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Se osservare il sistema dei fili elettrici è uno dei parametri per valutare il livello qualitativo della città, non si può negare che Valparaiso non è messa molto bene. Come alla Havana, alcune capitali del centro America che ho visitato o l'India, i contrasti sono forti, non so quanto beatamente convivono scintillanti restauri e ruderi all'abbandono, ricchezza e povertà, opulenza e degrado, parchi fioriti e sporcizia. Detto questo, Valparaiso sprizza fascino da tutti i pori, non a caso fa parte dei siti patrimonio dell'umanità nella lista Unesco.
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Una città composta da due città, la parte bassa, El Plan, con i quartieri commerciali, circolazione folle di gente ed automobili, pochissimi motorini invece, soglie di pericolosità (due agenti in moto ci hanno avvicinato invitandoci a non avventurarci per esempio in piazza Matriz nella zona portuale con omonima chiesa ed erano le 4 del pomeriggio) e dove domina il grigio degli edifici e quella alta, un tripudio di colori, tutti i "cerri", le colline che circondano Valparaiso, (Cerro Concepciòn, Alegre e Bellavista i più belli e facilmente frequentabili) con angoli e panorami mozzafiato ed i passi che risuonano tranquilli sul selciato, come un'immensa Positano davanti all'oceano.
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Mi dicono che c'è chi praticamente non scende quasi mai a valle e se ne resta sempre sulle colline. Non so perché ma mi è venuto in mente il Barone Rampante di Italo Calvino che aveva scelto di vivere sugli alberi. La realtà è spesso dura e forse dall'alto il mondo è più bello.
è il posto che davvero mi è rimasto nel cuore
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