giovedì 13 dicembre 2012

Tokyo: le cattedrali del XXI° secolo

Più su, più su, sempre più su, quasi a voler toccare il cielo. Dopo il massiccio e austero romanico, i primi secoli del secondo millennio si aprono a una nuova spiritualità dalle altezze vertiginose. Da una parte è un indicatore dei valori del tempo, la centralità della fede,  una concezione provvidenziale della storia, l'immanenza del sacro nelle cose terrene, ma dall'altra le cattedrali gotiche anticipano l'umanesimo celebrando  l'uomo e i suoi saperi, opere di maestri, architetti, artigiani che sanno rivoluzionare i vecchi criteri consolidati della costruzione e osano il nuovo. E in fondo c'è continuità con il primo secolo del terzo millennio che anche lui sfida il cielo; un percorso che  eternamente si rinnova, l'uomo come un indomito  Prometeo che va oltre ricercando quel fuoco del progresso.

Certo, valori, forme e contenuti del nostro millennio appena iniziato sono totalmente mutati. Il sacro non sembra più aver bisogno di essere attinto nel trascendente lontano, come agli albori delle civiltà siamo capaci di costruirci da soli nuovi idoli, come il dio "shopping" per esempio nel Giappone delle sue avveniristiche metropoli.

Vetro, resine, pietra, legno, calcestruzzo, acciaio, tutti i materiali  sembrano ormai docilmente piegarsi alle fantasie dei demiurghi moderni; niente pinnacoli, guglie, grandiosità di navate senza fine, la silenziosa solennità di interni oscuri rischiarati da vetrate istoriate, niente pale, altari, Gesù, Santi e Madonne. Le cattedrali della Tokyo di oggi sono sedi di multinazionali a più zeri, dentro ci sono scarpe, borsette, vestiti, orologi, occhiali, profumi,  oggetti di culto e del desiderio davanti ai quali non si prega e un modesto obolo non basta, ma si firma un bell'assegno e si porta a casa il pacchetto in una confezione che è  più bella di ciò che contiene.

Le cattedrali di vetro sono veramente spettacolari, ma mi chiedo se si tiene presente che per pulirle ci vogliono prestanze fisiche da consumati funamboli, altro che stipendi da fame,  uno che rischia la vita così bisognerebbe pagarlo un patrimonio e proprio sul Corriere della Sera di due giorni fa leggevo che i riflessi della luce sulle vetrate disorientano i volatili migratori che vanno a sbattere contro i vetri. Una carneficina, nella sola Midtown di Toronto pare muoiano in questo modo assurdo 500 uccelli al giorno.  
In avenue de Montaigne o Faubourg Saint Honoré a Parigi, nella Fifth avenue di New York, nel quadrilatero della moda a Milano, in via Condotti a Roma per dare prestigio al marchio bastano dei negozi lussuosi e scintillanti, in Giappone no, se a Ginza o a  Omotesando non hai il tuo grattacielo personale non sei nessuno e evidentemente ne vale la pena, il business tira se si investono tutti quei quattrini per costruirli.  Ci vuole un grattacielo, ed è a questo punto che fanno il loro ingresso le archistar, gli architetti internazionali e soprattutto giapponesi già famosi o in divenire.

 Herzog & de Meuron per Prada, Renzo Piano per Hermès, Future System per la boutique Comme des Garçon, Toyo Ito per Tod's, Kumiko Inui per Dior, Shigeru Ban per Swatch, Jun Aoki per Vuitton e la lista sarebbe ancora lunghissima. Certo si possono preferire le vecchie pietre e i reperti archeologici, però bisogna ammettere che sono veramente bravi questi architetti giapponesi, non a caso lo studio Sanaa che ha concepito l'estensione del Louvre a Lens inauguratosi il 12 di questo mese, ha ottenuto il  Pritzker, in qualche modo l'equivalente del premio Nobel in architettura.

Il Giappone è un paese molto regolamentato e  strutturato, pochi sembrano essere gli spazi possibili per la fantasia e la creatività individuale; in questo panorama formalmente omologato l'urbanistica rappresenta un'isola felice, i piani regolatori meno rigidi che in occidente offrono agli architetti una grande libertà di cui loro, fortunatamente, approfittano a piene mani. Veramente straordinaria a questo proposito la St. Mary's Cathedral  del grande Kenzo Tange a Tokyo, questa sì e non solo simbolicamente una vera cattedrale.  La precedente, una struttura gotica in legno è stata distrutta dal fuoco di un raid aereo nel 1945, al suo posto nel 1963 è sorta l'attuale in laminato galvanizzato e martellato.
Che dire? Se questi sono i risultati, salutiamo rispettosamente (in senso architettonico) il dio shopping. Dopo essere venuta da queste parti e aver visto la sudditanza locale per il "Marchio" comprendo meglio le code milanesi davanti ai negozi del lusso di via Montenapoleone e dintorni. Un paio di mutande costa 150 euro eppure sono tutti lì  ordinatamente in fila come se si distribuisse il pane gratis. Noto che  le scarpe si "elevano" come i grattacieli  e segnalo che anche il Giappone tradizionale in fatto di moda si sta dando da fare proponendo le ultime novità. 


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