sabato 30 agosto 2014

"Caballo", vino e flamenco

L'Italia non si scrolla di dosso manco a morire il suo "sole, pizza, ammore", la Francia si barcamena da sempre fra "Tour Eiffel, champagne e foie gras", a Kyoto  si persiste a immaginare un via vai di "geishe" anche se ormai hanno 80 anni per gamba e sono in via d'estinzione e per Jerez de la Frontera? Nessuna etichetta? Nemmeno uno stereotipo? Ma certo che si, la città andalusa detiene il trinomio "cavallo, vino e flamenco". Del vino, per quel poco che ne so da astemia totale, ho già scritto qualcosa, al flamenco ho dedicato addirittura un post, duende compreso, mi manca giusto il cavallo. E dove ammirare questi splendidi animali se non alla  "Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre"?                                                                        
Il XV° secolo ha rappresentato un momento chiave nella storia del cavallo andaluso quando i monaci della Cartuja (la Certosa) dopo un lungo processo di selezione equina, riescono a creare i celeberrimi "cartujanos". Magnifico il luogo, in un grande parco di Jerez l'edificio delle rappresentazioni e il palazzo delle feste, magnifico il lavoro di dressage che cavallo e cavaliere realizzano insieme, magnifico lo spettacolo  "Còmo bailan los caballos andaluces", coreografie equestri con musiche spagnole e costumi del 1700. 
Impossibile non pensare a quell'altro spettacolo di dressage della scuola spagnola rappresentato dai cavalli Lipizzani nel maestoso quadro barocco della Hofburg di Vienna  e a "Zingaro",  l'arte equestre che diventa una sublime forma di teatro, l 'assoluta magia scenica orchestrata da Bartabas a cui ho avuto la fortuna di assistere anni fa nell'ambito degli spettacoli internazionali  organizzati dal Piccolo Teatro di Milano. Bartabas  è geniale, regala incredibili emozioni,  è per davvero l'uomo che "sussurra ai cavalli". https://www.youtube.com/watch?v=wBwaTZuDUkg 

Giornata fortunata quella domenica mattina a Jerez, sciambola!, doppio spettacolo: non solo quello equestre, ma una volta ancora le donne tutte in bolero, felici di farsi ammirare e fotografare, pronte a raggiungere fino a notte fonda la Feria che si svolge in un'area poco distante. 
E lo spettacolo continua in un flusso ininterrotto, di preferenza davanti alle botti di vino, anche dopo, nel ristorante dove pranziamo prima di rimetterci in macchina per la tappa successiva che sarà Cadice. Accipicchia se me li ricorderò questi due giorni a Jerez,  una ventata coinvolgente di colore e di allegria! E se li ricorderà anche Gastone che non resiste alla tentazione di farsi fotografare per strada accanto a una sorridente festaiola. -Dì la verità, Gastone, che muori d'invidia e un bolero rosso sgargiante lo vorresti anche tu-!


PS. A Jerez abbiamo pernottato al tre stelle hotel Casa Grande. Anche se si trova in Plaza de las Angustias, di angustie non ce ne sono per niente, anzi, ci siamo state benissimo, il personale molto accogliente, terrazzo stratosferico all'ultimo piano e proprio davanti alla fermata dell'autobus che porta alla Feria.






giovedì 28 agosto 2014

il fascino discreto di Jerez

Proibito pensare che oltre alla sua Feria del Caballo, una delle più importanti manifestazioni andaluse che dura una settimana tra fine aprile e la prima quindicina di maggio, Jerez non abbia altri assi nella manica e non alludo solo agli altri eventi festivi durante l'anno come il Festival del Flamenco o le "Fieste d'autunno", voglio parlare proprio del fascino della cittadina. Certo non siamo nella sfavillante Siviglia, nell'incredibile Moschita di Cordova o all'Alhambra di Granada che ostentano fieramente le loro bellezze, ma in una cittadina di provincia di 210.000 abitanti, solo apparentemente sonnolenta, che le guide presentano come il vero cuore dell'Andalusia, tappa fondamentale sulla via dello sherry, capitale della cultura equestre e culla del flamenco.
In direzione dell'Alcazar, nell'angolo sud-est della città con la sua cinta muraria, torri e porte, che rappresentavano il sistema difensivo di Jerez, attraversata la Plaza de las Angustias che già il nome è tutto un programma, incontriamo dapprima la chiesa di San Miguel, vista solo dall'esterno.

Costruito dalla dinastia Almohade nel XII° secolo, nel medesimo tempo della muraglia che fortificava la città, questo Alcazar rappresenta una delle testimonianze dell'epoca almohade  (1140-1212) meglio conservate dell'Andalusia. All'interno il Patio de Armas e i giardini. Subito, accanto all'ingresso la  Mezquita  con gli elementi che caratterizzano questi edifici religiosi, ovvero, il Minareto,  la torre da cui si invita alle preghiere, il Patio per le abluzioni rituali e la sala di preghiera con il mihrab che segnala ai fedeli la direzione della Mecca verso cui rivolgere le orazioni. La Mezquita viene ovviamente trasformata in cappella da Alfonso X dopo la conquista cristiana della città nel 1264.
Esposto anche un antico mulino e una lunga pressa per l'olio. L'ulivo, protagonista indiscusso della cultura mediterranea è sempre stato presente a Jerez e la città, sia nelle fonti arabe che in quelle cristiane, viene sempre descritta come circondata da uliveti. La grande trasformazione dell'industria vitivinicola di Jerez (a metà '700 si contavano ben 32 mulini, tutti di proprietà di aristocrazia e clero) principale motore ancora oggi dell'economia locale, avviene tra fine '800 e prime decadi del '900, quando la vite soppianta l'ulivo. Vuoi per il clima favorevole grazie alla posizione geografica poco distante dall'oceano, vuoi per il suolo calcare, i terreni di Jerez risultano particolarmente adatti alla viticultura (pregiata la varietà d'uva Palomino) e la città è famosa per i suoi vini e brandy. A Jerez esistono almeno una ventina di produttori di sherry e visite guidate con degustazione nelle varie "bodegas".
I "Bagni Arabi", presenza imprescindibile in tutti gli Alcazar, dove si evince l'estrema importanza attribuita dal mondo Almohade all'acqua e la sua competenza nell'incanalarla e controllarla. L'acqua per i bagni purificatori prima delle preghiere, dunque con funzione religiosa, l'acqua ovviamente con funzione igienica e l'acqua con finalità sociale poiché i bagni sono occasione di incontro e scambio umano. 
In una superficie certo ridotta rispetto agli Alcazar delle grandi città, ma anche in quello di Jerez si concentrano molte cose: oltre alla Mezquita, ai Bagni Arabi, ai giardini, i resti archeologici arabi del X°-XII° secolo e quelli cristiani del XIV° e XV°. Interessante anche il settecentesco Palacio Villavicencio, costruito sulle rovine del vecchio palazzo islamico dall'omonima nobiliare famiglia che con disposizione reale del 1664 si è fatta carico del restauro e della manutenzione dell'Alcazar caduto in rovina. Bellissima, nel Palazzo di Villavicencio, l'antica farmacia municipale del 1800.
Poco distante dall'Alcazar, in Plaza de la Encarnacion , sopra le rovine di un'antica moschea, la splendida cattedrale de San Salvador del XVIII° secolo, armonioso connubio di gotico, neoclassico e barocco. La chiesa è diventata cattedrale nel 1980 grazie a una bolla di Papa Giovanni Paolo II ed a lui è dedicata una statua in piazza. 
E per finire "spiritualmente", ecco, visti in una cappella, corsetti, busti, cavigliere, protesi di ogni genere,  reggiseni, varie membra di gesso, bastoni, ex-voto autenticamente "nature" offerti per grazia ricevuta. Io non ne sono capace, ma a quanto pare, pregare serve!!!