mercoledì 31 agosto 2016

A Spalato non solo per mangiare come un imperatore

Agli intraprendenti ristoratori non manca la fantasia e ognuno s'ingegna come può: la proposta di un pasto da imperatore è certamente allettante e farla in quel di Spalato, all'ombra del favoloso Palazzo di Diocleziano ci sta, eccome se ci sta. Con un po' di fortuna magari in padella ci si ritrova quella pescatrice con gli occhi attoniti che abbiamo visto al mercato del pesce.
Ho adorato Spalato e per cosa vedere basta andare in giro,  non c'è che l'imbarazzo della scelta come ho già accennato in un altro post. Di giorno, belle le strade lastricate di marmo tirato a specchio, di notte, pieni di fascino i vicoli illuminati, brulicante di animazione il lungomare e tanto tanto altro ancora, ma bisogna ammettere che sono il palazzo di Diocleziano che perimetra il centro storico e tutta l'area circostante il fulcro pulsante della vita cittadina. Non bisogna pensare ad un'unica costruzione, ma a un dedalo articolato all'interno del quale si contano 220 edifici abitati da circa 3000 persone e naturalmente la vita che pulsa fra strette viuzze, passaggi coperti e cortili,  sublimi angoli nascosti, rami, foglie e fiori che spuntano fra le vecchie pietre, ragazzi che giocano, donne che stendono il bucato e frotte di turisti che infilano il naso dappertutto.    (http://www.saranathan.it/2016/06/spalato.html)
 Diocleziano si è fatto costruire questa "modesta magione" fra il 295 e il 305  per trascorrervi la vecchia e dopo di lui sarà la residenza di altri imperatori. La struttura originale è stata alterata in epoca medievale, ma le modifiche ne hanno ulteriormente accresciuto il fascino. Leggo che Diocleziano non ha badato a spese per la sua costruzione facendo arrivare marmi dall'Italia e dalla Grecia, così come colonne e riproduzioni di sfingi dall'Egitto e proprio davanti al Tempio di Giove ce n'è una senza testa in granito  nero che custodisce l'ingresso. All'interno del Tempio è stupendo il soffitto con la volta a botte. 

Proprio di fronte alla statua di Gregorio di Nona, quel vescovo che nel X° secolo ha promosso l'uso dell'antica lingua croata nella liturgia religiosa, (un'opera dello scultore Ivan Mestrovic) si trova la magnifica Porta Aurea, la porta principale, ovvero l'ingresso nord  del Palazzo di Diocleziano. Come se non bastassero le antiche straordinarie mura a testimoniare del passato glorioso, due centurioni romani un po' stanchi e annoiati fanno la guardia; c'è però schierato in assetto di sommossa anche un manipolo di guerrieri dei nostri giorni e mi chiedo il perché, "sta per sfilare il gay pride" mi si risponde e forse si temono disordini. Nessuna provocazione e nessuna stravaganza, tranquillo e ordinato avanzerà invece un gruppo piuttosto modesto di persone, risulta davvero sproporzionato lo spiegamento di forze. 
Intra muros abbiamo trovato interessante anche il Museo Etnografico, oltre tutto sulla guida c'era scritto di non perdersi la vista sulla città di cui si gode dalla terrazza. Il museo, un palazzo costruito in epoca altomedievale,  propone foto della vecchia Spalato e dei suoi abitanti, magnifici costumi tradizionali, oggetti appartenenti ad alcuni illustri cittadini, monili. Dalla ricostruzione museale non mi è sembrata niente male la camera da letto di fine '800, primi '900. "La kamara" è arredata con oggetti che appartenevano all'interno cittadino, ritrovabili però in molte case benestanti della costa dalmata. Pregevole la manifattura artigianale dei mobili che costituivano una parte essenziale della dote delle spose.
Lungo il muro orientale del palazzo di Diocleziano, in una stradina minuscola (Zidovski Prolaz = passaggio degli ebrei), che abbiamo faticato mica male a trovare, si trova la sinagoga di Spalato, la terza più antica esistente in Europa dopo Dubrovnik e Praga. Costruita nel XVI° secolo utilizzando due case medievali all'interno di quello che era all'epoca il ghetto ebraico, il Get come lo chiamano ancora oggi. Lo spazio, che dapprima era stato una chiesa, viene acquistato da ebrei che dopo la famigerata "cacciata" da Spagna e Portogallo, avevano trovato una buona accoglienza nella città, allora sotto dominio veneziano. Nei secoli la comunità non ha mai superato le 300 unità, oggi si contano solo un centinaio di fedeli. Nel 1942 le milizie fasciste avevano saccheggiato il luogo. In realtà ci siamo andati due volte senza successo, trovato sempre chiuso e mi ero dovuta accontentare di fotografare solo la strada, ma ho trovato la foto dell'interno su google  e ne ho approfittato.

Spalato - Split: ne sono stata entusiasta


sabato 27 agosto 2016

Zara: bella la mia terra, vero?

Salutiamo lo splendido e buonissimo samoiedo del nostro B&B sui laghi di Plitvice e anche uno spaventapasseri incontrato lungo la strada che mi ha fatto pensare a un Generale di Baj, non sarà di Christo ma in fondo è Land Art anche questa.  Arrivati a Zara lo segnalo su WhatsApp all'amica Paola. Non a caso le scrivo, la sua famiglia proviene da queste parti;  di cognome adesso fa Vidulli, ma originariamente era Vidulich, troppo slavo e quindi non gradito in quell'Italia dove le drammatiche circostanze storiche avevano costretto a emigrare i suoi genitori italiani in una Dalmazia che non li voleva più, quel cognome bisognava italianizzarlo e figurati se non lo capisco con tutti gli ebrei che nel tentativo di integrazione nei vari paesi hanno dovuto fare parimenti.  
La mamma di Paola era di Sebenico, ma ha studiato a Zara, al Collegio San Demetrio in riva  e poi l'amica aggiunge: "Bella la mia terra, vero?...Pensa alla nostalgia dei miei genitori che l'hanno dovuta lasciare in quelle circostanze...." Si Paola, stupenda davvero la tua terra, in questo inizio di giugno abbiamo appena cominciato il periplo lungo la Croazia e siamo incantati da quanto vediamo, la panoramica strada lungo il mare con le isole che sfilano di fronte,  il ricco passato storico conservato e valorizzato in tutte le città, l'impegno della ricostruzione dopo travagliati bombardamenti della storia e l'ultimo, il terribile marasma degli anni '90, gli sforzi dei croati per un turismo efficiente ed accogliente, loro, che quanto a cordialità lasciavano davvero a desiderare.  
Il fascino di Zara non risiede nella straordinarietà dei suoi palazzi antichi come a Spalato o nell'eccezzionalità della sua posizione geografica come a Dubrovnik, ma nell'atmosfera tranquilla e cosmopolita che vi si respira, offre la vivibilità di una città di provincia col suo centro storico  appendice della sua penisola, rovine romane, chiese medievali, palazzi asburgici e un favoloso lungomare con due chicche uniche al mondo, l'Organo Marino e il Saluto al Sole. Entrambe opera dell'architetto Basic, originario di Zara, l'Organo Marino è praticamente uno "strumento musicale" suonato dalle onde del mare per mezzo di un sistema di canne e fischietti. Il moto ondoso spinge l'acqua attraverso le canne producendo dei suoni. Posso solo far vedere i buchi sulla pietra da cui esce la "musica", ma non dico niente del "concerto marino" perché non l'ho sentito, forse il mare era troppo calmo e le onde non abbastanza forti. Altra cosa Il Saluto al Sole, un grande cerchio inserito nella pavimentazione e formato da pannelli di vetro sotto i quali si trovano moduli solari fotovoltaici che durante il giorno immagazzinano l'energia del sole che restituiscono la sera con una favolosa illuminazione multicolore.
Vorrei condividere anche la visita del Museo del Vetro Antico, un bel allestimento e una ricchissima collezione di coppe, vasi, monili, amuleti in vetro risalenti ai primi secoli della nostra era. Le grandi urne, usate come i vasi canopi degli egiziani per contenere i resti dei defunti cremati, provengono in massima parte dalla locale necropoli romana. Colpisce certo pensare che un materiale fragile come il vetro sia riuscito a conservarsi malgrado i terremoti e le guerre che ha conosciuto questa regione nel corso dei secoli.
Per quanto concerne la creazione contemporanea in fatto di vetro avrei qualche perplessità e guardando le foto della mostra attuale si può capire il perché.....Tacchi a spillo, fallo e monolite sadomaso, francamente preferisco i cimeli della necropoli.
Tranquilla Paola, la Zara della tua mamma è proprio bella, figurati che mi è piaciuto tanto anche il letto tutto papaveri dell'appartamento in pieno centro storico dove ho dormito, le lampade erano un po' kitsch, ma ormai mi ero fatta gli occhi con le performance iperrealiste del vetro.