lunedì 16 gennaio 2012

Arte e bicicletta

Consegna del silenzio di due settimane per le corde vocali, ma occhi e gambe perfettamente funzionanti per guardare e camminare e poi queste vacanze natalizie sulla Costa Azzurra hanno regalato giornate di sole e cieli tersi blu come non si vedevano da anni, impossibile resistere alla tentazione di andare sempre a zonzo.
 A pochissimi chilometri da Mougins si trova Mouans-Sartoux, altro borgo antico dove d'estate si tiene una vivace fiera del libro e dove soprattutto al Castello, imponente e austero nella piazza centrale,  c'è il Centro d'arte contemporanea, l'Espace de l'Art Concret, inaugurato nel 1990 e nato dall'incontro di due collezionisti, Sybil Albers e Gottfried Honegger in collaborazione con il sindaco del paese. Obbiettivo dichiarato di questo spazio artistico e culturale fin dai suoi inizi è "l'educazione dello sguardo".
Art et bicyclette, l'interessante mostra appena inaugurata a dicembre propone una riflessione a cavallo fra opere d'arte e la bicicletta, questo oggetto emblematico a due ruote della nostra modernità. Apparso intorno al 1820, il veicolo diventa popolarissimo a fine 800; il suo sviluppo viaggia in parallelo con quello dell'industria e partecipa all'evoluzione della società in molteplici campi: dall'acquisizione di una più grande mobilità ed autonomia a una nuova emancipazione della donna. Leggendo la ricca presentazione della mostra scopro infatti che i coniugi Curie nel lontano 1895 con i soldi di un cugino polacco di Marie si compreranno la due ruote come regalo di nozze. La bicicletta, scrive Françoise Giroud nella biografia "Une femme honorable" dedicata alla ricercatrice e scienziata, rappresenta  la libertà, il loro sarà un voyage de noces à pédales e Marie Curie per il matrimonio si sceglierà "une robe sobre et très pratique pour que je puisse la mettre ensuite pour aller au laboratoire....".


Lungo il percorso dell'esposizione vari stralci di pensieri che scrittori e poeti le hanno dedicato: per taluni, "à force de vélo" la bicicletta diventa persino maestra di vita.

Vissuta in sordina per anni nei paesi occidentali scalzata da roboanti motociclette, moto e automobili in primis, la bicicletta è tornata ad essere negli ultimi anni un oggetto "faro" nelle nostre società "inquinate" e finalmente preoccupate della qualità ambientale.  Dai primi velocipedi in legno senza pedali antenati della bici, a quella famosa con la gigantesca ruota davanti fino alle ultime creazioni high tech, negli spazi bianchi ed essenziali del museo è lei, la bicicletta, la vera protagonista e musa ispiratrice di artisti e designer ( sempre attuale e bellissima quella "Sella" del 1957 di Achille e Piergiacomo Castiglioni). Persino le catene delle ruote diventano occasione per una scultura murale bagnata dal sole di dicembre.

Fernand Léger: Les deux guidons  1945
La modernità ama macchine e motori, soprattutto se sono complessi e altamente tecnologici. Modesta, semplice, leggera, silenziosa invece la bicicletta, rispettosa con la sua pedalata dei veri ritmi dell'uomo, sempre disponibile per gli spostamenti, lo sport, il piacere, le corse. Marcel Duchamp mostro sacro del dadaismo, la prima avanguardia portatrice della modernità nell'arte nel XX° secolo, sceglie la ruota di una bicicletta che piazza in compagnia di una forca su uno sgabello per creare il suo primo ready-made rivoluzionando così lo statuto dell'opera d'arte. In proposito l'artista dice:" J'aimais l'idée d'avoir une roue de bicyclette dans mon atelier. J'aimais la regarder comme j'aime regarder le mouvement d'un feu de cheminée".

 La amerà ovviamente il futurismo cultore della libertà e del movimento, dipinge "I due manubri" Fernand Léger sempre attento a sottolineare l'aspetto sociale delle cose importanti per la classe lavoratrice, con pezzi scomposti Jean Tinguely creerà i suoi incredibili e poetici assemblaggi  in movimento e anche Picasso non resterà insensibile alle due ruote, con la sella ed il manubrio inventa la sua straordinaria (e mi verrebbe da aggiungere altri dieci aggettivi) "Testa di Toro".  
Anche gli artisti contemporanei la celebrano con tutti i mezzi della comunicazione, pittura, scultura, istallazioni, video, fotografie. Fra loro "Anacycle" di Jean Dupuy che ha due selle e due manubri gli uni di fronte agli altri e che può dunque circolare nei due sensi  (fotografia qui sopra) e l'opera "Tutta la famiglia" del 1998 di Richard Fauguet, candidato per il Premio Duchamp nel 2004. All'artista piace scherzare con gli oggetti che popolano il nostro mondo e immagina le bici di tutta una famiglia immobilizzate e sepolte sotto decine di coloratissimi antifurto, invito forse per lo spettatore a riflettere su temi così attuali come  la proprietà e la sicurezza. 



Scriverò un'ovvietà dicendo che per fortuna non siamo tutti uguali, il mondo è ricco e vario e fuori dalla mostra, su una cassetta delle lettere c'è chi, a quattro zampe e non a due ruote, ama certamente la libertà, ma al movimento preferisce una statuaria immobilità .


   

1 commento:

  1. Che articolo delizioso e poi che foto perfette! Sei diventata anche una eccellente fotografa.
    Baci Paolo

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