martedì 13 dicembre 2011

Madeira a l'est


Nel XIX° secolo abitare a Camacha ventosa ed a 700 metri sul livello del mare faceva molto "in"; trascorrevano qui l'estate i ricchi commercianti inglesi. Poi una famiglia del Regno Unito ha fondato con successo  un'impresa per la lavorazione del vimini e fino anni recenti l'attività ha rappresentato una delle principali fonti di sostentamento per il villaggio. Nelle umide vallate circostanti abbonda il salice di vimini, la materia prima necessaria, ma adesso nella ex grande fabbrica abbiamo visto pochi sparuti intrecciatori, anche in questo settore l'Asia ormai la fa da padrona nel mondo. In una grande sala, l'esposizione di un intero zoo intrecciato, pare che il mercato d'oltre Manica fosse ghiotto di questo bestiario inanimato.
Dopo un fitto bosco di conifere e una piana spoglia ricoperta di felci e di bacche di mirtilli, attraverso il Passo Poiso arriviamo al Pico do Arieiro, a 1818 metri, per altezza la terza vetta di Madeira, l'unica cui ci si possa avvicinare in minibus. Dalla piattaforma panoramica lo vediamo ergersi di fronte a noi e zaini in spalla molti si avviano per conquistarne la cima (Madeira è un bengodi per chi fa trekking). In lontananza le pale eoliche dell'altipiano Paul da Serra.
Attraversando rigogliosi boschi di lauro, alberi endemici sull'isola (nel 1999 l'Unesco ha riconosciuto la foresta primaria Laurissilva di Madeira Patrimonio Naturale Mondiale), arriviamo a Ribeiro Frio (fiume freddo), villaggio minuscolo, (come tutti gli altri del resto a parte Funchal e Machico dove c'è l'aeroporto), ma visitato per il suo centro di allevamento delle trote. Le acque dolci di Madeira pare fossero abitate in passato solo da anguille, ma in questi anni le autorità forestali hanno immesso la trota in molti ruscelli di montagna. Mi è capitato di visitare dei centri di piscicoltura ben più grandi e modernamente strutturati, ma il fascino del luogo consiste nelle vasche di vecchie pietre disposte in modo pittoresco sui terrazzamenti lungo i pendii.
Sulla costa di nord-est ci fermiamo a Santana. La località è rinomata per le sue "casas de colmo", delle casupole dal tetto di paglia dove fino a pochi decenni fa viveva la popolazione agricola dell'isola. Il piano superiore, raggiungibile grazie a una scala, fungeva da camera da letto per i bambini o come ripostiglio per le provviste, al piano inferiore, soggiorno e camera da letto dei genitori. Per evitare incendi si cucinava fuori all'aperto e il bagno nel retro della casa o in una casetta a parte in giardino. Tutte le poche "casas de colmo" ancora esistenti sono sotto tutela delle autorità competenti per i beni ambientali e quelle che abbiamo visto sono sistemate ad hoc per i turisti, non ci abita quasi più nessuno. Malgrado l'angustia degli spazi è oggi molto costoso viverci perché bisogna rinnovare con regolarità lo strato esterno del tetto di paglia perché invecchiando diventa permeabile alla pioggia che qui non manca, non si coltiva più grano e la paglia viene a costare parecchio. Pochissimi mobili e cose, impossibile il superfluo, mi è venuta in mente "l'essenzialità" delle case "amish" in Pennsylvania.

Fra campi di canna da zucchero (un tempo attività importante dell'isola) e coltivazioni a terrazza, raggiungiamo il punto forse paesaggisticamente più bello di questo itinerario, la Punta San Lorenzo, estremo lembo di terra ad est.

La strada termina nella Baia de Abra e la Punta San Lorenzo che fa parte del parco naturale dell'isola, è raggiungibile solo a piedi. Non ho aggettivi, delle foto sono senz'altro più eloquenti delle parole.

Machico è l'ultima tappa del nostro itinerario giornaliero verso l'est. Con i suoi circa 15.000 abitanti, è la seconda città dell'isola. Dato che il suo golfo è uno dei pochi punti d'approdo sicuri, i portoghesi vi avevano stabilito il loro primo insediamento fin dal 1419, i vecchi abitanti chiamano infatti ancora la città col nome del suo scopritore, cioè Baia de Zarco.
Da una terrazza panoramica possiamo ammirare da lontano. Nel lontano passato Machico era sede di una grande corte. La ricchezza rapidamente acquisita con la canna da zucchero favorì l'insediamento di dame e cavalieri, certami poetici e tornei cavallereschi mentre a Funchal iniziava a radicarsi quella forte borghesia commerciale che la farà diventare capitale. 
Come ogni volta abbiamo visitato la Piazza principale che è sempre quella del Municipio con relativo palazzo e l'immancabile chiesa; personalmente sono stata però colpita dall'unica casa vista a Madeira che con le sue righe orizzontali colorate ha trasgredito all'onnipresente bianco contornato di grigio e dalla quantità di uomini che chiacchierano e giocano in piazza come si usa nei paesi; sarà che vivo nella frenetica Milano.



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