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Come in ogni paese che si rispetti, ad
Alberobello non manca niente, il Belvedere, piazze, chiese, giardini, viali alberati, i musei dell'Olio, del Vino, del Territorio, ma noi, frettolosamente curiosi come i turisti di poche ore, ci siamo subito fiondati nel Rione Monti e nel Rione Aia Piccola per vedere quei 1400 trulli Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 1996. Costruzioni dal sapore arcaico, quelle casette rotonde tutte bianche col cappello a punta da mago, sembra di entrare in un mondo di favole popolato di gnomi e folletti, in realtà edifici umilissimi, iniziati ad essere ingegnosamente edificati senza fondamenta con pianta circolare e muratura a secco, il tetto conico ricoperto di chianche, delle pietre piatte e sottili, a partire dal XV° secolo .
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Iniziamo dal Rione Monti, un concentrato di 1000 trulli che ormai non sono più abitati, ma solo a vocazione turistica e museale, un negozio via l'altro senza soluzione di continuità; francamente è proprio esagerato e offusca quell'atmosfera di autenticità che conservano ancora integra tutti gli altri paesi della Val d'Itria. I meravigliosi prodotti della terra la fanno da padrone, esposizioni di scamorze provole, salami e teste d'aglio di plastica, ma stiamo tranquilli, il cartello del negozio ci rassicura che all'interno troveremo quelli veri.
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Non manca neppure in vendita il vino della vicina tenuta a Cellino San Marco di Al Bano. Un nettare degli dei, come chiamavano il vino gli antichi romani, che guarda caso si chiama Felicità, in omaggio alla famosissima canzone. Non è che nutra una smodata passione per la coppia nazional-popolare Al Bano e Romina Power, ma per mio nipote Noam, assolutamente si, e si da il caso che Noam adori ascoltare Felicità su Youtube almeno una volta al giorno; con l'incerta dizione dei suoi 18 mesi lui sintetizza "Felicità" in "Atità".
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Nel Rione Monti anche la chiesa di Sant'Antonio rispetta naturalmente la caratteristica architettura del luogo. Leggo sulla guida che è stata costruita grazie alle donazioni dei pugliesi emigrati in America. Interessante notare che nei trulli variano i pinnacoli, vale a dire la sommità della copertura che può essere una sfera di pietra, ma anche una forma stellata o cruciforme e gli studiosi hanno inventariato circa 200 disegni dipinti a calce, a mano libera, sulle coperture coniche dei trulli. Inventiva dei maestri trullari che nei tempi antichi si sono ispirati a forme semplici come sfere, coni o piramidi e ad altri simboli dalla valenza magica connessi al culto solare praticato dai popoli primitivi, sostituendoli poi nel tempo con simboli della cristianità, certo comunque il valore scaramantico e augurale dei disegni.
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Tutt'altra atmosfera, "normale " e quieta, al Rione Aia Piccola dove la gente vive tuttora, accanto due piazze dove anticamente i contadini battevano i cereali e visibili dei lamioni, cioé i magazzini nei quali si stipavano le granaglie frutto delle decime. Delizioso un trullo con la rispettiva casetta per il cane, vuoi mettere che sballo una cuccia a forma di trullo?
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Ma la cosa che ci ha incantati di più in questo rione sono senza ombra di dubbio il giardino e l'orto della Signora Anna, un vero tripudio di fiori e colori. Lei ci accoglie comprensibilmente fiera di mostrarci il frutto delle sue fatiche quotidiane e in un angolo c'è pronto un grande mastello azzurro pieno d'acqua che si sta riscaldando al sole di giugno: è per il bagnetto del nipotino di quattro anni che ogni giorno viene a visitare la nonna.
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In piazza 27 Maggio proprio dove inizia il Rione Aia Piccola c'è il Museo del Territorio che illustra la storia della civiltà contadina di questo angolo di mondo. Eravamo fuori orario e non siamo potuti entrare, ma fuori c'era un manifesto con le parole di Pier Paolo Pasolini:
PS: a Gerusalemme c'era il ristorante Holy Bagel e ad Alberobello dove si va? Al " Trullo d'oro" of course!
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