A volte mi chiedo perché si viaggi in paesi lontani alla ricerca di eden esotici quando angoli di paradiso sono a un tiro di schioppo, vicini e facilmente raggiungibili. Domanda banale dalla risposta però complessa e articolata, le ragioni sono molteplici, ma lasciamo stare, questa è un'altra storia. A Cap Martin, pochissimi chilometri dopo Ventimiglia, si trova un sogno di posto. Oltre che naturalmente in macchina, ci si può arrivare a piedi da Mentone, oppure in treno, scendendo alla minuscola stazione di Roquebrune-Cap Martin.
Si prende la direzione del cartello, Promenade Le Corbusier e lungo una stradina romantica e piena di fascino (che porta a piedi da un lato fino a Mentone e dall'altro fino a Montecarlo) si comincia a godere a pieni polmoni della vista tutt'intorno: scorci verdi e blu, la spiaggia del Buse, il mare con la rocca di Monaco sullo sfondo, il borgo medievale di Roquebrune sulle alture a destra con tanto di castello (ci abitava con la sua schiera di bambini adottati in giro per il mondo Josephine Baker, la Venere Nera, che cantava "J'ai deux amours" con la mitica gonnellina di banane). Certo il sole è un ingrediente fondamentale, ma lui da queste parti c'è quasi sempre.
Thomas racconta un sacco di palle agli ingenui commensali che adorano ascoltarlo, fa colore locale: si inventa lupo di mare mentre branzini ed orate li compra in realtà al mercato, definisce scoiattolo la pantegana appena passata di soppiatto, sforna ricordi impossibili sulla sua presunta partecipazione alla campagna militare dei Dardanelli, quando in quell'epoca non era ancora nato. A Corbu questo posto piace proprio tanto, un giorno in due ore dipinge il suo Thomas-Robert sulla facciata esteriore dell'Etoile de Mer e poi la parete tutt'intorno ( per ovvie ragioni di preservazione, l'attuale è una copia, l'originale è stato esposto alla sua morte alla Galleria Denise Renée di Parigi in Bd. Saint Germain). Secondo le teorie pittoriche del maestro, che non è solo architetto, il quadro viene concepito "non come una superficie, ma come uno spazio" in cui gli oggetti si articolano sulla parete come i volumi nello spazio architettonico
Le Corbusier si mette d'accordo con Thomas che lo autorizza a costruire lì attaccato nel 1951 il Cabanon: 15 metri quadrati in cui tutto è previsto per chi sa sbarazzarsi del superfluo, due letti che fungono anche d'armadio, una sedia, uno sgabello, un lavandino, vista superba sulla baia di Monaco. Struttura minuscola, funzionale ed essenziale, com'è nel suo stile, sarà il suo "Castello sul mare" per le vacanze del mese di agosto, il suo regalo di compleanno alla moglie, luogo privilegiato ed amatissimo per meditare, disegnare, scrivere. Cassina l'ha riprodotto e presentato nel giardino della Triennale durante la Fiera del Mobile di Milano di qualche anno fa. C'è il progetto di installarlo in uno spazio davanti alla stazione per proteggere dall'usura delle visite quello originale.
In cambio, nel 1957, Corbu fa edificare le Unités de Camping, 5 stanze appollaiate su delle palafitte che i Rebutato potranno affittare nei mesi estivi ai vacanzieri, idea utilissima, perchè fonte di reddito per quando l'Etoile de Mer cesserà la sua attività come ristorante nel 1969. Sulla parete il famoso "Modulor", sistema di proporzioni armoniche applicate dall'architetto in tutti i suoi progetti: l'altezza dell'uomo in piedi e quella dell'uomo in piedi col braccio alzato. Molte altre misurazioni dipenderanno sempre dalle posizioni più frequenti assunte dall'uomo, in piedi, seduto, appoggiato coi gomiti. Le Corbusier cerca fin da giovane di penetrare il mistero dell'equilibrio delle forme, dell'armonia degli spazi e dei volumi e il Modulor sarà il risultato delle sue ricerche negli anni, la sua "sezione aurea", il suo "numero d'oro" come per i costruttori dell'antichità.
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