giovedì 11 maggio 2017

fascinoso Périgord

Non c'è niente da fare, non riesco a disintossicarmi. E' da fine febbraio che non vedo Noam e dopo due mesi mi viene puntualmente un'acuta crisi d'astinenza che mi costringe a volare da lui a Bordeaux. Questa volta però non restiamo in città, i ragazzi hanno previsto quattro giorni a zonzo insieme per il Périgord in Dordogna dove non sono mai stata. Evviva, nipote + giro turistico, sono proprio fortunata, cosa volere di più?
Non ho la più pallida idea di dove mi porteranno, ma nell'attesa mi sono documentata un pochino scoprendo che nel Périgord c'è davvero solo l'imbarazzo della scelta: nella valle di Vézère per esempio sono da scoprire 450.000 anni di storia con numerose grotte ricche di pitture rupestri, fra cui la famosissima di Lescaux, soprannominata la Cappella Sistina  della Preistoria e poi castelli a volontà per non parlare dell'alta concentrazione dei " plus beaux villages de France" e di cittadine come Périgueux, Bergerac e Sarlat dotate del marchio " villes d'art et d'histoire". Aiuto, fra denominazioni controllate, marchi e labelli la Francia non scherza, sembra tutta firmata, comunque ho sempre apprezzato  come i nostri vicini d'oltralpe preservano e valorizzano il loro ricco patrimonio e pazienza se la "grandeur" fa sempre capolino dietro l'angolo.
Prima tappa del periplo perigordino proposto dai ragazzi è Bergerac, a un'oretta e mezza di macchina da Bordeaux e non in autostrada, ma sulle strade dipartimentali attraversando una  campagna verdissima e coltivatissima. Cittadina dalla storia antica che deve la sua ricchezza alla produzione di vino coltivato fin dal tempo dei romani, pare vanti ben 13 appellazioni di origine controllata ed è da queste parti che si sono inventate le botti che hanno sostituito le vecchie anfore greche e romane. Leggo che in seguito all'eruzione del Vesuvio nel 79 con la distruzione dei vitigni pompeiani, invece di esportarlo, Roma inizia ad importare vino dalla Gallia a tal punto che, per contrastare la concorrenza, un editto del 92 di Domiziano impone di estirpare il 50%  dei vigneti francesi. Da notare poi che non a caso qui  ci troviamo nel cosiddetto "Périgord pourpre", porpora, il colore dei vitigni. 

Cyrano de Bergerac, il famosissimo esuberante spadaccino-poeta sorto a fine '800 dalla penna di Edmond Rostand,  non è mai stato a Bergerac e non ci ha mai nemmeno messo il suo lunghissimo bitorzoluto naso, non è di questi luoghi neanche quel reale Hector-Savinien Cyrano de Bergerac, irrequieto seicentesco scrittore e uomo d'armi parigino a cui Rostand si è ispirato per scrivere la sua opera, ma per chiari fini turistici la cittadina ha abbondantemente sfruttato l'omonimia dedicando al personaggio due statue che troneggiano in piazza.
Appaiono poi le prime insegne di "foie gras" che ci accompagneranno costantemente nei nostri giorni vagabondi. Nutro una grande passione per le oche, mi fanno simpatia, ma confesso di preferirle alla grande vive, prima che finiscano in scatola.
La storia di Bergerac si legge nelle stradine acciotolate della città vecchia restaurata a meraviglia, ma il piatto forte è la Dordogna, il fiume che la costeggia, corso navigabile e preziosa via di tutti i trasporti nei secoli prima che arrivasse il treno a scombinare le carte. Sulle sponde della magnifica Dordogna saranno quasi tutti i villaggi che visiteremo. Sull'acqua le tipiche "gabare", imbarcazioni a fondo piatto usate per il carico e scarico delle merci e adesso per portare a spasso  lungo il fiume i visitatori come faremo anche noi l'indomani a Beynac.
Verso le 7 di sera arriviamo a Pezuls, alla "Ferme de Fouliouze" nell'agriturismo del Périgord "noir" dove pernotteremo. I ragazzi ci sono già venuti in passato e dopo aver visto il posto e conosciuto i due proprietari capisco perché hanno voluto ritornarci. Gilles et Florence sono una vera delizia e fanno la vita di sacrificio che fanno per passione. Lui carpentiere, lei assistente familiare, vivevano in alta Savoia, ma con il sogno nel cassetto di gestire una fattoria e tornare a fare, secondo la più pura tradizione di un tempo, il formaggio di capra come Gilles aveva imparato dal padre. Cresciuti i figli, uno vive adesso in Nuova Zelanda, eccoli sbarcare nel 2009 nel Périgord; "le bonheur au pré", la felicità in campagna come titola uno dei tanti articoli di giornale dedicati alla loro storia. 
Nell'aia il camioncino con cui vanno ai mercati per la vendita diretta della loro produzione, una vita scandita fra le capre all'alpeggio, mungere e nutrire gli animali, la produzione delle tome e Florence che per rimpolpare il bilancio familiare affitta parte della fattoria ai vacanzieri e sforna prime colazioni di sogno con marmellate e torte naturalmente fatte in casa da lei, Fra i pesci nello stagno, asini, capre, pecore e la libertà di correre dovunque, Noam era al settimo cielo e noi pure. (Gilles et Florence Gros. La Ferme de Fouliouze. Tel: +33 553249102. www.fouliouze-perigord.com )





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