lunedì 2 maggio 2011

Marrakech, 28 aprile 2011

Con le amiche del mio club di lettura, questo lungo fine settimana di 4 giorni l'avevamo programmato da diversi mesi, prenotando per tempo il prezzo era ridotto, la meta di Marrakech sognata da molte. Volevamo stare insieme, approfondire la nostra conoscenza, scoprire per alcune, riscoprire per altre, una città veramente particolare e ricca di storia e di fascino, la situazione politica nel Maghreb sembrava assolutamente "normale". Poi tutto è precipitato, a macchia d'olio a cominciare dalla Tunisia è soffiato un vento contestatore di rivolta e di domanda di democrazia nell'area e in diversi paesi del mondo islamico, noi avevamo già prenotato. Seguivamo attentamente la situazione sui media, non parliamo della Libia in fiamme, io leggevo regolarmente su Paperblog  i post di My Amazighen di Paolo che puntualmente dava notizie fresche di giornata . In Marocco c'erano delle manifestazioni, ma erano pacifiche, il paese era stato finora relativamente risparmiato da azioni violente dei radicali mussulmani, il re ed il governo erano al lavoro per una democratizzazione pacifica del paese.  Mai in passato un attentato a Marrakech,  nel '94, nel 2003 e una serie nel 2007 sempre a Casablanca ,la capitale economica, l'ultimo in ordine di tempo ancora nel 2007  il 13 agosto a Meknès con un giovane kamikaze gravemente ferito nel tentativo di farsi saltare accanto ad un autobus pieno di turisti. 
    
Così, alla fine siamo partite. 12 amiche, le single sempre pronte ad andare a zonzo, quelle sposate per una ventata di gioventù senza il marito, scherzando avevo detto alla partenza che in realtà era il Marocco che si doveva preoccupare del nostro arrivo, 12 donne insieme sono peggio di uno tsunami. 
Sbarcate dall'aereo alle 12,30 ora locale, all'aeroporto il telefonino di tutte comincia a suonare all'impazzata, figli, famiglia ed amici ci informano dall'Italia, vogliono sapere di noi, nella piazza centrale di Marrakech c'è stato un gravissimo attentato, una ventina di morti e numerosi feriti. L'autista del riad dove alloggeremo che ci è venuto a prendere, non ne sa niente, l'attentato è avvenuto una mezz'ora prima, lui è da un'ora ad aspettarci all'aeroporto, siamo noi a dargli le prime notizie.
In quel caffè, l'Argana, ci saremmo andate molto probabilmente anche noi, è un caffè dove per i locali ed i turisti "bisogna andare," è un ritrovo storico della piazza Djema'a el- Fna, dalla sua terrazza  completamente sventrata col sapore di morte, dove gli inquirenti in camice bianco fanno ora il loro terribile lavoro, si poteva godere di giorno e di notte del teatro a cielo aperto del cuore pulsante della città. 

Con grande fermezza e compostezza i marocchini nei giorni seguenti dicono forte "no al terrorismo".

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