giovedì 20 luglio 2017

Toscana da sindrome di Stendhal

A sud della provincia di Siena, nella parte della Val di Merse che confina con le Crete Senesi e l'area di Montalcino, si trova Murlo, minuscolo borgo medievale che si presenta come il classico castello fortificato duecentesco. Ci siamo arrivate  all'ora di pranzo  per esercitare le mascelle davanti a tre gatti  con la pancia visibilmente piena e un panorama della campagna circostante assolutamente stupendo, ma anche per visitare il locale museo archeologico, uno delle tante collezioni pubbliche dell'area con reperti provenienti dai vari scavi sul territorio.
Un borgo davvero piccolissimo questo Murlo eppure archeologicamente significativo perché anticamente abitato dagli etruschi, la popolazione più importante dell'Italia prima dell'espansione romana che a partire dall'VIII° secolo prima dell'era volgare si è stanziata in un'area compresa tra l'Arno e il Tevere, poi anche a nord fino al Veneto meridionale e a sud in Campania e non a caso la Toscana, loro terra d'elezione per eccellenza, si chiamava anticamente Etruria. La civiltà etrusca, rimasta in parte tuttora misteriosa per la difficoltà riscontrata da parte degli studiosi di comprendere i loro testi scritti e caratterizzata da un altissimo livello artistico,  ha raggiunto il suo massimo apogeo nel IV° secolo p.e.v. prima di venire completamente assorbita dalla grande civiltà romana.
 Il museo di Murlo testimonia dei ritrovamenti della vicina Poggio Civitate ricca area archeologica etrusca dove gli scavi hanno portato alla luce i resti architettonici di una "residenza" signorile databile fra il VII° e il VI° secolo p.e.v. e, oltre a oggetti di importazione greca, creazioni etrusche di piatti, coppe, fornelli, molti vasi di ceramica comune e da cucina interessanti per conoscere la vita quotidiana e la cultura dell'epoca. Leggo che il sito di Poggio Civitate è stato abbandonato intorno al 525 p.e.v. e che gli abitanti avrebbero distrutto volontariamente il palazzo come sembra provare la cura con cui hanno seppellito in apposite fosse le decorazioni architettoniche. 

E poi inizia quel nostro vagabondaggio pomeridiano fino al tramonto attraverso il territorio delle cosiddette crete senesi, "paesaggi dell'anima " come li chiama l'amica e finalmente ho capito cosa volesse dire: un alternarsi di dolci colline e grandiosi calanchi, infinite gradazioni di bianco, verde, giallo, grigio. Le parole diventano superflue, evaporano lungo il percorso di quella strada che si vorrebbe senza fine. 

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