venerdì 22 luglio 2016

14 luglio 2016 a Nizza: fuochi d'artificio e lumini per i morti

Dal terrazzo del Palais de la Mediterranée la scultura di una giovane bagnante sbarazzina invita al sole, al mare, alle vacanze spensierate, ma chi ne ha più voglia? I lettini a righe bianchi e blu restano maledettamente vuoti, l'aria di festa dei mesi estivi si è dissolta.
"Vite spezzate", "Dolore e rabbia" titolano le prime pagine del giornale locale e non potrebbe essere altrimenti, la tradizionale festa francese del 14 luglio, simbolo storico di una conquistata libertà democratica attraverso i secoli, si è trasformata in una carneficina senza senso, assurda come ogni ideologia mortifera che non propone nulla, distrugge e basta e un pirla qualunque, impossibile chiamarlo uomo, falcidia in 35 secondi 84 vite umane e una lunga fila di feriti che ancora non sanno se ce la faranno a sopravvivere. Un tabloid inglese riferisce che i  parenti in Tunisia si sono visti recapitare 100.000 dollari, la loro pensione di vecchiaia assicurata, viviamo in un mondo in cui le stragi vengono persino lautamente retribuite.
Ho difficoltà a stare in mezzo alla folla e ho la fortuna di poter vedere i fuochi in lontananza dalla mia casa su in collina e quelli dell'altra sera erano stati bellissimi. Come al solito reagisco lentamente e non sono riuscita a scrivere a botta calda di questa Nizza, frequentata da una vita,  che amo e che è stata ferita a morte. Sul blog negli anni le ho dedicato tanti post, ricordi, mostre, i luoghi del cuore, non pensavo mai che quella promenade des Anglais,  così ricca di storia, si sarebbe trasformata in un fiume di sangue,  che avrei dovuto mostrare lumini per morti, orsachiotti, bambolotti, montagne di fiori, disegni e  pensieri di bambini per altri bambini morti assurdamente un 14 luglio, falciati da un camion in corsa mentre tornavano a casa dopo aver guardato un cielo scoppiettante di mille colori. 
Tavole rotonde, dibattiti, polemiche infinite sull'efficienza del servizio di sicurezza, dichiarazioni ufficiali, tre giorni di lutto nazionale, lo stato d'emergenza annunciato per sei mesi: fra i nuovi riti collettivi del nostro tempo si è ormai drammaticamente insinuata la partecipazione ai funerali e il teatrino del ballottaggio delle responsabilità. Mi hanno colpito in particolare due cose: il presidente Hollande e il ministro degli interni Cazeneuve che invitano la popolazione a entrare a far parte della riserva civile, proprio come succedeva in guerra, e una trasmissione televisiva che parlava di "israelizzazione" della vita sociale in Francia. Vivere col rischio giornaliero di attentati era in fondo una realtà lontana di un minuscolo paese giudicato guerrafondaio da troppi benpensanti, che se la sbrogliasse da solo, ma adesso la follia mortifera è in agguato davanti all'uscio di casa e diventa tutta un'altra storia. Nel marasma generale di strategie, ipotesi e timori, quello che risulta orribilmente certo è il lungo elenco di nomi listato a lutto pubblicato ieri da Nice Matin. 










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