martedì 27 dicembre 2011

"le courant ligure" e la villa Kérylos


In Bretagna, in Corsica, nelle Alpi Marittime da Mentone fino al Capo di Antibes per dire di  alcuni che conosco e che ho percorso e chissà quanti altri ancora ce ne sono in giro per la Francia, i cosiddetti "sentiers des douaniers" o "chemins du Litoral", camminamenti estremi fra le rocce ed il mare sorti inizialmente a fine settecento, inizio '800 per difendere l'approdo illegale di merci nel paese, sentiero dei doganieri appunto, contro gli sbarchi fraudolenti e avamposti per il controllo del territorio, negli ultimi decenni restaurati, valorizzati e divenuti opportunità stupende di passeggiate.

Come spesso mi capita me ne vado a camminare in quel tratto  bellissimo tra Beaulieu e Cap Ferrat, fra nodosi pini marittimi modellati dal vento, insenature minuscole e l'antico borgo medievale di Eze appollaiato sulle montagne a strapiombo sul mare che fa da sfondo.


 Da sempre nella baia di Beaulieu, più profonda, si raccolgono moltissime alghe, ma questa volta, pochi giorni dopo le terribili piogge e straripamenti  in Liguria ed alle Cinque Terre la quantità di legni portati dall'acqua è veramente incredibile. E' "le Courant Ligure" il responsabile, spiega un cartello lungo la passeggiata.

Dell'esistenza della "Corrente Ligure" a dir la verità non ne sapevo proprio niente, guardi il mare calmo piatto e se non hai esperienza di  barca e non sei un esperto come fai  a sapere quello che invece succede a duecento metri di profondità? Lo stretto di Gibilterra è la porta aperta del Mediterraneo alle fredde acque atlantiche che entrando nel Mare Nostrum si distribuiscono attraverso varie correnti.

Ho letto su Wikipedia che quella che in senso anti-orario dal Golfo di Genova va verso la Spagna attraverso le coste francesi si chiama Corrente Ligure-provenzale, o Corrente del Nord. Finché la generosa Italia si limita ad esportare ai cugini d'oltralpe grandi tronchi d'albero, passi, ma non più cadaveri per favore, mi sono ricordata che qualche hanno fa fra le acque di Tolone e Marsiglia venne ritrovato tre settimane dopo il corpo della buonanima contessa Agusta misteriosamente morta e scomparsa in mare a Portofino.


Da qualunque punto della passeggiata si può scorgere la bianca semplicità della  Villa Kérylos (rondine di mare, in greco) solitaria e maestosa sull' estrema punta est della baia. Erano almeno vent'anni che non tornavo a visitarla, ho pensato che un tempo dovevo avere ben altri interessi perché non l'avevo apprezzata  così tanto.

Appartiene ora all'Institut de France, straordinaria istituzione accademica fondata nel 1795  che oltre a raggruppare cinque accademie gestisce un patrimonio immenso e prestigiosissimo di musei, monumenti, proprietà ricevute in lascito in Francia ed all'estero. E' la realizzazione moderna di un sogno greco, un progetto folle nato all'inizio del '900 dal genio di un erudito, Théodore Reinach e il talento del suo architetto nizzardo Emmanuel Pontremoli.


Reinach è un illustre membro dell'Institut de France, ellenista di grande fama, autore fra l'altro della prima traduzione francese della Repubblica degli Ateniesi di Aristotele, i soldi non gli mancano ed ha una passione sviscerata per la Grecia antica. Fa così costruire per se e la sua famiglia e dal 1967 per la gioia di noi tutti questo edificio di architettura neoclassica tardiva dove nulla è originale di quel periodo che lui tanto ama, l'Ellade del II° secolo prima dell'era volgare, ma dove saltano le nozioni di vero o falso, originale o imitazione perché fin dall'ingresso, con la scritta  greca Xaipe, "Rallegrati" impressa a mo' di benvenuto sul pavimento, atmosfere, distribuzione di stanze ed ambienti, rivestimenti, mosaici, decori, mobili, suppellettili, ebenisterie non sono solo pedissequamente copiate, ma reinterpretate e reinventate immergendo il visitatore in quella Grecia antica avvicinata solo sui libri.
Lo spirito e la forma, il nome delle stanze e l'arredamento, tutto trae ispirazione dall'antica Grecia. L'avventura di Kérylos inizia nel 1902. All'epoca Kandinsky esplora l'astrazione, Picasso inaugura il periodo blu e fanno la loro apparizione la scuola di Nancy e la Secessione Viennese; mentre si mettono le basi della "modernità" insomma, l'ellenista Reinach si rivolge completamente al passato, sogna un'ambientazione di ventun secoli prima attingendo però a tutto il sapere e alla tecnologia che artisti, artigiani, ceramisti, ebenisti della Belle Epoque possono fornire. I legni più pregiati, intarsi di avorio e intrecci di cuoio, ispirato all'antico, questo mobilio evoca anche per molti aspetti le raffinatissime realizzazioni della  Secessione viennese che sconvolgeranno le arti decorative europee dell'epoca.
Quattro stanze intorno al centrale peristilio tutto di marmo bianco aperto sul cielo blu, la biblioteca, la sala da pranzo con vari triclini per i commensali, il più alto per il padrone di casa, un salone per gli uomini, equivalente maschile del gineceo, dove si riunivano invece le donne, una sala più intima per la famiglia. Al piano superiore le stanze dei proprietari.

Come conciliare il rigore archeologico e le esigenze della vita moderna? Offrire le comodità dell'epoca è una delle grandi preoccupazioni dell'architetto Pontremoli che cerca la sintesi fra ornamentazione e funzionalità, fedeltà al passato e inventiva del presente. Per esempio le lampade composte  sul modello antico di quelle ad olio, sono state discretamente elettrificate, gli oggetti di uso quotidiano coniugano la solidità tecnica alla purezza delle linee greche.

La scomparsa prematura di Théodore Reinach nel 1928, gli risparmierà la sofferenza di vedere una parte della sua famiglia deportata, come suo figlio Léon che era in possesso degli archivi di Kérylos, sequestrati dalla Gestapo. Quegli archivi cui l'architetto Pontremoli aveva attinto fedelmente e infedelmente per dar corpo a questo sogno pazzo del suo committente.



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