mercoledì 24 agosto 2016

Christo: barili di petrolio e Mastaba alla Fondation

L'appuntamento con l'effimera installazione " The Floating Pears" sul lago d'Iseo purtroppo me la sono persa e mi dispiace, ma non ho mancato di andare a vedere quest'estate alla Fondation Maeght la Mastaba di Christo che ha ridisegnato e riempito il cortile Giacometti della Galleria di Saint Paul de Vence. Non sempre ho capito nel corso degli anni i progetti mirabolanti di questo artista bulgaro-newyorkese, ma ho avuto occasione di vedere più volte a delle mostre i suoi disegni preparatori e li ho trovati sempre bellissimi. Mi sembrano una felice sintesi del lavoro di un artista-architetto, un misto di schizzi, disegni, annotazioni, collage e mappe geografiche; è  la loro vendita che è servita a Christo e alla moglie Jean-Claude per vivere e finanziare idee e progetti.
Prima della visita sono andata a documentarmi su cosa fosse un Mastaba perché confesso che non lo sapevo. Su Wikipedia trovo che il Mastaba è un edificio funerario egiziano che ha servito da sepoltura ai faraoni delle due prime dinastie in epoca arcaica; in qualche modo un antenato delle piramidi, ma non solo. Il Mastaba di Christo prende ispirazione dalle panche in fango dell'epoca Mesopotamica pensate per i viaggiatori del deserto e come lui stesso ha spiegato nel libro "The Mastaba, project for Abu Dhabi, 2012" nulla ha a che fare con le piramidi d'Egitto o con allusioni politiche o economiche visto che la composizione è fatta di barili vuoti di petrolio sovrapposti e dovrebbe sorgere in un prossimo futuro a circa 160 km. da Abu Dhabi. 
In un'intervista al giornale Messaggero Christo ha detto che i primi esempi di Mastaba " risalgono ad 8000 anni fa quando in Mesopotamia, oggi chiamata Irak, la prima civiltà umana costruì i primi spazi urbani in cui, di fronte alle abitazioni venivano costruite delle panche per sedersi, due pareti verticali, un tetto piatto, e due pareti oblique. Queste panche si chiamavano Mastaba. Solo molto più tardi, gli Egizi si appropriarono di questa forma per le Piramidi" (http://www.linkiesta.it/it/article/2013/08/26/la-mastaba-una-scultura-di-christo-nel-deserto-arabo/16046/
Osservando i vari disegni preparatori della mostra e le date, si comprende che il Mastaba è un progetto di lungo respiro che ha occupato per decenni Christo e la compagna di vita Jean Claude scomparsa nel 2009. Il Mastaba creato per la Fondazione Maeght e in mostra fino al 27 novembre è una versione "relativamente " in miniatura del progetto per Abu Dhabi iniziato nel 1979 che con ben 410.000 barili diventerebbe la più grande scultura al mondo e l'unica opera permanente dell'artista, specialista finora in installazioni effimere.  Bellissime le foto di Christo e Jean Claude nel deserto degli Emirati Arabi mentre durante i  loro vari viaggi di ricognizione cercano il luogo più idoneo per la concretizzazione del gigantesco Mastaba.
Visto che la composizione del Mastaba è una "summa" di barili, coerentemente la mostra alla Fondation rende conto del percorso di ricerca di Christo in questa direzione. All'inizio si trattava di barattoli di pittura vuoti accumulatisi nel tempo che, dipinti esteriormente o rivestiti con pezzi di tela,  diventavano delle sculture. Ma le dimensioni dei barattoli si riveleranno presto troppo piccole per le idee dell'artista che nelle discariche e nei depositi di cose ingombranti della periferia parigina troverà finalmente a buon mercato i barili vuoti di petrolio, all'orizzonte si prospettano nuove dimensioni creative.
Mentre Christo e Jean Claude sono a Cologna, nell'agosto 1961 viene eretto il muro di Berlino. Tornati a Parigi e stimolati dall'esperienza tedesca la coppia concepisce il progetto di sbarrare la rue Visconti, una delle più strette della capitale con un muro monumentale costituito da barili ammonticchiati gli uni sugli altri e non certo a caso chiameranno il loro lavoro "La cortina di ferro". Christo chiede alla municipalità un'autorizzazione ufficiale che gli viene negata, ma erige ugualmente in una notte, con l'aiuto di amici, il suo muro. L'installazione durerà lo spazio di poche ore notturne prima di venire smantellata dalla polizia, ma sarà stato tempo sufficiente perchè l'avvenimento venga registrato, per molteplici fotografie e per lanciare la coppia sulla scena avanguardista internazionale.

Credo si tratti sempre di opere di Land Art, un intervento cioè sul paesaggio, naturale o urbano che sia, ma a questa mostra nessun monumento o ponte o fiume nascosti o ricoperti, anzi, una coloratissima montagna di barili a cielo aperto, un invito alla riflessione sull'odierna realtà del mondo industriale, sulla possibilità di modificarla, di guardarla e interpretarla con uno sguardo diverso. In una pagina del catalogo della mostra, l'artista spiega il senso dei suoi intenti, l'invito cioè al superamento delle frontiere, all'andare oltre.
 
Probabilmente non c'entra niente, ma in una sala delle istallazioni permanenti ho visto questa gouache del 1974 di Alexander Calder che mi ha fatto pensare ai barili colorati di Christo e bisogna riconoscere che il titolo è molto romantico: "Un dimanche dans le jardin".

















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