lunedì 3 dicembre 2012

Kyoto ieri e oggi

Contando sulla nostra guida Hai che ci avrebbe portato in giro e sulla mia passione per le sorprese, di Kyoto non sapevo proprio niente se non il libero scorrere dell'immaginazione nutrita per esempio da quel bellissimo libro di Arthur Golden "Memorie di una geisha" che si svolge tutto a Gion, l'antico quartiere delle geishe, o da alcuni articoli letti di Pico Iyer, saggista, scrittore, giornalista anglo-indiano trapiantato in Giappone: "L'antica capitale è consacrata all'interiorità e al silenzio. Costruita a griglia, sul modello della città cinese di Changan, Kyoto fu progettata per ospitare le processioni rituali e tutti i grandi eventi dell'impero. Per la maggior parte del tempo, quindi gli abitanti hanno vissuto al chiuso, nelle celle rivestite di tatami, nelle stradine tortuose del quartiere delle geisha, nelle sale da tè poco più grandi di un ripostiglio o nelle stanze zen piene di vuoto".

Così, senza nessun senso della realtà, prima di arrivare fino a qui e vederla "in carne e ossa" mi sono cullata nell'idea di una città storica, preservata rispettosamente antica fra ciliegi in fiore, ponticelli, laghetti piene di carpe rosse e signore in kimono, in qualche modo imbalsamata nel tempo, un Mulino Bianco del Sol Levante insomma.

Che ingenuità! Come pensare che una metropoli di un milione e mezzo di abitanti, visitata da 40 milioni di turisti all'anno in un paese moderno e all'avanguardia come il Giappone godesse di un'immunità urbanistica, di uno statuto speciale fuori del tempo, di un  lasciapassare della storia senza conoscere la speculazione edilizia e l'avanzare del cemento finanziato dai ricchi investitori di Tokyo o nuovi modelli comportamentali importati dall'Europa e dall'America?

 A Kyoto è nato e continua a svilupparsi il gigante dell'elettronica dei giochi video Nintendo mentre tentano di sopravvivere le ultime case di legno e il manager in giacca, camicia e cravatta si accompagna con la moglie in abito tradizionale. Nelle brume dell'alba per le strade di Kyoto succede che i monaci intenti a fare il giro delle case per la questua giornaliera del cibo incrocino ragazze giapponesi, filippine, cinesi e thailandesi che rientrano dal loro lavoro nei bar, nei ristoranti, nei locali notturni. Chi si è appena alzato e chi se ne va a letto a dormire.

A Kyoto c'è proprio di tutto: l'areoporto e il mitico Shinkansen, il treno super rapido, gli autobus, la metropolitana sotterranea, ma anche un vagone pittoresco che si incunea in un budello talmente lungo e stretto che sembra quasi sfiorare le vecchie case.

Per le passeggiate romantiche ci sono persino i calessi senza i cavalli, ma tirati a mano da giovani baldanzosi , come li abbiamo visti nel vivace quartiere di Arashiyama sulle rive del fiume Oi, pieno di ristoranti e negozietti dove al tempo di Heian l'imperatore e la sua corte venivano a passeggiare e a divertirsi. Chi lo sa se anche qui ce l'avevano un cantautore locale che come il nostrano Odoardo Spadaro negli anni 50 gorgheggiava " com'è delizioso andar sulla carrozzella, sulla carrozzella sotto braccio alla mia bella...."?

Nel quartiere di Gion infine, un sapore  rétro e apparentemente autentico come me lo aspettavo, case di legno, persiane abbassate, vicoli e vicoletti,, canali d'acqua, selciati di pietra, lanterne rosse che segnalano case da tè e ristoranti. Quando si è come noi dei turisti diurni e non notturni  impensabile incontrare gheishe e maiko, le apprendiste gheisha, anche se per la verità mi sarebbe piaciuto vedere i loro volti bianchi, le loro capigliature così costruite, assistere a un'esibizione delle loro arti tradizionali cui sono state lungamente formate, la musica con lo shamisen, sorta di mandolino a tre corde suonato con un plettro d'avorio, la danza, la cerimonia del tè e l'arte floreale.     

Quell'anima del "tempo che fu" certo è rimasta e ne abbiamo avuto sentore nei nostri giri fra templi, giardini e santuari, nei  quartieri di Arashiyama e di Gion dove alle ore giuste magari avremmo incontrato le ultime geishe in circolazione, nei fascinosi giochi di luci e ombre fra gli alberi dei rigogliosi boschi circostanti, ma quel che è certo è che per le strade di Kyoto si aggira  una seconda anima, quella del presente, con il traffico, i centri commerciali, i palazzoni, i marchi della moda occidentale, il telefonino incollato all'orecchio e le ragazzine con lo zainetto colorato sulle spalle e i leggings attillatissimi sulle gambe.  Quanto queste due anime convivano pacificamente, non so dire.  

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