Due: i palazzi non sono contigui, attaccati uno all'altro come da noi, ma c'è sempre un certo spazio, una distanza di sicurezza tra una costruzione e l'altra. La ragione va ricercata nella sismicità del terreno: in caso di terremoto, con le costruzioni attaccate risulterebbe più probabile l'effetto domino nel crollo.
Purtroppo non abbiamo potuto visitare il Museo di Ceramiche Orientali, chiuso per lavori, che pare conservi una delle più belle collezioni al mondo di ceramiche cinesi, coreane e giapponesi e non abbiamo neanche potuto assistere a una rappresentazione di Bunraku, le marionette, al teatro nazionale perché non c'era nulla in programma. Le uniche testimonianze architettoniche non contemporanee, ma di primo novecento a Osaka sono state il Central Public Hall e il Samba Project, casa di ringhiera con atelier e negozi al pianterreno e le residenze ai piani superiori. Forse per il Giappone questo tipo di struttura, casa-bottega contigui e accesso all'appartamento dal ballatoio è una particolarità, non certo per l'Europa, Austria e Germania in testa.
Il Museo di Storia di Osaka realizzato nel 2001 dallo studio dell'argentino Cesar Pelli è senz'altro l'edificio che mi ha colpito di più. Gli amici esperti dell'associazione mi hanno fatto notare il particolare del giunto esterno lungo tutta la parete per dare maggiore flessibilità alla struttura. Nella stessa piazza del museo vicinissima al castello, la piazza Uemachi, e contrasto interessante fra passato remoto e presente, un deposito di stoccaggio merce che qui chiamano Hoenzaka naturalmente restaurato ma risalente alla seconda metà del V° secolo. Gli studi fatti hanno rivelato che all'epoca in questa sede dovevano essercene 16, ("irimoya" la denominazione del tetto in questo stile) per testimoniare della ricchezza e dell'opulenza del re che li aveva fatti costruire.
E dopo il solito bagno di scarpinate e cultura giornaliere, a Osaka la sera si va nel distretto di Dotonbori, animatissimo soprattutto il sabato per cenare e perdersi nel dedalo di stradine pedonali, luci al neon, schermi giganti, karaoke, musica tradizionale e gigantesche aragoste in plastica con chele in movimento quale insegna dei ristoranti.
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