giovedì 26 dicembre 2013

il 2014? e chi lo sa?

fontana a Nizza nei giardini Albert Premier
Del 2014 non posso dire proprio niente, non l'ho ancora vissuto e ben me ne guardo dal volere previsioni. Da quando accetto semplicemente il giorno che arriva e ho smesso di farmi seghe mentali immaginando scenari futuri che non succedono mai, campo molto meglio e non finirò mai di stupirmi di coloro che consultano oroscopi, maghi e indovini. Già a volte ti assalgono le sorprese brutte del presente, figuriamoci se voglio sapere anche quelle del futuro e se gli "esperti" ti predicono solo quelle belle, ti tolgono parte del piacere quando arriva il loro momento, ammesso che arrivi. 

Max Pechstein all'Israel Museum di Gerusalemme
Il 2014 è dunque un gran punto interrogativo, ma posso dire dell'anno che sta finendo, il 2013. Bilancio coi fiocchi, è un anno di cui mi ricorderò senz'altro, ho ricevuto un dono straordinario,  mio nipote Noam, nato 112 anni dopo alla stessa ora, lo stesso giorno, lo stesso mese, del suo bisnonno, ovvero mio padre, scusate se è poco. Aspettando la cicogna in un post parigino mi domandavo come si fa ad essere i nonni giusti e se ci fossero delle indicazioni sull'argomento, eccomi accontentata: l'altro giorno in casa di un'amica, appoggiato su una mensola ho visto un libro che si intitolava più o meno come diventare dei bravi nonni. Roba da matti, abbiamo proprio bisogno di un manuale per tutto? Ma non si può provare a fare da soli col vecchio sano buon senso e una spruzzata di fantasia che ci sta sempre bene? Commetterò senz'altro un sacco di errori, ma il manuale dei nonni perfetti non lo leggo neanche morta, preferisco sbagliare in autonomia. Con un certo rammarico e grande nostalgia temo siano finiti i tempi in cui le follie le facevo per gli uomini, adesso i miei colpi di testa se li dovrà beccare il povero Noam, è di lui che mi sono perdutamente innamorata; ho scoperto che per un suo sorriso, per una sua risata, sono disposta a fare qualunque cosa, cambiare tono di voce, ballare, cantare, dire le stronzate più assurde, ma non me ne vergogno, constato e basta. Gira e rigira si ritorna sempre lì, alla potenza dell'amore, a quella molla del desiderio che fa girare la ruota, che da senso e colore a tutto, incredibili i sovvertimenti del cuore che può suscitare un soldino di cacio così. Lui sgrana i suoi grandi occhi blu, a volte mi guarda perplesso e credo che cominci a intuire che il mondo e le persone siano come minimo strani per non dire misteriosi.

i giardini Ravino a Ischia





Gabon, Canarie, il sud-ovest americano, Ischia, Marsiglia, Israele, va bene che devo recuperare trent'anni di quasi sedentarietà ma quest'anno coi viaggi ho veramente esagerato, difatti sono stanca e le mie gambe mi fanno tribolare. Forse è il loro modo di dirmi che mi dovrei fermare, starmene un po' tranquilla a casa, ma il cuore non ne ha voglia e le curiosità sono ancora tante, non oso informarle di cosa sto progettando per fine gennaio. 





Certo che se mi decidessi a quell'impresa tantalica che rappresenta il perdere qualche chilo loro sarebbero senz'altro contente, la leggerezza, e non solo quella metaforica, è una gran virtù, ma mentre mi disperavo per un'incipiente dieta, è venuto in aiuto della mia pigrizia il Principe de Curtis con una sua illuminante affermazione: "La donna magra non mi piace. Si chiamano peccati della carne. Se non c'è la carne, che peccato è?" Grazie Totò, sei sempre grande, mi togli ogni stress e alle calorie ci penserò a gennaio.



E il 2014, l'anno che verrà? E chi lo sa, magari ci sarà una trasformazione, magari sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno come cantava il nostro Lucio. Per la verità malgrado tutto l'ottimismo del mondo a guardare quello che succede in giro sembra improbabile, però mai disperare, io un anno "magico" così lo auguro a tutti, mica si può risparmiare anche sui sogni! 




mercoledì 18 dicembre 2013

Babba Natale!

Decisamente per i signori uomini sono tempi duri. Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito al progressivo sgretolamento, sacrosanto per carità, di privilegi e poteri usati e abusati. Ormai in caduta libera quel  fascino esercitato dal Principe Azzurro che ha fatto sognare per secoli tutto l'universo femminile e che si è rivelato purtroppo solo una bufala, nemmeno le favole moderne lo prendono più in considerazione, ma credevo che un ultimo baluardo resistesse, quello del Babbo Natale per intenderci, esclusiva rigorosamente maschile dagli albori della civiltà. E invece no, a carte quarantotto pure quella, ragazzi che casino, come si usava dire un tempo "qui non c'è più religione"! In direzione piscina mi fermo sempre alla stessa edicola per comprare il quotidiano e chi ti vedo? Una Babba Natale con le trecce, Heidi style. A Milano si corre sempre e uniformandomi inconsciamente ai ritmi cittadini anche quando in realtà non c'è fretta, a parte un buongiorno e grazie non avevo mai chiacchierato all'edicola, ma una Babba Natale così non me la lascio scappare, non può passare inosservata. Ritorno l'indomani con la macchina fotografica, ci presentiamo, Simona tira fuori il più smagliante dei suoi sorrisi e la immortalo, mi racconta poi la sua storia. Fra dieta e medicine nel giro di undici mesi aveva perso più di trenta chili, ma un brutto giorno di quasi vent'anni fa, all'epoca aveva 18 anni, le prende un coccolone, il nome della diagnosi medica è seriosamente un altro, ma non mi va di usarlo. Vengono analizzate le componenti dell'intruglio che lei aveva mandato giù per quasi un anno e dentro c'era di tutto, anfetamine, farmaci per il diabete e altre diavolerie. Risultato della pozione micidiale: pesanti danni motori e di eloquio. Simona si esprime lentamente ma con grande precisione, si considera fortunata e ha parole piene di riconoscenza per la sua meravigliosa famiglia che l'ha sempre supportata, il padre si era persino licenziato dal lavoro per accompagnarla a destra e a manca nel lungo percorso di riabilitazione e siccome le assicurazioni sono una potenza, il medico responsabile dell'infernale dieta non si è presentato a nessuna udienza, il farmacista che forniva la "preparazione galenica" nel frattempo è morto e certi avvocati difensori non sono per nulla principi del foro, non ha ricevuto nemmeno una lira di indennizzo. No comment!
 E' suo marito il gestore dell'edicola, ma ci passa sempre delle ore anche Simona perché a casa da sola non può stare, consegnando i giornali e ritirando i soldi con una specie di mestolo fa fare esercizio terapeutico a braccia e mani e poi le piace parlare con la gente, leggere fra tutta quella carta fresca d'inchiostro, mica se ne può andare in giro a passeggiare. Eppure, non sa bene come, affronta con coraggio la sua quotidiana battaglia, trova che dopo quel terribile incidente che le ha offeso il corpo, le cose le vadano meglio,  è sempre di buon umore e la vita le piace, a lei tocca tirar su di morale tutti quanti e non a caso su Facebook si è scelta come nickname Simy Splendente. - Non è la vita, forse sei tu e il tuo approccio al mondo che sono cambiati- azzardo io. - Si, forse è così e comunque le palle degli uomini sono solo "rappresentative" mentre io le ho per davvero- risponde ridendo Simy, Splendente di nome e di fatto.

domenica 15 dicembre 2013

Yerushalayim shel zahav

Jerusalem: the Israel Museum
Yerushalaim shel zahav, veshel nechoshet veshel or..., Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce... inizia così il ritornello di una famosissima canzone molto amata dagli ebrei di tutto il mondo. Si, Gerusalemme è magica, profonda, intensa, emozioni assicurate ogni volta che la si incontra, ma forse è "troppa". Io non riuscirei a viverci stabilmente, soprattutto nella città vecchia intra muros, come si fa a sentirsi sempre sospesi fra terra e cielo  con le voci dei muezzin e le preghiere notte e giorno degli ardenti fedeli?                                                                                                                                      



Anish Kapoor: scultura del 2010
Se la fede è latitante e non si hanno aspirazioni ascetiche, come si fa a convivere giornalmente con il "sacro" che fuoriesce da ogni vecchia pietra, da minareti, templi e chiese e dalle masse dei pellegrini che in quei luoghi cercano conferme? Troppo impegnativo, una laica impenitente come la sottoscritta si sente più a suo agio nella godereccia Tel Aviv, in compagnia di altri "peccatori" suoi compari e a Gerusalemme ci va senz'altro, ma con parsimonia, per non fare indigestione di spiritualità.


Quel venerdì che per la modica cifra di due euro prendiamo l'autobus che in 40 minuti ci porta nella città d'oro, di bronzo e di luce, alla cugina Dorit che ci viene a prendere alla stazione chiedo di andare a rivedere dopo tanti anni il Museo di Israele, so che ci sono nuove estensioni e il "Giardino dell'arte" disegnato dal giapponese Isamu Noguchi che ha associato i principi zen al paesaggio mediterraneo e all'arte moderna con sculture di Henry Moore, Picasso, Lipchitz e Kapoor e la vista strepitosa di tutta la città all'intorno, Knesset, il Parlamento, compreso.
Disteso su una collina, il Museo d'Israele è un complesso immenso, rappresenta la più grande istituzione culturale del paese, numero uno nel mondo per reperti e  testimonianze di archeologia biblica e di Terra Santa e custodisce innumerevoli collezioni di arte antica, moderna, africana, asiatica, oceanica, ebraica diasporica e israeliana e altro ancora; impensabile vedere e relazionare questa vastità, ma imprescindibile una visita al Santuario del Libro cui si accede da un lungo corridoio in pietra e che custodisce i famosi Manoscritti del Mar Morto e altre antichissime pergamene bibliche. Nella vetrina circolare al centro dell'edificio dalla particolare architettura, una copia del Manoscritto di Isaia, il cui originale miracolosamente ben preservato è fra i tesori del museo.  

Fra le mostre temporanee attualmente è in corso una su Erode  il Grande, quel re della Giudea dal 37 prima dell'era volgare fino alla morte nel 4 a.C. sotto il protettorato romano. E' tristemente passato alla storia ancora dibattuta dagli studiosi per la Strage degli Innocenti, episodio presente soltanto nel Vangelo secondo Matteo, un massacro di bambini da lui ordinato allo scopo fallito di uccidere Gesù, appena nato a Betlemme e che ha ispirato nei secoli una vastissima produzione artistica.

Ignoravo che si dovesse a Erode l'ingrandimento e l'abbellimento di Gerusalemme e l'edificazione di Cesarea e delle fortezze di Masada, Macheronte e Herodion. Fotografato di straforo il modellino di questa Herodion, il più grande dei suoi palazzi ai confini fra Giudea e Samaria proprio ai margini del deserto. Nelle intenzioni del sovrano avrebbe dovuto essere il suo memoriale, la sua "piramide" lasciata al mondo. All'apice della collina in una fortezza a se stante i suoi appartamenti privati,  in basso un edificio più esteso con giardini, gli appartamenti per i collaboratori e gli ospiti, un teatro, una vasta piscina e una stanza adibita esclusivamente al divertimento degli invitati.

Fra le collezioni permanenti nelle varie ali del museo arte moderna a profusione con stupendi Picasso e Matisse e gli amatissimi espressionisti tedeschi, Marc, Schmidt-Rottluff, Macke, Jawlensky, Kirchner, Pechstein. In questo viaggio in Israele ne ho fatto veramente indigestione.



Bellissima una stanza che conteneva la collezione privata dello scultore Jacques Lipchitz, fra cui varie figure precolombiane, due maschere funerarie del Perù risalenti ai primi due secoli del secondo millennio e sculture di Hans Arp.

Sono ormai le quattro del pomeriggio, il tramonto si avvicina e bisogna affrettarsi perché ci si prepara all'arrivo del sabato; sta per calare il sipario, Gerusalemme chiude tutte le sue attività, come una coltre di silenzio e di raccoglimento che coprirà ogni cosa; giusto un salto a Mamilla avenue per farla scoprire ad Alida che non la conosce.
E poi succulenta cena da Dorit; mentre lei col figlio Elad ci hanno accompagnate per la città, il marito Zvika, grande gourmet  e cuoco per passione era rimasto a casa a spignattare. sua assistente in cucina la figlia Avital . Il libro di ricette aperto fra le verdure era tutto consunto, segno che viene regolarmente consultato per  il diletto degli ospiti.

  Da Israele il cugino Mino mi manda una foto, uno straordinario filmino e mi scrive- Sara, sei scappata giusto in tempo-. Pioggia a catinelle per tutto il paese e un'ondata di freddo e gelo che ha investito il nord, da quelle parti non ci sono abituati e non sono attrezzati, chissà il casino. Altro che d'oro, di bronzo e di luce, Gerusalemme  è ricoperta di 60 centimetri di neve, forse urge una nuova canzone che la descriva come città di neve e bianco.
                                     POLAR BEAR LOVE

lunedì 9 dicembre 2013

Tel Aviv del cuore




In una guida di architettura di Tel Aviv ho trovato questa piantina che mi è sembrata molto chiara sul progressivo sviluppo della città da sud verso nord, partendo da quel primo insediamento di Neve Tzedek immediatamente fuori Jaffa su su fino alle modernissime costruzioni di Ramat Aviv sede dell'università. Belle ville mediterranee ed edifici completamente sgarrupati, chioschi, minuscole casette e dimore moresche, prima che gli architetti europei in fuga dall'Europa nazista arrivassero in Palestina portando quell'onda modernista del Bauhaus, in materia di costruzione, la libera espressione regnava sovrana e francamente è visivamente rimasta, ma forse è proprio questa anarchia a rappresentare il fascino e l'unicità della città.

Ad ogni nuova ondata migratoria da svariate parti del mondo, a ogni espansione, a ogni nuovo insediamento abitativo corrispondono i diversi stili architettonici, cifra peculiare di Tel Aviv; si passa così da case e ville eclettiche degli anni venti come per esempio "la Pagoda" costruita nel 1925 da un ricco commerciante di New York con echi giapponesi (foto in alto) o le costruzioni in via Bialik ai quartieri Bauhaus espressione dell'arrivo degli architetti europei negli anni 30.   

In quegli anni  si prende coscienza che la città in fieri  necessita di un piano regolatore, ci si interroga sulle soluzioni per un urbanismo attento alla modernità ma che tenga conto delle condizioni climatiche e dell'intensa luminosità mediterranea, una divisione più attenta tra spazi pubblici e privati, la necessità di grandi viali e arterie residenziali, aree di verde per la socializzazione. A questa architettura minimalista ed essenziale, sprovvista di ornamenti e dagli appartamenti omogenei e di ridotte dimensioni concorrono grandemente anche gli ideali socialisti ed egualitari che hanno ispirato progettisti e costruttori.

A partire da boulevard Rothschild nasce così la città "bianca", quella serie di edifici Bauhaus di cui i televivesi per lunghi anni non hanno compreso né valore né bellezza; bisognerà aspettare gli anni '90 affinché la municipalità si renda conto del suo patrimonio architettonico e si impegni in un'azione di recupero e salvaguardia e ci vorrà soprattutto il riconoscimento internazionale dell'Unesco che ha iscritto nelle sue liste un migliaio delle 4000 case costruite fra gli anni '30 e '50. 

E proprio negli anni '50, nell'urgenza di costruire in fretta residenze per le imponenti immigrazioni provenienti da tutta Europa dopo il trauma della  guerra nascono numerosissime le case su piloni di cemento. Pochi piani, una scala centrale, giardinetto e parcheggio sotto i piloni, non sono belle come quelle Bauhaus ma se ne sono certamente ispirate per funzionalità ed essenzialità.  

Passeggiando per rehov Frishmann, nascosto in un cortile mi è piaciuto scoprire questo colorato sfiatatoio di un garage sottostante che mi ha fatto pensare al viennese Hundertwasser. Dei bambini giocavano in cortile, ho chiesto di poter entrare per fotografarlo e mi è stato spiegato che l'edificio è la più vecchia scuola elementare di Tel Aviv del 1926, si chiama Tel Nordau.  

E ogni volta che torno a Tel Aviv vedo grandi gru in movimento e tanti cantieri aperti. Quartieri considerati un tempo off limits diventano alla moda riempendosi di bar, ristoranti e negozi trendy, i vecchi edifici scrostati fanno visivamente a pugni con "la modernità", ma di fatto passato e presente convivono pacificamente costituendo quel mix di efficienza occidentale e casino levantino che mi è tanto caro.

Come sempre tanti gatti in giro con anche l'ombrello e la copertina di lana per il giusto rispetto dovuto ai non più giovanissimi, come sempre i magnifici botteghini che fanno spremute fresche e centrifughe di tutti i frutti e verdure.

Come sempre pannocchie di granoturco pronte per essere bollite (mia madre andava a fregarle nei campi) e brioches ripiene di cioccolato e papavero nero di ricordo viennese, come sempre la signora dai capelli rossi che vende le sue creazioni di gioielli al mercato di Nachlat Benjamin il venerdì mattina. L'ho fotografata vestita uguale e con lo stesso cappello tre anni fa, si vede che è la sua divisa da lavoro e quando passo di lì lei sta sempre mangiando lo yogurt, curiose coincidenze.
Come sempre immutabili e ogni volta diversi spiaggia e vecchio Mediterraneo; novembre è il mese più bello, poca gente sulla spiaggia, caldo di giorno e fresco la sera.
Qui cantano e strimpellano tutti, non siamo a Cuba ma poco ci manca; grandi concerti di maestri di prestigio nei luoghi preposti, ma anche tante improvvisazioni di strada, le mie preferite, come quel sassofonista solitario una sera in riva al mare mentre dietro a lui sfrecciavano le macchine della Tel Aviv che vive di notte. Quante nostalgie in quelle note, lui non chiede una lira, suona e basta.