venerdì 14 ottobre 2016

Perast e Nostra Madonna dello Scoglio

Non posso scrivere che il Montenegro mi abbia incantata come la Dalmazia, però c'è un'eccezione, un luogo davvero magico dove abbiamo avuto la fortuna di sostare due giorni ed è il pittoresco borgo di Perast, antico avamposto veneziano sull'Adriatico. Sottratta al dominio serbo e bosniaco dai veneziani nel 1420, Perast nel magnifico fiordo delle Bocche di Càttaro, il più meridionale d'Europa e meritatamente iscritto nella lista Patrimonio dell'Umanità Unesco, ha fatto parte della Serenissima per quasi quattro secoli e ho letto che i migliori marinai e ufficiali della Repubblica di Venezia sono usciti dalle scuole navali di Perast divenuta all'epoca il "buen retiro" preferito degli uomini di mare. A fine '600 la fama di Perast era giunta fino al mar Baltico e anche lo zar Pietro il Grande faceva addestrare i suoi più brillanti cadetti nella scuola marinara locale.

Antiche case di pietra bianca, una pletora di cappelle e chiese, il museo cittadino, il lavatoio, ripari per le barche, l'acciottolato che pavimenta le strade, alcuni imponenti palazzi, tutto testimonia del prestigioso passato di questo minuscolo borgo abitato durante l'anno da poche centinaia di abitanti a cui si aggiungono i numerosi vacanzieri estivi come la nostra gentilissima padrona di casa che d'inverno vive a Zagabria e d'estate se ne ritorna nella bellezza e nella quiete della casa di famiglia.
Come magicamente sospesi sull'acqua, di fronte a Perast ci sono due isolotti; uno naturale, San Giorgio, con la chiesa omonima, il cimitero dei perastini fino alla prima metà dell'800 e con un monastero benedettino del XII° secolo e il secondo artificiale, quello di Nostra Madonna dello Scoglio sorto nel XV° secolo per ospitare un santuario dedicato alla Vergine. La leggenda racconta che a Perast si venne a sapere del quadro della Madonna nel 1452 e la tradizione collega la costruzione della chiesa alla guarigione di uno dei fratelli Mortesic che custodivano il quadro a casa loro dopo averlo trovato di notte su uno scoglio mentre erano intenti a pescare. Verrà eretta una chiesa su quello che era originariamente solo uno scoglio, in segno di gratitudine per la miracolosa guarigione. 
Certo mille vicissitudini, la chiesa sull'isola come il villaggio di Perast sono stati messi a ferro e fuoco durante un'incursione di pirati dopo la disfatta di Lepanto nel 1571 perché malgrado la sconfitta turca subita contro i veneziani, alcune imbarcazioni dell'impero ottomano sono rimaste sulle coste adriatiche e nelle Bocche di Càttaro, saccheggiando porti e convogli marittimi. Arti navali e pirateria hanno sempre accompagnato la storia di questi posti: dopo romani e saraceni, fino al 1797 il dominio veneziano e poi alternativamente sotto il controllo di austriaci, francesi, russi e inglesi prima di diventare dopo il 1914 parte della confederazione jugoslava con l'annessione al Montenegro; la baia di Càttaro, questo complesso di piscine naturali nascosto dalla vegetazione, estesa quasi cento chilometri, ma profonda poche decine di metri, ha fatto troppo gola a tutti gli occupanti di turno perché offriva un riparo sicuro agli arsenali navali. 
Stupendo il monastero di Nostra Madonna dello Scoglio e ricchissimo il contiguo museo di cui sto mostrando le foto. Un lapidario di preziosi reperti archeologici che custodisce iscrizioni e frammenti di pietra di periodi storici antichissimi, neolitico, illirico, romano, greco e medievale, ceramiche e utensili di pietra, resti di anfore greche e romane, una collezione di armi che sta a rammentare come il santuario dovesse talvolta essere difeso anche con la forza, polene delle prue dei velieri, oggetti e reliquie sacre della liturgia religiosa, ma soprattutto, ed è la cosa più bella, ex-voto dipinti su vetro, su legno o su tela.
Nelle loro preghiere e nei loro ringraziamenti i marittimi hanno sempre invocato Nostra Madonna dello Scoglio, protettrice celeste di tutti coloro che, pescatori o marinai, vivono col mare. Il santuario della Madonna era e resta il loro rifugio; in partenza per i mari lontani passavano davanti all'isolotto, incrociavano le vele, fermavano le navi e sparavano con i cannoni. Un grande stendardo, in segno di saluto, veniva issato e ammainato tre volte mentre dal Santuario risuonavano le campane. Numerosi questi ex-voto testimonianza di imprese celebri o di tragedie quotidiane, di vittorie contro le forze della natura o contro i pirati, ringrazia chi si salva e fa un'offerta prima di partire chi spera di tornare. Tuttora vige quella antichissima tradizione e le navi che attraversano lo stretto delle Catene (uno stretto d'acqua largo appena 300 metri che separa i due rami del fiordo) salutano con la sirena il Santuario e la sua Madonna.





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