venerdì 26 maggio 2017

Périgord: fra oche, trulli e mammut

Come un bel mazzo di funghi spuntati dopo il temporale, le casette appaiono sul manto erboso. Come non pensare ad Alberobello e ai suoi trulli? Certo cambia il colore e modesta è l'estensione dell'area abitativa, ma la tecnica di costruzione è la stessa e l'effetto visivo pure. A mezza strada fra Sarlat e  Les Eyzes, siamo alle Cabanes du Breuil, una fattoria ancora in attività di circa 15 ettari di cui i "trulli" fanno parte. Originariamente una propretà rurale dei Benedettini di Sarlat fino alla metà del XV° secolo, nel '700  e '800 sede di atelier artigianali e abitazioni per gli uomini che lavoravano i campi e allevavano gli animali, oggi "patrimonio rurale storico" che si va a visitare.
(http://www.saranathan.it/2015/07/la-valle-ditria-e-le-sue-meraviglie-2.html)

Peccato che Noam stesse facendo la siesta del pomeriggio e sia rimasto  in macchina a dormire perché c'erano un sacco di animali da cortile e un pavone in nostro onore ha fatto pure una splendida ruota che ho molto apprezzato. Queste case sono il risultato di una sapiente sovrapposizione di pietre senza nessun collante fra loro, né malta, né cemento, è la giusta disposizione delle pietre che fa tenere la struttura; gli studenti vengono qui a cimentersi in questa antica tecnica di costruzione. 
-Ma è mai possibile che le oche le vediamo dappertutto solo ridotte in scatola? Cammin facendo e macinando chilometri per le campagne perigordine,  ero delusa e rompevo le scatole, volevo vedere almeno da lontano un allevamento e tante tante oche tutte insieme, cosa ci posso fare se sono una mia passione? E finalmente sono stata accontentata. L'ho fatto fermare di botto lungo la strada, Francesco da rigoroso vegetariano era disgustato e non è sceso dalla macchina, -domani saranno tutte morte- ha solo detto. Non ci voglio pensare e intanto le ho immortalate. 
Passando con leggerezza dal foie gras nientepopodimeno che alla preistoria, abbiamo visto purtroppo solo dall'esterno a volo d'uccello La Roque Saint-Christoph, un'incredibile falesia alta 80 metri a picco sul fiume Vézère. Qui ci sono vestigia che risalgono dal paleolitico superiore, 55.000 anni fa, fino al medioevo,  quale esempio di habitat trogloditico e della sua evoluzione. Una roccia calcarea lunga quasi un chilometro che grazie alla sua conformazione ha permesso durante il medioevo di costruirci delle case. Ho pensato che non c'era bisogno di andare fino in Colorado a Mesa Verde per vedere le capacità dell'uomo di adattarsi e sfruttare la natura circostante.
Abbiamo invece fatto il tour completo della Grotta di Rouffignac, la grotta dei 100 mammut come viene anche chiamata. Un trenino elettrico che, nel buio più completo per non ledere pitture e incisioni rupestri che risalgono fino a 13.000 anni fa, entra in profondità nelle viscere della terra con la guida che via via al passaggio illumina con una torcia le rappresentazioni sulle pareti e sul soffitto. Mammut, rinoceronti, cavalli, bisonti, stambecchi, il bestiario umano è ricco e variamente rappresentato, inciso o dipinto. Non manca anche qualche raffigurazione umana, ma il protagonista assoluto è il mammut, progenitore dei moderni elefanti, con ben 158 rappresentazioni. L'immensa caverna è stata scoperta nel 1956 da un professore di preistoria dell'Università di Tolosa e assieme ad altri siti preistorici e grotte della valle del fiume Vézère, è dal 1979 Patrimonio dell'Umanità Unesco.
Vi porto con me fin dove posso, cioè fino al trenino, poi ci sono solo il nostro stupore, il buio del ventre della terra, le nicchie lasciate sul suolo dagli orsi, primi abitanti del luogo e le straodinarie testimonianze artistiche dei primi cacciatori-raccoglitori, ovvero quei nostri antichissimi antenati che ignoravano ancora agricoltura e allevamento e si cibavano unicamente cacciando e prelevando le risorse alimentari dalla natura selvatica. Le rappresentazioni che mostro sono incisioni e disegni dei nostri giorni in vendita all'ingresso che riproducono fedelmente le immagini ammirate nella grotta.



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