domenica 24 luglio 2016

al Museo Sartorio le sorprese non finiscono mai

Un altro luogo irrinunciabile di Trieste è il Museo Sartorio, interessante perchè ha le stesse caratteristiche del Revoltella, non solo cospicua esposizione museale, ma uno spaccato di vita vera con il suo sapore d'epoca ancora integro. Il Museo conserva infatti inalterata l'atmosfera della dimora dei Sartorio, ricca famiglia di mercanti originari di Sanremo e permette di rievocare un modo di vivere e arredare tipico dell'Ottocento triestino nel quale gli spazi delle attività quotidiane si associano a quelli dell'ospitalità e si gode della passione per l'arte e il collezionismo dei padroni di casa. 
La villa è una caverna di Alì Babà di arredamenti e opere d'arte in cui tutto è visitabile: il giardino, la serra, la scuderia, la rimessa delle carrozze, l'edificio principale con i suoi tre piani dove, splendidamente conservate, sfilano sale, salotti e saloni di rappresentanza, le  biblioteche e anche le stanze private ( ho molto amato un Canaletto) e la superba cucina, testimone di chissà quali prelibatezze del tempo che fu.
E le sorprese non finiscono qui: alcuni ambienti della villa Sartorio ospitano le collezioni dei Civici Musei, vale a dire per esempio un'interessante mostra di ceramiche (maioliche italiane e triestine dal XV° al XVIII° secolo), lo straordinario Trittico di Santa Chiara (dipinto veneziano su tavola del XIV° secolo), soprattutto  la rinomatissima raccolta di disegni di Giambattista Tiepolo ed è questione di un tesoro di 254 disegni (249 di Giambattista e 5 del figlio Domenico) esposti a rotazione che testimoniano dell'intensa attività artistica del Maestro dalla giovinezza alla sua partenza per la Spagna nella seconda metà del Settecento. La raccolta triestina è stata acquistata con lungimiranza nel 1893 dal barone Giuseppe Sartorio presso un antiquario triestino.
Ultima chicca di questo inesauribile prezioso scrigno Sartorio è la Gipsoteca-Gliptoteca organizzata nell'ex deposito carrozze. Da ammirare circa 600 sculture dell'Ottocento e Novecento.










                



venerdì 22 luglio 2016

14 luglio 2016 a Nizza: fuochi d'artificio e lumini per i morti

Dal terrazzo del Palais de la Mediterranée la scultura di una giovane bagnante sbarazzina invita al sole, al mare, alle vacanze spensierate, ma chi ne ha più voglia? I lettini a righe bianchi e blu restano maledettamente vuoti, l'aria di festa dei mesi estivi si è dissolta.
"Vite spezzate", "Dolore e rabbia" titolano le prime pagine del giornale locale e non potrebbe essere altrimenti, la tradizionale festa francese del 14 luglio, simbolo storico di una conquistata libertà democratica attraverso i secoli, si è trasformata in una carneficina senza senso, assurda come ogni ideologia mortifera che non propone nulla, distrugge e basta e un pirla qualunque, impossibile chiamarlo uomo, falcidia in 35 secondi 84 vite umane e una lunga fila di feriti che ancora non sanno se ce la faranno a sopravvivere. Un tabloid inglese riferisce che i  parenti in Tunisia si sono visti recapitare 100.000 dollari, la loro pensione di vecchiaia assicurata, viviamo in un mondo in cui le stragi vengono persino lautamente retribuite.
Ho difficoltà a stare in mezzo alla folla e ho la fortuna di poter vedere i fuochi in lontananza dalla mia casa su in collina e quelli dell'altra sera erano stati bellissimi. Come al solito reagisco lentamente e non sono riuscita a scrivere a botta calda di questa Nizza, frequentata da una vita,  che amo e che è stata ferita a morte. Sul blog negli anni le ho dedicato tanti post, ricordi, mostre, i luoghi del cuore, non pensavo mai che quella promenade des Anglais,  così ricca di storia, si sarebbe trasformata in un fiume di sangue,  che avrei dovuto mostrare lumini per morti, orsachiotti, bambolotti, montagne di fiori, disegni e  pensieri di bambini per altri bambini morti assurdamente un 14 luglio, falciati da un camion in corsa mentre tornavano a casa dopo aver guardato un cielo scoppiettante di mille colori. 
Tavole rotonde, dibattiti, polemiche infinite sull'efficienza del servizio di sicurezza, dichiarazioni ufficiali, tre giorni di lutto nazionale, lo stato d'emergenza annunciato per sei mesi: fra i nuovi riti collettivi del nostro tempo si è ormai drammaticamente insinuata la partecipazione ai funerali e il teatrino del ballottaggio delle responsabilità. Mi hanno colpito in particolare due cose: il presidente Hollande e il ministro degli interni Cazeneuve che invitano la popolazione a entrare a far parte della riserva civile, proprio come succedeva in guerra, e una trasmissione televisiva che parlava di "israelizzazione" della vita sociale in Francia. Vivere col rischio giornaliero di attentati era in fondo una realtà lontana di un minuscolo paese giudicato guerrafondaio da troppi benpensanti, che se la sbrogliasse da solo, ma adesso la follia mortifera è in agguato davanti all'uscio di casa e diventa tutta un'altra storia. Nel marasma generale di strategie, ipotesi e timori, quello che risulta orribilmente certo è il lungo elenco di nomi listato a lutto pubblicato ieri da Nice Matin. 










mercoledì 6 luglio 2016

a Trieste da Thea e dal barone Revoltella

Settembre 2009...., perbacco, ne è passato di tempo dall'ultima mia visita a Trieste. Nel  frattempo sono cambiate tante cose, ho sette maledetti anni di più, i miei post ora sono corredati di foto, fin troppe, mentre all'epoca non avevo ancora rotto il ghiaccio con l'apparecchio fotografico e l'amica Thea, premurosa ed efficientissima ospite triestina, ha cambiato il suo appartamentino di allora con un altro,  altrettanto minuscolo, ma pieno di charme sotto i tetti e in pieno centro. Dalle finestre la vista sulla città risulta limitata, solo qualche comignolo e una porzione di cielo,  ma c'è di buono che con la mia modesta altezza, non rischio di sbattere la testa e al mattino non serve mai la sveglia perché l'alba viene puntualmente segnalata dallo stridere dei gabbiani, ciarlieri frequentatori abituali delle tegole dei paraggi. http://www.saranathan.it/2009/09/re-la-donna-e-mobile.html
Ormai il freddo, la bora e l'austerità di Trieste della prima volta sono solo vecchie impressioni ormai superate, mi sono riconciliata alla grande con la città e Thea può stare tranquilla, solo complimenti per la sua amata Trieste, la trovo bellissima e a fine maggio, quando ci sono stata questa volta, ancora di più: alberi in fiore, camminate a zonzo per i quartieri inondati di sole, i caffè all'aperto gremiti, un'atmosfera gioiosa, tanti luoghi da visitare. Meta di un giorno che vorrei condividere in questo post è  il Civico Museo Revoltella, dal nome del suo originario proprietario e la splendida vista sulla città che si gode dal terrazzo dell'ultimo piano.
Più che il cospicuo patrimonio espositivo di opere d'arte, vorrei mostrare il palazzo stesso che certamente rispecchia l'alto livello sociale raggiunto dal suo proprietario, Pasquale Revoltella a cui, di modeste origini veneziane, riesce una vera e propria ascesa sociale ed economica a Trieste dove si era trasferito in cerca di fortuna. Diventerà imprenditore ed economista, si impegnerà a fondo per l'apertura del canale di Suez, determinante per lo sviluppo economico di Trieste strettamente legato ai traffici marittimi e quale riconoscimento per il suo contributo verrà nominato vicepresidente della Compagnia universale del Canale di Suez e gli sarà conferito il titolo di barone dall'imperatore Francesco Giuseppe per tutti i servizi resi. Una carriera davvero folgorante da fare invidia a Julien Sorel.

Alla sua morte nel 1869, secondo  le volontà espresse nel testamento, il palazzo viene donato al Comune insieme a una cospicua rendita e a tutte le opere d'arte. generoso lascito per la città e per la sua tradizione culturale. Si visita l'ala baronale sfarzosamente arredata: al piano terra la bellissima biblioteca; il primo piano è occupato dall'appartamento privato e dalle stanze di lavoro; il secondo piano invece è organizzato in sale, salotti e saloni di rappresentanza.
Davvero un raffinatissimo splendore e sfarzosi arredi, ogni dettaglio, ogni materiale scelti con cura, dai marmi variopinti ai pavimenti di legno intarsiato, dagli stucchi alle colonne, dagli specchi ai tendaggi, domina ovunque il gusto francese. Personalmente sono stata particolarmente attirata dai corrimano delle scale.....
Dopo il restauro del 1992 dei palazzi adiacenti  su progetto dell'architetto Carlo Scarpa, il Museo ha potuto ampliare i suoi spazi con la Galleria di Arte Moderna che ospita ed espone a rotazione olii, disegni e sculture del secondo Ottocento e di tutto il Novecento italiano e sfilano opere e nomi fra i più prestigiosi come Casorati, Morandi, Alberto Savino, De Chirico, Medardo Rosso. e tanti altri....
"Non dove II"1985, tela di Emilio Vedova - "Cavallo Rampante"1962, opera di Marcello Mascherini

E dopo l'abbuffata di cultura, senza soluzione di continuità siamo passate a quella alimentare dalla Siora Rosa, una vera istituzione a Trieste; il ristorantino si trova sempre a Cavana a pochi passi dal Museo Revoltella. La specialità del luogo è il panino al prosciutto che non mangiando maiale non ho potuto gustare, ma che nessuno si preoccupi, non me ne sono rimasta a pancia vuota. Italo Svevo, imperturbabile lì accanto, non ha avuto nulla da obbiettare.