Di rilievo dal punto di vista etnografico lo sfruttamento e l'esportazione della calce che qui veniva raccolta, cotta attraverso i forni e poi imbarcata direttamente sulle navi verso le altre isole. L'attività industriale per la produzione di calce è continuata dal XIX° secolo fino agli anni 60 del 900, quando è stata sostituita dal cemento. La pietra di calce qui estratta composta con un'alta percentuale di carbonato di calcico (resti di scheletri e gusci marini) forniva una calce di grande qualità che veniva usata per dipingere le case, che come in Grecia vengono costantemente ridipinte.
Continuando il percorso ecco Pàjara, uno degli insediamenti più antichi di Fuerteventura, fondata da pescatori e allevatori di capre insediatisi a partire dal XVI° secolo. Particolare la chiesa Nuestra Segnora de la Regla di influenza latino-americana che ha due ingressi e all'interno due altari.
Vedere queste scultura mi ha spinto a volerne sapere di più di questi guanci (guan= uomo, che= Montagna bianca), l'etnia aborigena delle isole che ogni tanto vediamo citati qua e là e in proposito ho letto un libro "Les Guanches qui ont survécu et leur descendence" di José Luis Concepciòn. Recenti ricerche archeologiche hanno dimostrato che già 600 anni prima dell'EV, le Canarie erano abitate; non c'era comunicazione fra le varie isole perché la navigazione non era conosciuta, si viveva di agricoltura e pastorizia; "gente molto pacifica, di belle maniere, coraggiosa e rispettosa della parola data" così li descrive de Béthencourt.
Al momento della conquista ogni isola era governata da uno o più re o principi, c'erano tre classi sociali, quella dei governanti, i nobili e il popolo. Ogni isola aveva una legislazione diversa: a Hierro si estirpava un occhio al ladro, a Gran Canaria si ammazzava l'assassino e il ladro veniva incarcerato, a Fuerteventura si fracassava con un sasso la testa dell'omicida, a Tenerife invece non esisteva la pena di morte, ma si puniva severamente chi mancava di rispetto alle donne e chi commetteva un assassinio veniva spogliato di tutti i suoi beni per indennizzare la famiglia della vittima, a Las Palmas non si puniva il furto poiché considerato un'arte, praticamente un paradiso per gli Arsenio Lupin dell'epoca.
Ma la cosa più bella è che tutti potevano essere nobilitati, bastava dare la prova dei propri meriti personali e di un comportamento degno e rispettoso. Per il matrimonio bastava l'assenso dei due coniugi come bastava il desiderio di scioglierlo per il divorzio,comune il ceppo linguistico anche se vari dialetti.
Tutte le tribù avevano preti e templi per pregare e credevano in un essere superiore che invocavano col nome di "aborac, acoran" e come nell'antico Egitto o in Perù si imbalsamavano i morti.
Si suppone che i guanci provenissero dalle zone berbere dell'Africa del nord-ovest (Marocco, Algeria, Tunisia) e dall'antica Libia per analogie linguistiche. Resi schiavi, venduti o deportati fu la sorte di molti dei 70.000 abitanti delle Canarie durante la conquista, Madeira fu popolata in parte con gli aborigeni delle Canarie. L'autore si chiede cosa sia rimasto oggi di quel mondo: metodi di lavoro nella pastorizia, utensili di vita contadina, abitudini alimentari come il "gofio", la farina di cereali, canti e danze nelle feste collettive.
... e grazie a te Sara, per i tuoi cordialissimi resoconti.
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