domenica 30 settembre 2018

île d'Yeu: il fascino di spiagge e maree

plage des vieilles
Nel giro di svariati anni fa delle coste bretoni fino a Saint Michel in Normandia ero rimasta sorpresa e incantata da questo oceano che come un Babbo Natale in perenne attività lascia, ad ogni bassa marea, i suoi doni sulla spiaggia e la gente, capo chino verso terra e cestello in mano, cercava cercava ognuno un mollusco o un crostaceo diverso, così grande era la varietà dei frutti di mare. A lîle d'Yeu, forse perché è un'isola, non so, l'Atlantico è meno generoso, solo ossi di seppia a mai finire e conchiglie, grosse grosse però. Stupende acque cristalline e facevano il bagno tutti, vecchi e bambini, tranne la sottoscritta mai andata oltre il ginocchio; con l'acqua a 16 gradi il coraggio non l'ho trovato.                                           (Plage de la Tchinette e plage de la grande Conche)
                                              Pointe des Corbeaux
Situazione ben diversa dall'anno scorso a Pantelleria dove fare il bagno a mare era un'impresa tantalica da funamboli sperimentati perché di spiagge non ce ne sono proprio. Pantelleria è un'isola vulcanica fatta solo di rocce spuntate dal mare, mentre l'île d'Yeu ha una quantita incredibile di spiagge che circondano tutta l'isola e ogni giorno andavamo alla scoperta di nuovi lidi. Il giro di 3 ore fatto in autobus un giorno, ci ha permesso di renderci conto della conformazione geografica di questo angolo di terra lungo 10 chilometri e largo 4, piazzato in mezzo all'oceano a una ventina di km dalla costa della Vandea: cipressi, pini marittimi, querce verdi, olmi all'interno e lande brulle e
selvagge in prossimità dell'acqua; una parte di costa sabbiosa e ricca di dune, un'altra molto aspra, la cosiddetta  "côte sauvage", la costa selvaggia e fari ad ogni capo  perché i numerosi naufragi del passato fanno parte dolorosamente della storia dell'isola.
                                                    plage de la raie profonde
                                                      côte sauvage
                                                    le port de la Meule
Semplicemente bellissimo il porticciolo "de la Meule", lunga anfrattuosità naturale usata fino agli anni 80 come riparo per i pescherecci dediti alla pesca dei rinomati astici locali. Sulla gettata di cemento fanno colorata mostra di se le capanne dei pescatori dai nomi pittoreschi; ce ne sono sparpagliate in tutta  l'isola e naturalmente si tramandono di padre in figlio. Su una terra arida e sassosa domina il porto dall'alto la piccola cappella bianca di Notre-Dame-de-Bonne-Nouvelle che fin dal XII° secolo ascolta le preghiere di madri e mogli rimaste sole a casa e protegge i marinai in balia dell'oceano; terribile, pare, una tempesta del settembre 1930 lungo tutta la costa atlantica con il suo pesante tributo di vite umane. Seguendo un'antica tradizione, il lunedì di Pasqua c'era la consuetudine di fare un pellegrinaggio verso la Cappella in ricordo dei morti in mare e delle loro famiglie,  in quel giorno oggi per loro viene celebrata una messa.
                                                        Plage des sapins                           

Altro sito paesaggisticamente sublime è la spiaggia Sabias a fianco del Vecchio Castello che si intravede sulla sinistra delle foto. Non sono che dei vecchi ruderi, ma risalgono nientemeno che al XIV° secolo e c'è ancora un cannone che sonnecchia. Costruito a difesa dell'isola, incuneato in quell'angolo di roccia, il castello è stato tuttavia conquistato insieme a tutta l'île d'Yeu nel 1355 e per 37 anni dal corsaro inglese Robert Knolles, mentre si è rivelato un valido baluardo di difesa nel 1550 quando migliaia di soldati spagnoli riprendono il mare verso la penisola iberica dopo aver tentato senza successo di espugnarlo. Dalle sue torri si gode di una vista stratosferica sulla côte sauvage.

Plage de Sabias
Tante, innumerevoli spiagge che di unico non hanno solo il nome, ma anche configurazione e personalità, in comune però la capacità di cambiare, la straordinaria trasformazione che le basse maree oceaniche, nel loro perenne quotidiano avanzare e indietreggiare, rivelano. L'acqua è come un manto che nel suo andirivieni cela o scopre, inghiotte o restituisce, nuove geometrie della rena bagnata che sembra marmo, scogli come macigni che spuntano insospettati, ad ogni marea cambia totalmente l'aspetto di un luogo e il fascino risulta immenso, mi commuove. 

                                                      Plage des Soux
Intanto le biciclette silenziose in fila indiana si riposano, aspettano il ritorno dei vacanzieri.....


lunedì 17 settembre 2018

un'epopea, due valigie, l'île d'Yeu

Mi sono documentata, in 8-9  ore di volo si può andare a Zanzibar, Islamabad, Martinica, Stati Uniti, Bombay, Seychelles, insomma dall'altra parte del mondo, ma sono le stesse che servono per la tratta Bordeaux - isola d'Yeux in Vandea di fronte a Nantes che a guardare sulla carta sembrerebbe davvero a un tiro di schioppo. Certo non potevo mancare di essere a Bordeaux per il compleanno del mio adorato nipote Noam, torta di cioccolato panna e fragole, secondo i suoi desiderata, cucinata insieme, ne abbiamo approfittato anche per vedere, come ogni volta, lo spettacolo delle marionette della famiglia Guerin. Ero da quelle parti e da lì l'idea di accettare l'invito dell'amica Nicole per una settimanella di vacanza. L'île d'Yeu non la conoscevo, notoria la mia passione per le isole e se piccole ancora meglio e, in questo senso, l'île d'Yeu è perfetta, 24 km quadrati in tutto.
Sono partita alle 8 del mattino e arrivata alle 17 del pomeriggio, ne valeva la pena perché l'isola è davvero stupenda ma viene da dire che bisogna proprio meritarsela. Non c'è la linea diretta ferroviaria Bordeaux-Nantes, perciò due ore di treno fino a Saint-Jean-de-Mont, poi sosta, cambio e altre due ore fino a Nantes, da lì un'ora e mezza di autobus per Fromentine dove ci si imbarca per 45 minuti di traghetto. Da Fromentine si può raggiungere anche la limitrofa isola di Noirmoutier, ma quella è collegata alla terra ferma da un ponte e ci va l'autobus (foto in alto). Va bene che la Francia è grande, ma praticamente il viaggio è stato un'epopea. Questo invito però non me lo volevo lasciar scappare, due delle quattro figlie di Nicole sono habitué dell'isola, una ci ha messo a disposizione la casa e l'altra la macchina per andarcene in giro, meglio di così si muore. Sono tranquilla in coda all'imbarcadero con la mia leggerissima valigia eastpack e mi raggiunge un po' incazzato un signore con una valigia identica, solo leggermente azzurra più scura, è la mia. "Vous avez échangé nos valises, Madame".  Meno male che andava anche lui a l'île d'Yeu, meno male che mi ha trovata, io me ne sarei accorta solo aprendola una volta a casa. Sta di fatto che sul traghetto ci siamo messi a chiacchierare, sollevati entrambi, lui è un architetto che vive fra Parigi e Bordeaux e dentro c'era il suo computer con tutti i suoi lavori, una tragedia perderlo. Con Thomas abbiamo legato subito, per farmi perdonare la sbadataggine gli ho offerto un bicchiere di vino bianco appena sbarcati sull'isola, con noi Nicole che era venuta a prendermi, e poi ci siamo frequentati altre volte sull'isola fra aperitivi e colazioni a base di favolosi croissant e frutta. No tranquilli, non è nato un amore perché lui il compagno ce l'ha già, molto simpatico fra l'altro, ma una bella conoscenza senz'altro e io adoro i rapporti casuali che nascono così, come la mia amica Patrizia conosciuta anni fa sul tram numero 1 a Milano grazie al suo simpaticissimo cagnino Baldo.
L'isola, le sue spiagge che il gioco delle maree rende ancora più magiche, i suoi poli d'interesse, li mostrerò nei prossimi post, per il momento dico solo che è bellissima perché molto verde, semplice ed autentica, viene in mente un villaggio greco con tutte le case bianche a un piano, le persiane colorate quasi sempre blu, le tegole rosse, le strade che si chiamano solennemente rue Richelieu però anche simpaticamente rue Georgette, il tempo che sembra scorrere pigro e lento. Nessuna costruzione pomposa, ville megagalattiche, pugni negli occhi che inquinano il paesaggio, disarmonia urbanistica,  nuove costruzioni (molto limitate e regolamentate) e soprattutto vecchie case di pescatori che sono lì da sempre, una grande attenzione ecologica con un terzo del territorio classificato come area naturale protetta. A l'île d'Yeu l'understatement è senz'altro la parola d'ordine. Sull'isola vivono tutto l'anno circa 4.000 persone, in luglio e agosto coi villeggianti diventano 40.000 e poi si aggiungono i vacanzieri della gita di un giorno. In quei due mesi certamente c'è grande, forse troppa animazione, ma l'intasamento è di due ruote, non certo di macchine perché qui si usa andare a piedi o in bicicletta. Io ci sono venuta in settembre, epoca da pensionati, ho trovato silenzio, calma, vicoli e strade vuote, negozietti chiusi, spiagge quasi deserte, un vero paradiso.
Ed ecco nella foto qui sopra la casa dove ero fortunatamente ospite, grande perché la famiglia proprietaria è numerosa, luminosa perché il sole entra da tutte le parti. In giardino sotto gli alberi due menhir chissà risalenti a quando (nell'isola ce ne sono parecchi), ginestre, lavande, rosmarini in quantità, alberi di fichi maturi che basta allungar la mano, coste selvatiche cresciute spontanee con cui ho fatto una bella frittata al forno. Avevo paura di essermi sbagliata, ma no, è andato tutto bene, erano proprio coste, nessun mal di pancia. Divino il primo aperitivo la sera del mio arrivo, una specialità dell'isola, del favoloso tonno marinato non so come.
So bene che non sono casher, ma confesso che con Nicole ci siamo fatte grandi scorpacciate di ostriche, queste della Vandea hanno un sapore delicatissimo e poi mi sono limitata a guardare i ricchi banchi di pesce al mercato, astici, granchi e aragoste a volontà, l'oceano è ancora molto generoso da queste parti. Se poi volete vedere l'isola, vi tocca leggermi ancora.