venerdì 19 ottobre 2018

Alassio: non solo muretti

Erano gli ultimi giorni di settembre e fra cercar casa e trasloco da organizzare non avevo nessuna intenzione di muovermi da Nizza, ma quando ho saputo che tra bambini e adulti sbarcavano in otto per un lungo fine settimana, ho deciso di tagliar la corda; va bene la famiglia, ma dopo tutta un'estate a fare Cenerentola, basta e avanza. Sic et simpliciter mi sono autoinvitata per quattro giorni da Ester e Enrico, amici di vecchissima data su cui si può contare, che si godevano i prodromi dell'autunno ad Alassio. Detto fatto, solo un'ora e mezza di macchina. Che bello trovare un'atmosfera da spiaggia di fine estate, sdraio quasi vuote e ombrelloni chiusi tutti in fila indiana, morbida sabbia sotto i piedi e non i ciottoloni nizzardi che fanno male ai piedi. 
I miei ricordi erano annebbiati, ad Alassio ero venuta in colonia da bambina e da impenitente ribelle avevo detestato la disciplina della collettività, la focaccia non era buona come a Finale e all'epoca, comprensibilmente,  nessuna curiosità per la cittadina, la sua storia, i vicoli, le nicchie di Madonne agli angoli delle case. E' fuor di dubbio però che all'epoca di "muretti" ce n'era uno solo, uno scoop per me scoprirne un secondo, quello "dei cani",  inaugurato nel 2013 nei giardini Morteo di piazza Stalla. Dipinti da un'unica mano, quella di Sandra Chace, sono stati immortalati tutti gli amici a quattro zampe dei residenti  e non è finita qui, è un work in progress. Mi sono soffermata in particolare sul dolcissimo Otto che, malgrado il nome, non mi sembra aver niente di prussiano rigore e su Gigi, che trovo molto più sofisticato dell'appellativo che porta. 
Di fama consolidata invece il mitico Muretto di Alassio che, come un album dei ricordi a cielo aperto, accoglie più di mille ceramiche artistiche con firme e disegni di sportivi, scrittori, gente dello spettacolo, della moda e del jet-set internazionale, si era iniziato con tre, Hamingway, il quartetto Cetra e un'altra che non mi ricordo. Nel 1953 quando a Mario Berrino, proprietario del limitrofo  Caffé Roma luogo d'incontro e fulcro delle mondanità, è venuta l'idea, si trattava di un muro anonimo  da niente, giusto una separazione per delimitare il giardino della piazza, i giovani la sera vi si sedevano semplicemente sopra a chiacchierare.  Un muro che ha fatto indubbiamente carriera, è diventato un'istituzione famosa. Da sottolineare che nell'idea di questa realizzazione c'è anche lo zampino di Ernest Hamingway, amico di Berrino e abituale frequentatore del Caffé Roma. Incredibile, una volta ancora mi chiedo quando lo scrittore trovasse il tempo di lavorare visto che me lo ritrovo sempre in giro per il mondo, in ogni dove ci sia da divertirsi e gozzovigliare.
Ma la sorpresa più bella di Alassio è stata trovare, magnificamente organizzata, la Pinacoteca Carlo Levi ubicata nel seicentesco Palazzo Morteo. Una mostra permanente e gratuita di 22 tele dell'artista-scrittore realizzate durante le sue varie permanenze ad Alassio (fra il 1929 e il 1975, anno della morte), dove la famiglia aveva una casa in collina acquistata dal padre negli anni '20. Stimo profondamente l'uomo con  il suo costante impegno civile e politico, ammiro lo scrittore e il pittore che ho avuto occasione di conoscere più da vicino nel centro Carlo Levi di Matera. (http://www.saranathan.it/2015/09/carlo-levi-pitture-e-scritti.html) 

Olii su tela : Senza titolo (Lungomare) Alassio 1928 - Senza titolo (Maddalena) Alassio 1929- Senza titolo (Lelle sulla soglia) Alassio 1929    
 Italo Calvino  Alassio 1961

Oltre 2000 tele dipinte nell'arco di 50 anni rendono conto dell'universo alassino di Carlo Levi  e quelle esposte ne restituiscono il sapore. "....Un paesaggio apparentemente immobile, una sorta di Paradiso Terrestre...nel quale gli eventi della storia, anche le guerre e le persecuzioni, le vicende personali, gli amori, i lutti e la solitudine, sono presenti ma depurati dai loro aspetti contingenti. Dalla metà degli anni sessanta anche Alassio, come il resto del paese, investita dal cosiddetto miracolo economico, va incontro a cambiamenti radicali. La collina comincia a popolarsi di condomini, di strade asfaltate, di parcheggi, mentre i contadini lasciano la campagna per trovare lavoro nel turismo. Ma a Villa Levi i bambini continuano a giocare agli indiani con le piume raccolte nel pollaio, con le collane di datteri e di scorpioni, gli archi di nocciolo, le punte delle agavi, le lance di bambù...." scrive il nipote Guido Sacerdoti, anche lui pittore, nel toccante testo di presentazione dello zio e della pinacoteca a lui dedicata. 
"La notte è una meraviglia di silenziosi rumori, di uccelli notturni, di brezza nelle fronde, e lontano uggiolare di canti; e la luna rende misterioso e immenso quel mio spazio di pochi metri nella pineta, dove dipingo, e dove ogni ramo e ogni tronco mi sono amici e conosciuti". ( Carlo Levi ) -  Autoritratto con la pipa. Francia 1940. Olio su tavola

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