lunedì 4 luglio 2016

gli anni "selvaggi" di Corbu

Gli anni "selvaggi", come Le Corbusier stesso li ha chiamati, sono quelli passati a Petit Piquey sul Bassin d'Arcachon  a Cap Ferret durante le vacanze estive di quasi un decennio.  "Ô Paris écrasant! Ici sable pur partout, mains propres, pieds propres, linge propre. Ô Paris sale!, finalmente lontano dai ritmi frenetici della metropoli parigina e con la moglie Yvonne, l'architetto assapora il procedere lento del tempo scandito solo dalle maree, la giornata quotidiana della gente semplice del luogo, ascolta musica, raccoglie conchiglie e pezzi di legno, fotografa  e disegna di tutto, le pigne cadute dagli alberi, le reti dei pescatori, le barche, i carretti, le donne, il relax delle vere vacanze. Ha probabilmente imparato a conoscere la zona durante i sopraluoghi per le sue future case operaie di Lège e di Pessac. (http://www.saranathan.it/2016/05/unutopia-urbana-la-cite-fruges-pessac.html). 

Ma costruzioni e macchine avanzano, la magia di questa natura dove si gode di "isolement, séparation d'avec le monde", i  "selvaggi" del luogo che Corbu paragona ai poeti (ce pêcheur, pourquoi ne serait-il pas poète? Le sauvage l'est bien), tutto questo angolo di microcosmo perfetto verrà corrotto dalla costruzione di una strada, dalla ferrovia più vicina  "Je me sens attiré vers des lieux où les hommes vivent encore naturellement. Ce Piquey est plein d'une vie saine, calme, à l'échelle humaine; tout est là, c'est cela que les civilisations détruisent, plongeant les hommes dans l'artifice et le malheur". ..."Je cherche les sauvages, non pour y trouver la barbarie, mais pour y mésurer la sagesse. Amérique ou Europe, paysans ou pêcheurs. Je comprends: je vais là où des hommes pratiquent des travaux servant à les nourrir .....Ils font aussi ce qu'il faut pour obtenir sans frais ni dépenses, les joies de la sociabilité: métier, famille, collectivité."
Perduto il suo angolo di paradiso incontaminato, a partire dal '36, Le Corbusier da queste parti sull'oceano non ci torna più; inizierà a fare, lui, il "selvaggio" in un nuovo buen retiro, quello di Cap Martin dove costruirà il suo "cabanon", il suo "castello sulla Riviera di 3,66 per 3,66 metri" a cui resterà fedele fino alla fine dei suoi giorni. Ma la mostra appena inaugurata non si rivolge agli anni davanti al Mediterraneo, ricorda invece le sue vacanze in Aquitania, estati feconde, sia umanamente per la frequentazione autentica con gli abitanti, che dal punto di vista creativo per le sue pitture e riflessioni estetiche e architettoniche. 
L'esposizione si divide in due registri, da una parte olii, disegni, schizzi, acquerelli legati a quegli anni, dall'altra, foto di vita vissuta, la casa presa in affitto a Piquey, le chiacchiere intorno al tavolo, le passeggiate in barca, le lettere scritte alla madre,  annotazioni e riflessioni. "Oui le Piquey est comme un paradis du sage. Solitaire, à pleines journées, je promène mon observation admirative dans ces terres classées de la lagune, de la pinède et de l'océan".
Un piccolo gioiello di carattere quasi intimista, oserei dire di questa mostra, certamente più modesta rispetto alle ricche retrospettive dell'anno scorso per il cinquantenario dalla scomparsa di Le Corbusier, ma importante perché è la prima manifestazione in un luogo nuovo, ovvero il vecchio deposito ferroviario in disuso da più anni della stazione Roquebrune-Cap Martin, ora rigorosamente restaurato, che fungerà da polo espositivo-culturale e che viene ad aggiungersi al patrimonio di Cap Moderne.(http://www.saranathan.it/2015/06/cap-moderne-e-la-villa-e-1027.html). 

Un buon lavoro quello dell'Associazione Eileen Gray Etoile de Mer- Le Corbusier e dell'Associazione Cap Moderne. L'impegno di una vita del nostro compianto Robert, ricordato con affetto e stima in tutti i discorsi ufficiali dell'evento, si è veramente tradotto in realtà e adesso non manca che la ciliegina sulla torta, cioè la risposta affermativa dell'Unesco al riconoscimento dell'opera architettonica di Le Corbusier quale Patrimonio dell'Umanità nel quadro del Movimento Moderno. 
Ha chiuso la serata un bel documentario, cioè la proiezione del film "Le Corbusier en vacances" del regista Frédéric Lamasse. A disposizione del pubblico, su ogni sedia, la montatura vuota degli occhiali alla Corbusier e siccome l'autore era presente ma la sua bambina pure, ci siamo divertiti a vedere la piccola inforcarne addirittura tre. 



 

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