Ho così ripensato, aiutandomi con le foto, a tutti gli animali incontrati nel corso del viaggio, prima di tutto perché li amo, secondo perché molti non li avevo mai visti da vicino nel loro habitat naturale, terzo perché sono spesso occasione di un incontro umano e quarto perché rifocalizzano una tappa del percorso. Prima di tutti i cani, in grandissima quantità e dovunque, in maggioranza pura razza bastarda, per lo più di grossa taglia, incroci fra labrador e golden retriver.
Da Santiago alla Patagonia, in campagna e lungo le coste dell'oceano, fra le case e la gente e per strade isolate, da soli o in branco per tutto il Cile gira una nutritissima popolazione di quattro zampe. Dormono, gironzolano, giocano, osservano quel che succede, vanno, vengono, rincorrono le macchine, scorrazzano in mezzo al traffico e ogni volta ti batte il cuore perché temi l'incidente, non hanno il collare e la fanno da padroni.
La cosa strana è che a parte rare eccezioni stanno benissimo, non ti fanno pena perché sono belli pasciuti e contenti, la gente non ci fa caso e gli automobilisti rallentano per non calpestarli, non sembrano cani abbandonati in cerca di un padrone, ma liberi cittadini del mondo e per terra è pulito, si avete capito benissimo, per terra non ci sono cacche; se fossimo in Africa scriverei "misteri della giungla nera".
C'è naturalmente anche qualche super privilegiato e coccolato al guinzaglio, i cocchi di mamma, in genere di taglia piccola, come Manita già immortalata, come Besito che sulla spiaggia aveva un cappottino psichedelico per farsi ben vedere durante le fughe amorose notturne.
La pungente e dolcissima Igelina l'ho avuta tra le mani a Monte Verde, nel bellissimo e silenzioso bed and breakfast sul lago vicino a Pucon, al mio primo incontro ravvicinato con il vulcano di Villaricca e l'omonimo lago. Igelina era un "eriza", si chiamava così forse perché in tedesco riccio si dice "Igel" e uso l'imperfetto perché nel frattempo Cecilia che gestiva il B&B mi ha scritto della sua improvvisa dipartita proprio un giorno dopo la nostra partenza. Igelina aveva 5 anni, non so quanto vivano in media i ricci, ma Cecilia e le sue figlie hanno sentito una gran "pena", anche in spagnolo la parola del dolore è la stessa.
Nessun commento:
Posta un commento