mercoledì 22 febbraio 2012

fra i canali patagonici

E un sabato sera alle 18 è iniziata la grande avventura fra i canali patagonici settentrionali e il golfo di Corcovado, una crociera di quattro giorni con la Navimag, una delle compagnie della regione specializzate in questo tipo di viaggi. Ci siamo imbarcate a Castro sull'isola di Chiloè direzione laguna San Rafael e l'omonimo ghiacciaio. Archipelago de Las Guaitecas con Melinka e l'isola Jéchica, canale Pérez Norte e Canal Costa, Paso Quesahuén, Golfo Elefantes, Rio Témpanos, Monte San Valentìn (4.058 metri, il più alto della Patagonia), il ghiaccaio Rafael, Chaìten….non solo luoghi e geografie, ma anche semplicemente nomi a me finora totalmente sconosciuti che improvvisamente incontrano la mia storia.

Aiuto, che emozione, io non le avevo mai viste tali immensità, distese senza fine di catene montuose, acque e terre, non l'ho mai visto un ghiacciaio sospeso sull'acqua e pare che se il cielo è coperto e c'è un po' di nebbiolina è ancora meglio, si potranno ammirare i colori del ghiaccio, dal nero al blu intenso, all'azzurro fino al bianco, stratificazioni delle varie età progressivamente sempre più compatte e senza aria. Le crociere in Patagonia sono generalmente costose, abbiamo potuto usufruire di un'offerta promozionale e francamente non ce l'aspettavamo una nave così bella e nuova di pacca, una stanza ed un letto che manco a Milano a casa mia sono così confortevoli, doccia abbondante e caldissima, i migliori pasti da quando siamo in Cile dove, diciamolo pure, non è in generale una cucina da gran gourmet e poi come lungo tutto il viaggio, personale e gente in genere di una gentilezza straordinaria, un incontro umano reale e fa proprio piacere.
Gli asiatici sorridono sempre, ma c'è la barriera della lingua e di culture totalmente diverse, chi lo capisce che cosa pensano veramente, anche i cubani erano squisiti ma aleggiava sempre il sospetto di una disponibilità non disinteressata, avevano talmente bisogno di tutto che puntualmente chiedevano qualcosa o ci dicevano “portami via con te”, ho ricevuto persino io tre proposte di matrimonio, che è tutto dire. Questa imbarcazione è stata fatta a Valdivia e tutto il personale a bordo è giovane e cileno, molti hanno d'inverno altre attività e arrotondano d'estate con le crociere, a parte il capitano che per fortuna un pò è pelato e un pò ha i capelli bianchi e meno male, avrà più esperienza.

Christian, uno dei ragazzi del personale mi dice che conosce molto bene Nicola di Bari e ci mettiamo a canticchiare insieme.....ho preso la chitarra, e canto per te, amore, amore, amore....
-e come è possibile?- faccio io-sei giovanissimo
-lo ascoltavamo sempre in macchina negli interminabili chilometri per gli spostamenti cileni- mi risponde- è il cantante preferito di mio padre.
Alla nostra tavola numero 8 ci sono due coppie di Santiago, uno spagnolo che però abita a Buenos Aires con la sua deliziosa compagna fotografa del Portorico e “las dos chicas italianas” come veniamo chiamate. L'unica coppia francese in circolazione ci si è attaccata come la carta moschicida, si sentono spaesati, Gastone e la sottoscritta siamo le uniche con cui possono parlare. Della grandeur francese qui se ne fregano, siamo in un mondo completamente spagnolo-sudamericano. Una volta a tavola si parlava dell'ossessione in certi paesi dell'America latina per la chirurgia plastica sul corpo (Colombia, Venezuela, Argentina, Brasile) e la portoricana Carmen racconta che in Colombia va per la maggiore una telenovela dal titolo molto significativo “Sin tetas no hay paraìso”, senza tette non c'è paradiso, esilarante e tristissimo nel contempo.
Dopo l'abituale presentazione dell'équipe di bordo e l'aperitivo di benvenuto col comandante, tutti al lavoro, sirena spiegata e grandi esercitazioni di salvataggio; quattro potenti zodiac per portarci domani a distanza ravvicinata col gigante di ghiaccio e ci spiegano che sono molto più agili e sicuri; ognuno ha un nome, spiccano Condor e Garibaldi e naturalmente preferirei il secondo. Nel frattempo la nave va, cieli, acque e terre formano un universo assolutamente maestoso, nello spazio di mezz'ora, tranne neve e grandine, si attraversa di tutto, il tempo cambia costantemente e a velocità supersonica, diluvio universale, sole, pioggia e sole insieme, vento, squarci di cielo blu, nuvole bianche, nuvole nere come la pece, alte e basse, nebbia, tre arcobaleni diversi nello spazio di pochi minuti, tutte le gradazioni dei neri, dei grigi, dei bianchi, il verde di certi isolotti e l'oro dei raggi solari. Incredibile, sono stupita, felice e disorientata, ma pare sia questa.... la Patagonia!
Praticamente vivo sul ponte di prua insaziabile del panorama, scruto ansiosa la superficie dell'acqua, magari avrò di nuovo la fortuna di intravedere dei delfini o la pinna dorsale triangolare di un'orca come è successo qualche ora fa, nel frattempo sulla cosiddetta “roccia bianca”, foche e leoni marini si riposano pigri, riesco a sentire le loro voci e mi sembrano terribili, nell'altra metà dell'isolotto degli abitanti bianchi, da lontano sembravano pinguini ma poi hanno spiccato il volo. Grande dibattito fra i passeggeri in osservazione e tutti d'accordo, non si tratta di pinguini mutanti, sono dei cormorani.
E un giorno è passato. Credo sia arrivato il momento di rileggere seriamente Chatwin, potrò ora meglio comprendere la sua fascinazione per questa straordinaria terra, “ el fin del mundo”.


1 commento:

  1. FANTASTICHE QUESTE TUE NOTE DI VIAGGIO,NE VOGLIO ANCORA....

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