sabato 20 novembre 2010

Cesarea


Ho rotto per una settimana la consegna della solitudine, ma come non accogliere il fedele compagno di viaggio Gastone il fortunato, alias la bionda Patrizia, in crisi di astinenza da libertà? Nonna recentissima e molto attiva, pare fosse sommersa dalle cacche dell'adorato labrador Greta a lei affidato e da quelle della nipotina Emma. Non è facile ritrovarsi improvvisamente fra montagne di pannolini e strilli notturni, le urgeva una sosta, una boccata d'aria profumata. Con un rent a car molto a buon mercato in Israele e lei pilota d'origine controllata, l'ho messa subito in pista per tre giorni di nuove scoperte. Prima tappa Cesarea con il suo parco archeologico. Modesta colonia fenicia 3-4 secoli prima dell'era volgare, Erode la volle considerare la sua città, le diede il nome Cesarea in onore dell'imperatore Cesare Augusto e ne fece iniziare l'edificazione nel 22 a.C. Doveva essere grandiosa, con un anfiteatro che poteva ospitare più di 4000 spettatori (cambiato e rimaneggiato nel corso dei secoli, ora offre incredibili concerti sotto le stelle) ed un altro che fungeva da ippodromo per più di 10.000 persone, il suo palazzo Promontorio davanti al mare, il cardo, naturalmente le terme. Fuori del parco archeologico, quel che rimane delle due dighe, costruzioni lunghe più di 500 metri, blocchi di pietra di immane grandezza piazzati in mezzo ai flutti e costati all'epoca chissà quante vite umane.

Adesso con quel mare ci giocano i bambini ed è un vero piacere guardarli





Alla sua morte Cesarea divenne la capitale locale dell'impero romano e Ponzio Pilato vi risiedette come prefetto.


 Le pietre dell'anfiteatro, se hanno buona memoria, potrebbero raccontare delle esecuzioni  cui hanno assistito, in particolare quelle dei giudei del primo secolo, rei di due rivolte contro l'occupazione romana con la conseguente distruzione per la seconda volta del Tempio di Gerusalemme.                                                                    
                                                                                     

Grandioso l'ippodromo che si snoda lungo il mare, una biga in ferro stilizzata sollecita la fantasia a cercare lontano nel tempo.


Conquistata dagli arabi nel 640 e poi lasciata all'abbandono,  tornò in auge con i crociati che scoprendo un vaso esagonale di vetro, credettero di aver trovato il Santo Graal, la coppa in cui avrebbe bevuto Gesù durante l'ultima Cena. Questa coppa è ora conservata nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova.
 Con alterne vicende fra arabi e crociati, Cesarea è poi conquista del re di Francia Luigi IX nel 1251. Datano da allora le fortificazioni restaurate visibili ancora oggi, insufficienti a difendere la cittadella dai Mamelucchi che solo pochi anni dopo la distruggono. Scivolata lentamente e inesorabilmente sotto la sabbia per quasi sette secoli, l'antichissima Cesarea, che faceva concorrenza ai mitici porti di Alessandria e Antiochia, ha cominciato a svelare la sua presenza ed il suo glorioso passato agli abitanti del vicino kibboutz Sdot Yam che trovavano reperti dissodando e arando la terra. Gli ingenti sforzi di recupero degli anni 90 poi, hanno potuto restituirci in parte consistente questa importante testimonianza storica.




 Accanto si è gradatamente creata una piccola Cesarea moderna, ville e villone  lussuose fra giardini e aiuole, buen retiro di ricconi del mondo intero compreso politici locali, ma questa è un'altra storia e per la verità non mi interessa, preferisco il pescatore che mi mostra fiero l'ultimo regalo del mare, spero che il pesce non sia archeologico, puzzerebbe troppo.
      

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