martedì 7 settembre 2010

Varna: amnesie e dintorni


Non l'ho scritto subito perché me ne vergogno, imbarazzante dover ammettere che il cervello se n'è andato in pappa, ma in Bulgaria, a Sofia e Varna ci sono già stata per un breve viaggio con i miei genitori qualche lustro fa, quando avevo diciott'anni. Ho martoriato le meningi, mi sono spaccata la testa frugando negli anfratti più profondi dei labirinti della memoria alla ricerca di un granello, un vero disastro, non ci ho trovato quasi niente, a Varna è stato veramente come se avessi visitato la città per la prima volta. Ma cosa caspita avevo in testa allora? a cosa pensavo? dov'ero? L'unico frammento di ricordo di quel viaggio di gioventù a cui mi sono disperatamente attaccata è stato il soggiorno di due giorni al mare a Zlatni Piassatsi o Golden Sands, come la chiamano adesso. Tutto il litorale a nord di Varna è il più frequentato dai turisti fin dagli anni 60, allora esclusivamente per i quadri del Partito dei differenti paesi del blocco comunista e per gli stranieri, portatori di valuta pregiata, dagli anni 90 finalmente accessibile anche per i bulgari. Ricordo bene questo particolare, con papà ci eravamo  profondamente indignati per la discriminazione. Era un albergone immenso, classica architettura di regime, senza charme ne stile, prezzi occidentali, molta prosopopea e non funzionava niente, rubinetti che perdevano, radio rotta, lenzuola bianco giallo e una lentezza esasperante, due ore di attesa per un caffé e una banale prima colazione. Of course con Gastone ci siamo fatte una gita di un giorno da queste parti, passando per Sveti Constatin i Elena e altri complessi turistici, le Rimini locali. Una cementificazione terrificante, non me la sono sentita di fotografare: la maggior parte delle strutture alberghiere sono ormai privatizzate, offrono una vasta gamma di cure termali, acque minerali e fanghi, certi alberghi dal di fuori sembrano ultra moderni e lo standard dei servizi sarà sicuramente all'altezza, ma l'impressione ricavata è orribile ora quanto lo fu un tempo.


Avevo fatto un bagno bellissimo in mare con mia madre, unico ricordo di qualità cui sono profondamente legata; da nordica polacca avvezza ai monti Carpati non aveva consuetudine del mare, il desiderio di nuotare si mescolava in lei a una fifa blu, si aggrappava a me e insieme ridevamo; nell'acqua c'erano delle immense meduse totalmente innocue, i bambini si divertivano a prenderle e farle sciogliere al sole.


L'autobus ha continuato fino a Capo Kaliatra, questo sì, un bellissimo posto, e lungo la strada miriadi di strutture eoliche a danzare col vento. A parte le vestigia delle fortificazioni romane del IV° secolo  e l'intimità della minuscola cappella proprio sulla punta del promontorio, da non perdere è la maestosità della roccia calcarea che dall'alto dei suoi settanta metri sovrasta il mare.
Sulla strada del ritorno verso Varna, una sosta a Baltchik, la "Città Bianca", nascosta in un anfratto della roccia costiera, come un anfiteatro offerto al mare. Terzo porto bulgaro del Mar Nero dopo Varna e Burgas, Baltchik ha una lunghissima storia dietro di sé, ne sanno qualcosa greci, romani, bizantini, ottomani, bulgari e rumeni che l'hanno via via occupata ed abitata.  La regina Maria, nonna del re Michele di Romania sceglie questo posto stupendo per farsi costruire negli anni '30 (il periodo "rumeno" va dal 1913 al 1940) la sua residenza estiva, regnanti e preti hanno notoriamente buon gusto. La proprietà si trova a soli due chilometri dalla cittadina e se il fascino del palazzo della regina risiede solo nella sua posizione incredibile davanti al mare con minareto attinente, i giardini sono un incanto e vale proprio la pena goderseli.
                                                                                                             
Questo è l'ultimo post dell'avventura, tre settimane intense con gli occhi sempre spalancati ed il cuore spesso in subbuglio. Ho fotografato Gastone nel roseto regale, il luogo mi sembra appropriato al nostro percorso. Le rose sono belle ma spesso pungono, come i ricordi, come le nostalgie, come i rimpianti. La ringrazio profondamente di avermi accompagnata e capita, tutta sola  forse non avrei osato intraprendere questo "viaggio della memoria". 




Quanto a me, mi sento come questa rondine sospesa ad un filo, filo sottile ma robustissimo, credo di averlo già scritto. 

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