lunedì 26 marzo 2012

Cile: con la frangetta

Ma come si fa a costruire su una collina centrale della magica Castro un gigantesco mall? Come si fa a sporcare la poesia di quelle casette colorate di legno con un centro commerciale spropositato? Ma i chiloti non si considerano fieramente "l'isla al fin del mundo"? E sull'isola alla fine del mondo permettono questo scempio?
 E' solo in questa direzione, innalzando mostri di cemento, che si muovono crescita e sviluppo? Meno male che non penso ritornerò per vedere l'orrida realizzazione terminata, ci sono talmente tanti luoghi ancora da scoprire. 
Spero di sbagliarmi, che siano riflessioni superficiali immeritatamente critiche di una turista ignara della realtà del paese, ma me ne sono tornata a casa con l'impressione negativa  che qui tutto sia possibile, che uno possa costruire ville, case, stamberghe e palazzi come e dove vuole. Su uno scoglio davanti all'oceano? Sul cucuzzolo di  una collina? In mezzo a una valle? Alle falde di montagne incontaminate? Sull'isola deserta? E perchè no? Alta, bassa, moderna, antica, eclettica, stupenda, orribile? E perchè no?
Di spazio ce n'è tanto, i gusti non si discutono e a chi non piace una bella vista o l'angolo esclusivo? Generosamente sembra che tutti vengano accontentati, immagino  si tratti solo di pagare e mettersi d'accordo.
 La Serena è l'unica città che sembra avere un piano regolatore. Alcuni edifici sono originali dell'epoca coloniale,  per la maggior parte si tratta di architettura neocoloniale, frutto del "Plan Serena" voluto alla fine degli anni '40 dal presidente Gabriel Gonzàles Videla, originario della città. Stile e rifacimenti possono piacere o meno, ma almeno c'è una coerenza architettonica, un'omogeneità urbana.

Certo chiamandola libertà creativa e non anarchia, la prospettiva cambia e ci sono delle belle sorprese; per esempio, nell'animata Puerto Varas base imprescindibile per visitare i dintorni, la casa museo Pablo Fierro, gambe e sacco di Babbo Natale che fuoriescono dal camino tigrato, finestre senza vetri come quadri,  un bric a brac incredibile di vecchi oggetti, foto, lito, articoli di giornale.

Apparentemente è un gran casino polveroso, ma trasuda poesia  da tutti i pori e funge da memoria storica di cose e storie del passato raccattate di qua e di là. Pablo Fierro è pittore e un instancabile raccoglitore; al suolo, inserito nel parquet, c'è il fornello di una vecchia stufa e lui ci tiene nascoste le caramelle da offrire ai bambini.
Altra sorpresa a Frutillar, il mastodontico centro culturale che offende il lago Llanquihue e il vulcano Osorno, ma che permette di godersi lo spettacolo di hip- hop di un gruppo di giovani ballerini  scatenati sulla magnifica piattaforma sospesa sull'acqua.
Per finire, lungo la costa davanti all'oceano, le case che ho preferito in assoluto, quelle con la frangetta.  Di tetti ricoperti di paglia o stoppie ne ho visti un sacco in giro per il mondo, è una tecnica molto usata, ma così con la frangia lunga francamente mai. Alfonso mi ha spiegato che si chiama "coiron", un'erba lacustre che viene fatta essicare e che ha grandi proprietà isolanti.

Avevo pensato a dei bobtail e poi, quando si dice le coincidenze, mi hanno fatto incontrare sulla spiaggia di Papudo il qui presente. Non so come si chiami  la sua razza, ma mi piace immaginare che abbia  funto da musa ispiratrice per le case, le case con la frangetta. 

1 commento:

  1. Bellissime le case con la frangetta e anche il cane, perfettamente abbinato.
    Grazie del reportage mi hai fatto venire voglia di andarci!

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