genova, le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli" l'Unesco nel 2006 ha inserito questo patrimonio cittadino nella sua lista mondiale di salvaguardia e valorizzazione.
Impensabile elencare tutti i palazzi e parlare approfonditamente di tutto questo ben di Dio,  è stata una visita veloce e poi me ne manca sia la competenza che lo spazio sul post, mi limito solo a qualche foto disordinata nella speranza di suscitare la curiosità di andarci di persona ad ammirare e stupire. Ma veniamo al dunque, cos'è il "sistema dei Palazzi dei Rolli? Si tratta di oltre cento palazzi nobiliari di epoca tardo-rinascimentale e barocca che venivano estratti a sorte da elenchi ufficiali per ospitare le visite di Stato e ça va sans dire che queste dimore hanno visto sfilare il Gotha europeo. Ogni palazzo è certo diverso, ma organizzato con caratteristiche comuni, atrio- cortile- scalone-giardino e fastose decorazioni interne a sottolineare una singolare identità sociale ed economica, espressione dell'architettura urbana del '600, il secolo d'oro genovese. 

"Strada Nuova", maestosa via dedicata a Garibaldi nel 1882, quella che ha la più alta concentrazione di palazzi, nasce ufficialmente nel 1550 quando i governanti della Repubblica di Genova individuano nell'area semiperiferica alla base del pendio di Castelletto il luogo più adatto dove erigere "molti edifici bellissimi". Edificati in gran parte nei trent'anni che vanno dal 1558 al 1588, diventano da subito un "must" della Repubblica; ultimi nell'ordine di costruzione a fine '600 il palazzo Brignole-Sale poi soprannominato Palazzo Rosso e il contiguo  Palazzo Bianco.  
Tuttora conservati nell'Archivio di Stato di Genova, i Rolli (ruoli, elenchi) di questi palazzi suddivisi in bussoli (bussolotti) in cui gli edifici venivano catalogati in base al loro prestigio per ospitare personalità fino alle più alte cariche ( cardinali, principi, ambasciatori, viceré, feudatari) in visita a Genova. Tre diverse categorie di selezione in base a dimensioni, bellezza e importanza della dimora. Ad ogni categoria corrispondeva il bossolo rispettivo con i nomi dei proprietari destinati a concorrere all'estrazione a sorte per sostenere oneri ed onori delle visite ufficiali. 
La maggior parte di questi Palazzi sono ora sede di istituzioni pubbliche, come il Comune e la Prefettura o di fondazioni o banche, comunque sempre visitabili la hall di ingresso e il piano nobile, ovvero il primo piano; stupendo il negozio di arredamento e design in uno di questi. Gli unici trasformati completamente in musei sono Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, ricchi di collezioni d'arte, di arredi storici, di quadri fiamminghi, spagnoli, italiani con particolare attenzione agli  artisti della scuola genovese. A Palazzo Bianco importante la collezione di ceramiche e maioliche liguri destinate alle mense delle case patrizie o alle grandi farmacie ospedaliere dell'epoca per contenere i diversi preparati galenici.

Certo è uno choc culturale non da poco passare  a fine pomeriggio da stucchi e dorature di fasti barocchi e rococò ai quadri di Isabella che scrutano con la lente di ingrandimento della sensibilità contemporanea il DNA più segreto delle fibre di alberi, di fiori, corolle e pistilli, ma rimane la costante della ricerca artistica, in movimento per fortuna a tutte le epoche.