venerdì 10 luglio 2015

la valle d'Itria e le sue meraviglie (2)

Come in ogni paese che si rispetti, ad Alberobello non manca niente, il Belvedere, piazze, chiese, giardini, viali alberati, i musei dell'Olio, del Vino, del Territorio, ma noi, frettolosamente curiosi come i turisti di poche ore, ci siamo subito fiondati nel Rione Monti e nel Rione Aia Piccola per vedere quei 1400 trulli Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 1996. Costruzioni dal sapore arcaico, quelle casette rotonde tutte bianche col cappello a punta da mago, sembra di entrare in un mondo di favole popolato di gnomi e folletti, in realtà edifici umilissimi, iniziati ad essere ingegnosamente edificati senza fondamenta  con pianta circolare e muratura a secco, il tetto conico ricoperto di chianche, delle pietre piatte e sottili, a partire dal XV° secolo .
Iniziamo dal Rione Monti, un concentrato di 1000 trulli che ormai non sono più abitati, ma solo a vocazione turistica e museale, un negozio via l'altro senza soluzione di continuità; francamente è proprio esagerato e offusca quell'atmosfera di autenticità che conservano ancora integra tutti gli altri paesi della Val d'Itria. I meravigliosi prodotti della terra la fanno da padrone, esposizioni di scamorze provole, salami e teste d'aglio di plastica, ma stiamo tranquilli, il cartello del negozio ci rassicura che all'interno troveremo quelli veri.

Non manca neppure in vendita il vino della vicina tenuta a Cellino San Marco di Al Bano. Un nettare degli dei, come chiamavano il vino gli antichi romani, che guarda caso si chiama Felicità, in omaggio alla famosissima canzone. Non è che nutra una smodata passione per la coppia nazional-popolare Al Bano e Romina Power, ma per mio nipote Noam, assolutamente si, e si da il caso che Noam adori ascoltare Felicità su Youtube almeno una volta al giorno; con l'incerta dizione dei suoi 18 mesi lui sintetizza "Felicità" in "Atità".
Nel Rione Monti anche la chiesa di Sant'Antonio rispetta naturalmente la caratteristica architettura del luogo. Leggo sulla guida che è stata costruita grazie alle donazioni dei pugliesi emigrati in America. Interessante notare che nei trulli variano i pinnacoli, vale a dire la sommità della copertura che può essere una sfera di pietra, ma anche una forma stellata o cruciforme e gli studiosi hanno inventariato circa 200 disegni dipinti a calce, a mano libera, sulle coperture coniche dei trulli. Inventiva dei maestri trullari che nei tempi antichi si sono ispirati a forme semplici come sfere, coni o piramidi e ad altri simboli dalla valenza magica connessi al culto solare praticato dai popoli primitivi, sostituendoli poi nel tempo con simboli della cristianità, certo comunque il valore scaramantico e augurale dei disegni.
Tutt'altra atmosfera, "normale " e quieta, al Rione Aia Piccola dove la gente vive tuttora, accanto due piazze dove anticamente i contadini battevano i cereali e visibili dei lamioni, cioé i magazzini nei quali si stipavano le granaglie frutto delle decime. Delizioso un trullo con la rispettiva casetta per il cane, vuoi mettere che sballo una cuccia a forma di trullo?
Ma la cosa che ci ha incantati di più in questo rione sono senza ombra di dubbio il giardino e l'orto della Signora Anna, un vero tripudio di fiori e colori. Lei ci accoglie comprensibilmente fiera di mostrarci il frutto delle sue fatiche quotidiane e in un angolo c'è pronto un grande mastello azzurro pieno d'acqua che si sta riscaldando al sole di giugno: è per il bagnetto del nipotino di quattro anni che ogni giorno viene a visitare la nonna.
In piazza 27 Maggio proprio dove inizia il Rione Aia Piccola c'è il Museo del Territorio che illustra la storia della civiltà contadina di questo angolo di mondo. Eravamo fuori orario e non siamo potuti entrare, ma fuori c'era un manifesto con le parole di Pier Paolo Pasolini:
PS:  a Gerusalemme c'era il ristorante  Holy Bagel e ad Alberobello dove si va?  Al " Trullo d'oro" of course!

  

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