mercoledì 5 marzo 2014

San Agustìn: Hugo da Verona

Si scelga con cura un Ugo, non certo di fantozziana memoria perché l'Ugo in questione di patetico non ha proprio niente, sulla quarantina, energico, solare, testa matta con accento veneto, lo si immagini nei primi anni del nuovo millennio a zonzo per l'America latina, rigorosamente senza orologio che scandisce solo stress, curioso di provare tutte le esperienze della vita in piena libertà,  gli si metta poi un "h" davanti al nome che fa esotico  hidalgo spagnolo e spunterà fuori come per incanto il nostro "Hugo da Verona", si vada poi a fare i turisti italiani a San Augustìn e capiterà senz'altro la fortuna di incontrarlo perché lui oltre a gestire il suo ristorante, per passione e divertimento fa da guida ai viaggiatori italiani che vanno da quelle parti.

Ma procediamo con ordine: con un volo interno da Bogotà si atterra a Neiva, sonnolento capoluogo del dipartimento di Huìla, clima torrido umido irrespirabile e nulla di interessante da vedere se non lo scorrere del fiume Magdalena e una scultura della Gaitana una donna eroe dell'etnia Yalcon misteriosamente scomparsa che nei primi decenni del 1500 ha guidato la resistenza dei popoli indigeni contro i conquistadores spagnoli.
Neiva è solo una tappa di passaggio necessaria per raggiungere in autobus dopo 5-6 ore caracollando fra valli e montagne, la Cordigliera Centrale e quella Orientale, San Agustìn con i suoi tre parchi archeologici patrimonio dell'umanità. Hugo è lì ad aspettarci col pulmino all'aeroporto di Neiva e per i nostri tre giorni di soggiorno non ci mollerà più, un fiume di parole, di spiegazioni, di racconti, di buon umore, una vera straordinaria bomba umana.
Le nostre domande saranno molte lungo il percorso insieme e mentre Hugo come un fiume in piena risponde a briglia sciolta su tutto, da un corso accelerato di storia colombiana sugli ultimi 30 anni, l'eterno conflitto tra liberali e conservatori, le formazioni militari, quelle degli eserciti paramilitari di autodifesa, le Farc, i cartelli della droga e le piste del narcotraffico, i cartelli di Calì e quello di Medellin, Pablo Escobar da vivo e da morto, la drammatica fusione tra potere politico e narcos, il past president Urribe che manu militari ha fatto una pulizia generale,  alle difficoltà dei campesinos che non sono adeguatamente tutelati dallo stato, dalle produzioni tradizionali che vengono progressivamente abbandonate e adesso il riso arriva dalla Cina perché costa la metà alle sue esperienze personali di vita, visiteremo e vedremo tantissime cose. Per esempio le coltivazioni di caffè, streghe a cavallo della scopa, fiori meravigliosi, campi di lulo, un frutto peloso come il kiwi ma dal sapore acidulo di un'arancia, case e villaggi di contadini, la vegetazione rigogliosa che è vicinissima all'Amazzonia senza esserlo ancora ma che credo ci assomigli molto.
Vedremo degli alberi giganteschi dalle spettacolari foglie rosse che non mi ricordo come si chiama e le cascate del                                      Mortino

Le cascate de Bardones alte ben 320 metri:
e anche il punto in cui il grande rio Magdalena, lungo più di 1500 chilometri e che attraversa tutta la Colombia, è largo solamente un metro:
Ne racconterò ancora degli intensissimi giorni a San Augustìn e dintorni con la nostra stupenda guida, ma per intanto, per chi si sta appassionando di Colombia, consiglio di leggere il libro "Millevite" della giornalista-scrittrice Silvia di Natale che se n'è andata per sei mesi on the road nel paese e a pagina 138 troverà un capitoletto intitolato "Il Paradiso è qui" dedicato proprio al nostro Hugo. Cito solo le prime righe giusto per far venire l'acquolina in bocca e la voglia di leggerlo: "Anche Ugo è un uomo felice. A vederlo si direbbe uscito da una bustina di lievito, tanto richiama l'immagine del cuoco pacioccone con le mani immerse nella pasta. Ha gli occhi celesti e sorridenti, guance rosee e paffute...." 

E dunque una sera memorabile, la più divertente del viaggio, tutti a cena da Hugo nel suo ristorante italiano di San Augustìn, teli di bandiera rigorosamente bianco rosso e verde sul soffitto, foto di Alberto Sordi che si rimpinza di spaghetti appesa al muro, un menù molto poco andino ma da 3 forchette Michelin ovvero ravioli di salmone in salsa d'arancio, gnocchetti di malga con biete, funghi e provola affumicata, fusilli con porro e salsiccia.

Come dessert finale musica andina a volontà del gruppo folcloristico invitato e il nostro che, inforcati cappello, poncio e occhiali neri, si esibisce in un repertorio misto italiano-spagnolo e soprattutto nella sua creazione "Soy italiano, soy cocinero e non mi repiento". Alé, l'atmosfera è caliente e tutti gli astanti, italiani e colombiani tranne la sottoscritta complessata da sempre nella danza, si lanciano in vortici ballerini, vedere per credere!!!
Grazie Hugo, ricordo le tue parole -" in Colombia non hai bisogno di staccar la spina, qui è sempre staccata" e penso che è proprio il caso di dirlo, se non ci fossi bisognerebbe inventarti.
 

  





2 commenti:

  1. e bravo Hugo "da Verona" che ha esportato in Colombia anche il talento di Rino Gaetano!

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  2. Eccoci forse al culmine del viaje? Ci voleva proprio l'espatriato che trascina i compaesani nel vortice delle danze latino-americane: l'atmosfera rischiava di intristirsi tra conventi domenicani e cattedrali sotterranee. Ma qui finalmente c'è la movida, oltre che prelibati manicaretti.
    E poi... finalmente la bellezza della natura colombiana si rivela nel suo splendore. Concrezioni calcaree, fenomeni geologici, cascate da togliere il respiro, magnifica flora simile a quella equatoriale che ho ammirato nelle Filippine. Come contropartita, il clima che consente tutta questa fertilità è forzatamente caldo umido. Insopportabile per molti, tra cui la sottoscritta.
    Intrigante la scultura della strega. Mi rammenta la Margherita di Bulgakov. Chi ne è l'autore?
    Molto originale anche il monumento commemorativo della Gaitana. Leggo che è del 2005 e l'artista è Rodrigo Arenas Betancur. Il nome ha assonanze con quello di Ingrid Betancourt, rapita da e prigioniera delle FARC dal 2002 al 2008. Qualche coincidenza? Forse Hugo avrebbe la risposta.
    Hasta luego, viajera!

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