domenica 22 marzo 2009

India: Magic touristic tour

Madurai- Peryar., tragitto bellissimo di 150 kilometri, 5 ore di macchina. Il paesaggio e' molto vario, gli occhi non si stancano di guardare. Tutto e' coltivato ed al viaggiatore che scorre veloce appare anche ordinato, ma e' sempre meglio non guardare troppo da vicino; palmeti di cocco, piantagioni di banane, viti da vino, risaie con le schiene delle donne chine al lavoro, sullo sfondo montagne e colline, dei paesoni sgarrupati ed animatissimi che spuntano all'improvviso come funghi dopo la pioggia. Colpiscono soprattutto numerosissime costruzioni in palia a tronco di piramide con il tetto che arriva fino a pochi metri dal suolo. Le credevo dei granai, ma sono invece delle fornaci per cuocere i mattoni. Fuori le donne fanno le forme e le mettono dapprima ad asciugare al sole. Peryar e' all'interno del Kerala, a 8oo metri di altezza, la piu' grande riserva naturale, pare, del sud dell'India. Troviamo una sistemazione in una bella stanza presso l'abitante, Lonly docet, e poi via, subito a curiosare. Col driver arriviamo dagli elefanti. Non si puo' essere sempre nobili ed all'altezza, nella vita si fanno anche tante cazzate, meglio ammetterlo e non se ne parla piu'. Un'ora di giro in elefante nella riserva, timidamente tento di dire di no, ma almeno una volta nella vita bisogna pur provare-dice Gastone-. Eccoci come due cretine sul bestione in un percorso da Gardaland, nel pacchetto c'era pure attraversamento del villaggio adiacente, l'unico tratto asfaltato mai visto. Praticamente nell'immaginario come Annibale alle Alpi sfiliamo davanti a capanne con donne, bambini, e noi lassu' ......una vergogna indicibile sublimata dall'ironia, persino l'elefante molto dignitoso deve aver pensato con compassione al genere umano .
Seconda tappa il giardino delle spezie, The Spice Garden, ce ne sono un sacco, tenuti benissimo con negozio e vendita relativa, ma non mi fregano piu', le spezie, puntualmente le compro e le butto via dopo due anni intonse perche' non so come usarle. Un simpatico studente di botanica ci fa conoscere soprattutto le varie erbe e foglie ayurvediche, una dolcissima che sostituisce lo zucchero, un'altra per chi ha il diabete, assaggiando pero' di qua e di la' capisco finalmente perche' gli intrugli del resort facevano schifo ed erano amari come il fiele, e' la saggia natura che dovrebbe migliorare le sue ricette!!!
Entriamo poi in una chiesa, a nome Lourdes ( in Kerala, e non scherzo, ci sono piu' chiese che templi) e qui il prete e' sull'altare e sta svolgendo la funzione, ma i fedeli gli girano completamente le spalle, rivolti verso l'uscita. Non potevo lasciar passare la cosa, troppo strana, restando scopro che questi fedeli cristiani, ma non so di piu', pregano in tutte le direzioni, girando fra una preghiera e l'altra ogni quarto d'ora, l'ultimo lato sara' quello del prete come da noi. Per finire il pomeriggio incontro -spettacolo di Kalari, antichissima lotta marziale keralese da cui pare si siano ispirati i monaci di Shaolin. Ragazzi giovani, superatletici che prima raggiungono la concentrazione con posizioni yoga superdifficili ( Gastone in visibilio) e poi con spade, coltelli, scudi, lottano e si confrontano ritualmente. A nanna presto, mosquitos permettendo, perche' l'indomani e' previsto trekking nel parco con guardia forestale alle 6 del mattino, ( cosa non si fa per amicizia!). Nella riserva di Peryar pare vivano 600 elefanti, bisonti, tigri, serpenti e folla animale varia, chissa' chi vedremo, chissa' chi incontreremo. Beh, per fortuna che sulla strada verso l'ingresso ho visto un sacco di queste bestie in legno compensato tipo scultura, cosi' comunque non rimango a bocca asciutta. Le tre ore di camminata nella foresta pluviale, sottobosco ricco ed ombroso alle prime ore del mattino ( quasi sempre in silenzio per cogliere avvicinamenti che non c'erano) francamente sono state molto belle, eravamo poi con una giovane coppia francese molto simpatica, il bilancio degli avvistamenti e' il seguente: 3 scimmiette in cima ad un albero, 3 termitai, molte cacche di elefante, indizio prezioso, almeno sapevamo che erano passati da li', un avvallamento con dell'erba schiacciata, il bestione aveva dormito li' ed un ficus soprannominato fico strangolatore, perche' per crescere avvolge le sue radici intorno ad un altro albero che fa morire e che gli funge da supporto, ma la protagonista incontrastata e' una frotta di rane, non grosse e verdi come la razza ariana prevede alle nostre latitudini, ma giustamente piccole e nere in sintonia con gli abitanti del luogo. Nel pomeriggio gita in barca ( delle carrette tipo quelle del lago di Como 50 anni fa , ma piene di fascino) nel grande lago artificiale della riserva. Dobbiamo fare un kilometro a piedi per l'imbarcadero, la siccita' ha impoverito le sue acque, ma il percorso e' fascinoso e metafisico perche' dall'acqua spuntano come stalagtiti spezzoni di alberi ormai morti e levigati dall'acqua e dai monsoni con le forme piu' disparate. Sulle sponde si intravedono gruppi di bisonti e quadrupedi vari (che non conosco e poi sono troppo miope e non ho il cannocchiale) che bevono o riposano. Ma improvvisamente il cielo si incazza e comincia a diluviare, colori incredibili, dell'orizzonte, dell'acqua, della natura, bello! bello! bello! ( anche adesso diluvia, per questo mi riparo in un internet cafe' a Munnar e scrivo, ma questa sara' la prossima storia.

sempre con amore sara

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