mercoledì 24 maggio 2017

Sarlat e il mercato di Saint Cyprien

Ho interrotto di scrivere del favoloso Périgord perché nel frattempo c'è stata una scappata di qualche giorno nella campagna veneta, ma questa è un'altra storia e la racconterò più tardi. Fra uova d'oca, di tacchino, d'anatra, di gallina e di faraona rieccomi a Saint Cyprien e al suo mercato della domenica mattina che si snoda lungo tutto il borgo. Sulle bancarelle ostriche, formaggi, salumi, torroni, tartufo nero, cassoulet, confit e foie gras, un vero trionfo di prodotti gastronomici; divertente osservare ghiottoni e turisti da tutto il mondo che si cimentano a degustare, papille e calorie allo zenith.  A proposito, ho letto che i prodotti d'oca sono molto più cari perché richiedono più lavoro per via del collo diverso e dunque della capacità di ingerire: il povero animale ci mette molto più tempo a farsi orrendamente rimpinzare, per un mese e quattro volte al giorno, mentre l'anatra è "pronta" in due settimane e la si "ingozza" a dismisura solo due volte al giorno. Un tempo mi capitava di mangiare il foie gras e lo trovavo pure buonissimo, ma adesso non me la sento più, il procedimento è troppo orrido.
La tappa successiva del giorno è Sarlat, bella e interessante. Ci sono delle buone ragioni, e le ho già dette, per chiamarlo Périgord nero, ma a parte i tetti di ardesia scuri scuri, è l'onnipresente calcare biondo che costituisce tutti gli edifici e da' luce alle vecchie pietre . Sarlat non è un borgo, ma una stupenda cittadina medievale di ben 11.000 abitanti e si presenta fieramente come la capitale del Périgord nero. Nel suo prosperoso passato si annoverano mercanti, chierici e notabili, ma dopo la Rivoluzione, lontana dai grandi crocevia economici, la cittadina si era addormentata. E' stata la legge Malraux del 1962 per la salvaguardia dei patrimoni urbanistici a dare il via a restauro e riabilitazione di tutto il suo centro storico facendola diventare quel gioiello prezioso di cui adesso possiamo godere.

In stile rinascimentale italiano l'Hôtel de la Boétie di inizio XVI° secolo. Qui è nato e vissuto Etienne de la Boétie indissolubile amico di quel Michel de Montaigne, sindaco di Bordeaux per quattro anni a partire dal 1580, saggista-filosofo e soprattutto straordinario umanista che per lui ha scritto il trattatello "Sull'amicizia": "... Si on me presse de dire pourquoi je l'aimais, je sens que cela ne se peut exprimer qu'en répondant: parce que c'était lui, parce que c'était moi..." Le riflessioni del sociologo Alberoni sul più nobile dei sentimenti umani ci sono arrivate cinque secoli dopo.....
Interessante il recupero della vecchia chiesa Sainte Marie del XIV° secolo. Sconsacrata dai tempi della Rivoluzione francese e trasformata in fabbrica per la produzione di salnitro, divisa poi in proprietà private nel XIX°, a inizi '900 diventa ufficio postale e poi viene definitivamente abbandonata. Nel 2002 e grazie all'intervento di Jean Nouvel, architetto francese che progetta sempre cose egrege, si trasforma in un mercato coperto. Davvero imponenti le sue porte di ferro. Proprio accanto la piazza del mercato o delle oche, come viene chiamata; oche di bronzo degli scultori François Xavier e Claude Lalanne noti per le loro creazioni di animali. Queste oche non vengono mai lasciate in pace, c'è sempre qualcuno che ci si siede sopra e finisco per immortalare le tre belle turiste.
Imponente come si può vedere il complesso della cattedrale di Saint Sacerdos costruita a partire dal 1505 sopra un'antecedente chiesa romanica del XII° secolo che viene demolita. Per via della guerra dei cent'anni tra francesi e inglesi, guerre di religione, epidemie e problemi finanziari ci vorranno quasi due secoli per portare a termine la cattedrale e questo spiega anche il suo carattere architettonico eteroclito che mescola lo stile romanico dell'antica chiesa preesistente  con i vari successivi rifacimenti. All'interno mi ha colpito una cosa che non avevo mai visto: invece delle solite candele per le preghiere votive, si propone ai fedeli di piantare un chiodo. Originale e anche misteriosa, proprio accanto alla Cattedrale, la Lanterna dei Morti o Torre San Bernardo che è un po' l'emblema di Sarlat e spunta fuori da ogni scorcio panoramico sulla città. Uno strano edificio del XII° secolo e leggo che il suo utilizzo originale resta un enigma. Si sa che dapprima fu consacrata come cappella e che è servita come luogo di sepoltura, poi punto di incontro dei notabili per eleggere i loro rappresentanti  nel '600 e polveriera dopo la Rivoluzione.
Che dire di più? Malgrado un tempo barbino, la visita di Sarlat è stata un'esperienza ricca di bellezze e di sorprese che auguro a tutti!
il Présidial: l'antico palazzo di Giustizia della città





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