mercoledì 10 ottobre 2018

Nantes



Da l'île d'Yeu l'areoporto più vicino per tornare a Nizza è Nantes, occasione imperdibile per passarci almeno 24 ore visto che non ci sono mai stata. Ingorda, avrei voluto di più, un giorno non è davvero niente, ma sono già fortunata, va bene così. Necessariamente bisognava scegliere e a me interessavano soprattutto tre destinazioni: il "Memoriale dell'abolizione della schiavitù", tema già affrontato a Bordeaux e in considerazione del fatto che Nantes è stata la prima città negriera di Francia , le "Macchine dell'isola", fantastiche creature mobili a cavallo fra le avveniristiche fantasie di Giulio Verne che fra parentesi è nato proprio in questa città e i robot-automi progettati da Leonardo da Vinci e infine il "Castello dei duchi di Bretagna", immenso storico centro di potere edificato nel cuore della città  fra il XIII° e XVI° secolo in stile medievale-rinascimentale.
Da "le CODE NOIR" del 1685 redatto da Colbert e firmato da Luigi XIV°, il cosiddetto Re Sole: Articolo 12: "Les enfants qui naîtront de mariages entre esclaves seront esclaves et appartiendront aux maîtres des femmes esclaves, et non à ceux de leur mari, si le mari et la femmes ont des maîtres différents". Articolo 44: "Déclarons les esclaves être meubles, et comme tels entrer en la communauté....". Se lo schiavo è equiparato a un mobile, non sorprende certo che un secolo prima a Valladolid la cattolicissima Spagna si sia interrogata sulla natura degli indios dell'America latina, da poco conquistata. In un lungo dibattito. i dotti della Chiesa si erano chiesti se avessero l'anima o meno (http://www.saranathan.it/2013/05/ma-ce-lhanno-lanima.html)  

Il Memoriale dell'abolizione della schiavitù: Inaugurato nel 2012, è un luogo terribile e drammaticamente necessario. Un lungo sotterraneo di pietra grigia dall'architettura essenziale, per struttura e atmosfera viene da pensare al Binario 21 di Milano. Entrambi i luoghi fanno venire la pelle d'oca, documentano il passato e vogliono scuotere l'ignoranza e l'indifferenza. Dalla metà del '400 alla fine dell'800 si stima che 12 milioni e mezzo di prigionieri siano stati deportati dall'Africa verso l'America e le colonie. Più di 1 milione e mezzo di persone sarebbero morte durante la traversata Moltissimi sono morti durante la cattura, prima ancora di essere imbarcati e non si saprà mai il numero globale di questa carneficina. Per oltre tre secoli Nantes si arricchisce col commercio del " bois d'ébène", del "legno di ebano"  ovvero la tratta degli schiavi, organizza più del 40% delle spedizioni negriere secondo un sistema triangolare di cui ho già scritto (http://www.saranathan.it/2016/03/anche-bordeaux-la-memoria-non-e-un-lusso.html). Non a caso il percorso meditativo si snoda in quai de la Fosse lungo la Loira, questa era il punto di arrivo e di partenza delle navi negriere. La prima parte, con foto-canti- documenti- date ripercorre la storia della tratta atlantica, la seconda parte, con testi e citazioni fino a Martin Luther King e Nelson Mandela, testimonia delle lotte per l'abolizione. Simbolicamente il percorso termina alla luce del giorno con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948. Lungo il selciato del molo de la Fosse, inseriti nella pietra, delle targhe di vetro ricordano le oltre 2000 spedizioni con i nomi delle navi negriere, i luoghi africani e antillesi dove gli schiavi venivano comprati e venduti.

Les machines de l'île: Di tutt'altro genere, come una straordinaria boccata di aria fresca dopo il buco nero della Storia, la visita, dopo aver attraversato un ponte sulla Loira nella vicinissima isola di Nantes, delle avveniristiche macchine immaginate e realizzate da Pierre Orefice e François Delarozière negli hangar degli antichi cantieri navali che hanno chiuso la loro attività portuale nel 1987. Un'esplosione assoluta di fantasia, un progetto davvero geniale e in continua evoluzione, si vedono gli schizzi preparatori, le macchine ferme e in movimento, si può seguire il processo di creazione e di funzionamento dei giganteschi automi, assistere al lavoro di oltre 50 artigiani dalle competenze più disparate. Bellissimo, un'esperienza originale da non perdere.
Progetto in progress come si usa dire di questi tempi, in preparazione "l'arbre aux hérons", l'albero degli aironi, di cui, fra giardini sospesi e tubi di acciaio, si percorre un primo ramo prototipo all'ingresso del sito. Con alle spalle una lunga esperienza di teatro di strada e scenografie urbane in giro per l'Europa, i due autori di questo mondo immaginifico hanno salvaguardato i luoghi e la storia industriale di Nantes, dando un nuovo respiro alla città che ora spicca per i suoi musei e le sue proposte culturali e pare sia divenuta, per la qualità di vita, meta ambita di molti francesi. L'elefante ne è diventato l'emblema e quando parte in passeggiata per la città con i suoi 12 metri di altezza e col suo carico di spettatori, è come una cattedrale di acciaio in movimento. Senz'altro memorabile quel 30 giugno 2007 quando ha fatto la sua prima apparizione inaugurale sul porto.
Il castello dei duchi di Bretagna: Attraverso a piedi il quartiere Bouffay, cuore del centro storico nantese e fra vicoli, storiche dimore e un saluto alla scultura della duchessa Anna due volte regina di Francia per via dei suoi matrimoni con Carlo VIII° e Luigi XII°  mi si para a un certo punto davanti il castello. Il tempo è tiranno, non faccio purtroppo in tempo a visitare il Museo di Storia locale che ha la sua sede all'interno, ma ho avuto la fortuna di fare con calma tutto il giro degli spalti, passeggiata bellissima. Di scisto e granito i contorni della fortezza sono medievali, mentre il palazzo ducale annuncia quella che sarà l'architettura dei castelli della Loira, un altro mio sogno nel cassetto ancora da esaudire. 



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