venerdì 29 marzo 2013

far west dreaming

Cielo grigio su, cielo grigio su, foglie gialle giù, cerco un po' di blu ....................
Lo dico sempre che sono fortunata, ne sono consapevole. Non capita a tutti di avere un nipote genialoide, che non se la mena per niente e che oltretutto è molto simpatico; sarà che si chiama Marco, come mio figlio e come mio padre e mi sono fatta l'idea, certamente non obbiettiva, che i "Marchi" siano delle belle persone. Il nipote Marco  che ha studiato alla Columbia University di New York, e non avevo certo perso l'occasione di andarlo a trovare,  nel frattempo è cresciuto e adesso ha il suo primo posto di lavoro come docente di filosofia della scienza all'Università di Denver in Colorado, vuoi non metterci il naso? Quando poi è giunta notizia che teneva una conferenza in non so quale università di San Francisco,  sono brillati gli occhi a tutta la famiglia, opportunità da cogliere al volo per pigliare più piccioni con una fava, cioè fare la ruota del pavone ascoltandolo in cotanta sede (con l'amara certezza peraltro che tra l'inglese e l'osticità dell'argomento non capiremo assolutamente niente), visitare un po' di questa America dell'ovest che nessuno di noi conosce, noleggiare un minibus e fare tutti insieme appassionatamente, genitori, i suoi fratelli, la zia che sarei io e una grande amica di famiglia un itinerario per il momento misterioso da San Francisco fino a Denver dove ora risiede. L'idea di questo viaggio è un altro dei miei tanti  sogni nel cassetto (il cassetto dei miei sogni è gigantesco), per motivi vari mi sono persa nel passato più occasioni e, in questi ultimi anni che con l'andare a zonzo sono lanciatissima, non trovavo mai nessuno disponibile, tutti i miei amici ci sono già stati, in primis Gastone, l'abituale "mia compagna di merende". Cosa faremo? Dove andremo? Che vedremo? Tappe di quanti chilometri al giorno? Je te souhaite un périple de rêve et des lombaires d'acier! mi augura la consuocera Annette in previsione delle numerose ore sulle quattro ruote. Si va a Las Vegas che sarà pure finta e demenziale ma mi incuriosisce? Certamente attraverseremo più stati della big America e diversi parchi che si concentrano da quelle parti, ma del nostro itinerario preciso di due settimane non ho la più pallida idea, e mi va bene così, desidero che sia tutta una sorpresa del giorno per giorno (forse per entrare nel mood locale dovrei già scrivere day by day)  da centellinare come un buon vino anche se sono astemia, ma mi fido ciecamente perché ci accompagnerà un professore americano con la moglie, collega di Marco e nel giro di pochi mesi già divenuto suo grande amico. Andare in giro con qualcuno del posto che conosce i luoghi è quanto di meglio si possa sperare. Sarà anche una prima storica, il primo viaggio della mia vita, e non sono un giovane virgulto, con mio fratello e la sua famiglia; se non ci scanniamo "on the road", memorabili le nostre litigate da ragazzi e naturalmente alludo a mio fratello, al  ritorno racconto tutto. E' una promessa.  

PS: Mettere il Golden Gate attinto da google immagini come unica foto del post è una grande banalità e me ne scuso, ma ci vuole pazienza, la mia macchina fotografica, pronta per l'esperienza, è ancora tutta vuota.

mercoledì 27 marzo 2013

a proposito della gardesana occidentale




Della costiera gardesana occidentale mi piace tutto, ma proprio tutto: tanto per cominciare l'appartamento dell' amica Franca che generosamente è sempre aperto per parenti e amici fra cui la sottoscritta. E' all'ultimo piano di una casa di pietra con i muri spessi spessi e una fila di finestre aperte sul porticciolo, sulla voce delle onde che vengono a spegnersi nella spiaggetta sottostante, sulla catena del Monte Baldo dalle punte innevate di fronte che con la bruma del mattino sembrano magicamente sospese sul lago.

Sulla casa grigia dalle persiane verdi proprio all'angolo del porticciolo c'è inciso l'anno di costruzione, 1606, e appartiene da sempre alla storia della sua famiglia, una casa che ha la fortuna di vivere attraverso le generazioni. Al mattino quando ci si alza e il sole brilla, a parte il trovare la tavola già imbandita la sera prima da Franca  per una prima colazione regale, c'è una tale invasione di luce a 360° gradi che non si sa cosa guardare per primo, se  la trasparenza dell'acqua, le montagne o il porticciolo con le barche colorate in fila; cattivo umore o  malinconia sono davvero banditi in un simile luogo, la bellezza circostante non lo consente.


    Mi piace Villa, la frazione di Gargnano dove si trova la casa: un paesino minuscolo, vera cartolina postale, con le case tutte ridipinte che sembrano finte e fa pure la rima, gli alberi di arance amare lungo i viali che si vorrebbe raccogliere per fare la marmellata ma naturalmente non si può, i grandi muraglioni ricoperti d'edera, quel che è rimasto di certe vecchie limonaie scomparse,  i vicoli silenziosi e degli angoli di incanto e di pace che sembrano spuntati da una favola dei fratelli Grimm.

Mi piace la lunga passerella di legno sospesa fra lago e case che porta a Gargnano, l'asilo davanti al lago in una stupenda villa fine '800 così bella  che ti viene voglia di tornar bambino per poterlo frequentare, l'aria un po' rétro di case e insegne dei negozi, capita persino di incontrare un cigno che se ne va a spasso fra le macchine. Sembrerò ridicola e anacronistica ma mi torna alla mente quella superba poesia di Baudelaire "Lusso, calma e ...voluttà".

A Gargnano ci sono Palazzo e Villa Feltrinelli. Il primo è in mezzo al paese, appartiene all'Università degli Studi di Milano (i Feltrinelli l'hanno donato nel '49) e ci organizzano convegni  di studio e corsi internazionali estivi di lingue e cultura. Ci sono venuta anch'io nei  lontani anni universitari per un seminario di una settimana su "L'après midi d'un faune" del poeta Mallarmé di cui il nostro professore nonché Preside di Facoltà Luigi de Nardis era grande studioso e specialista. Me lo ricordo benissimo, ore intere a spaccarci la testa per decifrare una parola, (per esempio "vermeil"), avere l'intuizione di un senso possibile, tutto il testo suonava maledettamente ermetico e misterioso.
Villa Feltrinelli è invece poco distante, affacciata sul lago, e prima di diventare il grande albergo che è ora è stata nientepopodimeno che la residenza del duce. Già, il 23 settembre 1943 Mussolini, di ritorno dalla Germania dove era stato condotto dopo la liberazione dalla prigionia del Gran Sasso, ricostituì per volere di Hitler un governo fascista, sanzionando così ufficialmente la nascita di uno stato repubblicano funzionale alle forze germaniche. Il Duce avrebbe voluto fissare la sede del nuovo governo a Roma, ma vuoi per la particolare situazione politico-militare della capitale dichiarata "città aperta", vuoi perché i tedeschi volevano tenere Mussolini sotto stretta sorveglianza, venne scelto il lago di Garda e la costiera gardesana sul versante di Salò si prestava perfettamente allo scopo grazie alle poche vie d'accesso.

A villa Feltrinelli dimoravano anche la moglie, donna Rachele e i figli, Romano e Anna Maria. L'amante Claretta Petacci alloggiava a un tiro di schioppo a Gardone, a Villa Fiordaliso, . Nella nuova cosiddetta "Repubblica di Salò" a Salò si trovavano solo il Ministero degli Esteri, il Ministero della Cultura Popolare e il Comando di Polizia, ma poco distanti sempre sul lago, a Bogliaco, Manerba, Maderno, altri centri di potere e poi c'erano i ministeri più decentrati a Venezia, Treviso, Padova, Brescia, Verona. Tutti localizzati invece sul lago di Garda i vari organismi tedeschi ai quali era affidato il controllo di Mussolini. Non credo proprio che a quei tempi il lago mi sarebbe piaciuto così tanto! Il Duce vivrà a Villa Feltrinelli dal 10 ottobre 1943 al 18 aprile '45 quando si trasferisce a Milano per quelli che sarebbero stati i suoi ultimi giorni di vita.


Mi piace la vicina Bogliaco con il suo cantiere navale, la scuola velica, le barche in piazza in bella mostra e  Palazzo Bettoni, spettacolare villa di delizia di architettura barocca realizzata ai primi '700  cui non si può accedere ma solo ammirare dai cancelli lungo la strada statale (pare che sia visitabile un fine settimana all'anno in primavera, mi devo informare).

E mi piace anche la passeggiata lungo lago di Maderno. Stanno ristrutturando una magnifica villa d'epoca e sul cartello dei lavori c'era scritto che il proprietario è un certo russo Igor Denisov. Chissà se Igor è scapolo??? E poi e poi e poi, dulcis in fundo  a pochissimi chilometri di distanza, a Gardone, c'è il Vittoriale di D'Annunzio che ho visitato in questo week-end per la prima volta. Una rivelazione, sono rimasta folgorata, un luogo straordinario che si meriterà a giusto titolo un post tutto per sé, ma prima mi devo leggere i tre libri che ho comprato sull'argomento.  

venerdì 22 marzo 2013

scorci di Fuerteventura



Bellissima Ajuy, appoggiata alle insenature della baia e la ripida scogliera alle spalle; qui nel 1402 approdò Béthencourt per lanciarsi alla conquista dell'isola e qui arrivavano poi i naviganti che volevano raggiungere Betancuria, la vecchia capitale dell'isola. Spettacolo di onde vive che s'infrangono contro le grotte e gli scogli,  spettacolari  le dune solidificate. Ajuy è stata dichiarata Monumento Naturale nel 1994 poiché riveste grande interesse geologico e paleontologico esibendo i materiali più antichi dell'arcipelago Canario con i suoi fossili marini, i sedimenti oceanici, le dune solidificate.

Di rilievo dal punto di vista etnografico lo sfruttamento e l'esportazione della calce che qui veniva raccolta, cotta attraverso i forni e poi imbarcata direttamente sulle navi  verso le altre isole.  L'attività industriale per la produzione di calce è continuata dal XIX° secolo fino agli anni 60 del 900, quando è stata sostituita dal cemento. La pietra di calce qui estratta composta con un'alta percentuale di carbonato di calcico (resti di scheletri e gusci marini) forniva una calce di grande qualità che veniva usata per dipingere le case, che come in Grecia vengono costantemente ridipinte.


Continuando il percorso ecco Pàjara, uno degli insediamenti più antichi di Fuerteventura, fondata da pescatori e allevatori di capre insediatisi a partire dal XVI° secolo. Particolare la chiesa Nuestra Segnora de la Regla di influenza latino-americana che ha due ingressi e all'interno due altari.

Da Pajàra inizia una stupenda strada panoramica che porta fino alla vecchia capitale di Betancuria. E' l'occasione per vedere una scultura di Guise e Ayose, i re autoctoni guanci a capo dei due regni in cui era divisa l'isola prima dell'arrivo del "conquistadores"  nel 1402. Vuoi perché sempre in lotta fra loro, vuoi per l'inadeguatezza difensiva, soccombettero, l'isola fu occupata ed evangelizzata.
Vedere queste scultura mi ha spinto a volerne sapere di più di questi  guanci (guan= uomo, che= Montagna bianca), l'etnia aborigena delle isole che ogni tanto vediamo citati qua e là e in proposito ho letto un libro "Les Guanches qui ont survécu et leur descendence" di José Luis Concepciòn. Recenti ricerche archeologiche hanno dimostrato che già 600 anni prima dell'EV, le Canarie erano abitate; non c'era comunicazione fra le varie isole perché la navigazione non era conosciuta, si viveva di agricoltura e pastorizia; "gente molto pacifica, di belle maniere, coraggiosa e rispettosa della parola data" così li descrive de Béthencourt.
Al momento della conquista ogni isola era governata da uno o più re o principi, c'erano tre classi sociali, quella dei governanti, i nobili e il popolo. Ogni isola aveva una legislazione diversa: a Hierro si estirpava un occhio al ladro, a Gran Canaria si ammazzava l'assassino e il ladro veniva incarcerato, a Fuerteventura si fracassava con un sasso la testa dell'omicida, a Tenerife invece non esisteva la pena di morte, ma si puniva severamente chi mancava di rispetto alle donne e chi commetteva un assassinio veniva spogliato di tutti i suoi beni per indennizzare la famiglia della vittima, a Las Palmas non si puniva il furto poiché considerato un'arte, praticamente un paradiso per gli Arsenio Lupin dell'epoca.

Ma la cosa più bella è che tutti potevano essere nobilitati, bastava dare la prova dei propri meriti personali e di un comportamento degno e rispettoso.  Per  il matrimonio bastava l'assenso dei due coniugi come bastava il desiderio di scioglierlo per il divorzio,comune il ceppo linguistico anche se vari dialetti.
Tutte le tribù avevano preti e templi per pregare e credevano in un essere superiore che invocavano col nome di "aborac, acoran" e come nell'antico Egitto o in Perù si imbalsamavano i morti.

Si suppone che i guanci provenissero dalle zone berbere dell'Africa del nord-ovest (Marocco, Algeria, Tunisia) e dall'antica Libia per analogie linguistiche. Resi schiavi, venduti o deportati fu la sorte di molti dei 70.000 abitanti delle Canarie durante la conquista, Madeira fu popolata in parte con gli aborigeni delle Canarie. L'autore si chiede cosa sia rimasto oggi di quel mondo: metodi di lavoro nella pastorizia, utensili di vita contadina, abitudini alimentari come il "gofio", la farina di cereali, canti e danze nelle feste collettive.

Se Betancuria, capitale fino al 1834, si trova al centro dell'isola ed è raccolta all'interno di un cratere vulcanico riparato dai venti e dalle razzie dei pirati, Puerto del Rosario, fondata nel 1797 come porto per il commercio della produzione locale di cereali e soda e capitale dal 1860, è tutta davanti all'oceano.


Puerto del Rosario è la città più grande e più popolata dell'isola con vivace attività portuale; avremmo voluto visitare la Casa-Museo del grande poeta e filosofo spagnolo Miguel de Unamuno, rettore dell'antichissima Università di Salamanca, che oppositore del regime dittatoriale di Primo de Rivera qui ha vissuto durante il forzato esilio, ma era chiusa per lavori di restauro. Sul lungomare pieno di sculture l'opera in bronzo "Equipaje de Ultramar" dedicata agli emigranti dell'isola di Eduardo Urculo.


Ma il luogo che oltre al Museo del Sale ho senz'altro preferito a Fuerteventura è il Parque Natural de la Dunas, fra Corralejo e Puerto del Rosario, a nord-est dell'isola. Un'ampia striscia di dune apparentemente infinita che invade la strada e scende verso l'oceano. Sembra proprio di essere nel Sahara e da lì del resto, portata dai venti, arriva questa meravigliosa sabbia bianca. Ci si ripara nelle gerie, si gode del panorama favoloso intorno, si osservano volteggiare i giovani che si divertono a fare windsurf  disegnando ghirigori sulle onde e si pensa che si conclude la vacanza in bellezza.
 Grazie Lanzarote e Fuerteventura, siete veramente belle e grazie a Marina e Gastone, sono stata proprio bene con voi e naturalmente sono già pronta a ricominciare.....