lunedì 7 settembre 2015

Carlo Levi: pitture e scritti

Il signor Poli (1928)-Filippo Turati (1929)-Nello Rosselli (1929)- Autoritratto (1928)-Autoritratto convalescente (1929)- Riccardo pigiama a righe rosso e verde (1929)

"Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l'anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia. Cristo non è arrivato, come non erano arrivati i romani, che presidiavano le grandi strade e non entravano fra i monti e nelle foreste, né i greci, che fiorivano sul mare di Metaponto e di Sibari: nessuno degli arditi uomini di occidente ha portato quaggiù il suo senso del tempo che si muove, né la sua teocrazia statale, né la sua perenne attività che cresce su se stessa. Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo".
Alberto viso giallo (1931)- Mario Levi (1933)- Leone Ginzburg (1933)-Riccardo (1930)- Ritratto della madre (1932)- Giacomo Noventa (1933)

"Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria....Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli".

"Di solito non si fa fuoco, la sera, neppure nelle case dei ricchi, dove bastano gli avanzi del mattino, un po' di pane e formaggio, qualche oliva, e i soliti fichi secchi. Quanto ai poveri, essi mangiano pan solo, tutto l'anno, condito qualche volta con un pomodoro crudo spiaccicato con cura, o con un po' d'aglio e olio, o con un peperone spagnolo, di quelli che bruciano...".

Autoritratto (1935) - Confinato (1935)

"Una diecina di donne, con i bimbi in collo o per mano, aspettavano pazienti la mia levata. Volevano mostrarmi i loro figli, perché li curassi. Erano tutti pallidi, magri, con dei grandi occhi neri e tristi nei visi cerei, con le pance gonfie e tese come tamburi sulle gambette storte e sottili. La malaria che qui non risparmia nessuno, si era già insediata nei loro corpi denutriti e rachitici".

"Questa fraternità passiva, questo patire insieme, questa rassegnata, solidale, secolare pazienza è il profondo sentimento comune dei contadini, legame non religioso, ma naturale...Essi vivono immersi in un mondo che si continua senza determinazioni, dove l'uomo non si distingue dal suo sole, dalla sua bestia, dalla sua malaria: dove non possono esistere la felicità, vagheggiata dai letterati paganeggianti, né la speranza...ma la cupa passività di una natura dolorosa. Ma in essi è vivo il senso umano di un comune destino, e di una comune accettazione".
Enrico Terracini (1940)- Il segretario italiano della Ligue des Droits (1940)

"E mi misi finalmente a cercare la città...Arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall'altra costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera...La forma di quel burrone era strana;come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi: Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Hanno la forma con cui a scuola, immaginavamo l'Inferno di Dante. E cominciai anch'io a scendere per una specie di mulattiera, di girone in girone, verso il fondo". 
Giorgio Amendola (1966)

"Le porte erano aperte per il caldo. Io guardavo passando, e vedevo l'interno delle grotte, che non prendevano altra luce e aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall'alto, attraverso botole e scalette. Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone". ...Le facciate di tutte le grotte, che sembrano case, bianche e allineate, pareva mi guardassero, coi buchi delle porte, come neri occhi. E' davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante....Ma quello che soprattutto meravigliava mia sorella e la scandalizzava, era che nessuno facesse nulla per questo paese".
Raphael e Maria Teresa Alberti (1967)
   
"...il problema della miseria. Quelle terre si sono andate progressivamente impoverendo; le foreste sono state tagliate, i fiumi si sono fatti torrenti, gli animali si sono diradati, invece degli alberi, dei prati e dei boschi, ci si è ostinati a coltivare il grano in terre inadatte. Non ci sono capitali, non c'è industria, non c'è risparmio, non ci sono scuole, l'emigrazione è diventata impossibile, le tasse sono insopportabili e sproporzionate: e dappertutto regna la malaria". (a sinistra Ernesto Rossi 1949- a destra Umberto e Laura Terracini 1968)
                                                   Allende e Neruda  (1973)

"....è arrivato ora un telegramma da Matera, che dispone la liberazione del confinato genovese....Tutti i confinati partirono l'indomani mattina. Io non mi affrettai. Mi dispiaceva partire, e trovai tutti i pretesti per trattenermi. Avevo i malati che non potevo lasciare d'un tratto, delle pitture da finire;...Ma già il treno mi portava lontano, attraverso le campagne matematiche di Romagna, verso i vigneti del Piemonte, e quel futuro misterioso di esilî, di guerre e di morti, che allora mi appariva appena, come una nuvola incerta nel cielo sterminato".

Firenze, dicembre 1943- luglio 1944   


PS:  Tutti i testi sono tratti da "Cristo si è fermato a Eboli" di Carlo Levi, Luigi Einaudi Editore.
Le foto sono di Mario Carbone e tutti i dipinti fanno parte di un fondo di 157 opere di grafica e 81 disegni politici di Carlo Levi pervenuti al Centro Carlo Levi di Matera per donazione della Fondazione Levi di Roma. Il seicentesco Palazzo Lanfranchi, ex seminario, a un passo dalla terrazza che s'affaccia sul Sasso Caveoso, ospita oggi il Museo di Arte Medievale e Moderna con il Centro Carlo Levi.
 In un saggio introduttivo di Jean- Paul Sartre ho trovato queste parole: " Medico dapprima, poi scrittore e artista per una sola identica ragione: l'immenso rispetto per la vita. E questo stesso rispetto è all'origine del suo impegno politico, così come alla sorgente della sua arte".




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