martedì 8 novembre 2016

Boston: Isabella Stewart-Gardner e il suo museo


Certo che sono proprio un po' folli questi miliardari americani, anzi meglio "crazy", come si usa da queste parti. Avrò presto occasione di condividere sul blog le immagini delle Versailles dei Vanderbilt a Newport, ma nel frattempo sono a Boston e a Boston il personaggio incorntornabile è lei, Isabella Stewart Gardner che mostro da giovane, da meno giovane e in un ritratto ad olio che le ha fatto  il grande John S. Sargent nel 1888.
No, non lasciatevi fuorviare dall'estensione moderna dei luoghi realizzata nel 2012 da Renzo Piano, insigne specialista di progetti museali; per comprendere la "pazzia", nel senso migliore del termine, bisogna andare dentro e guardare il vecchio palazzo che ci sta dietro e che sfoggia un cortile mirabolante di 4 piani. Fra palazzo e patio interno sfilano circa 2000 pezzi di valore inestimabile provenienti soprattutto dall'Europa, tra cui arazzi e dipinti del Rinascimento italiano e del '600 olandese. Ma procediamo con ordine per vedere come sono andate le cose. 
"El Jaleo" 1882 di John S. Sargent
Sarcofago romano in marmo del 225 prima dell'era volgare. Comprato nel 1887 dalla Collezione Sciarra
Dunque la nostra Isabella Stewart nasce nel 1840 a New York e quando si sposa 20 anni più tardi con John Lowell Gardner junior, la coppia se ne va a vivere a Boston. In viaggio a Venezia, comprensibilmente ammirano molto la città e in particolare Palazzo Barbaro (ne affitteranno un piano) e qui inizia la prima pazzia, perché Isabella ne vuole uno uguale o quasi e perché no? un simil Palazzo Barbaro a Boston. C'è da dire che quando muore il padre nel 1891 la povera Isabella ha il problema di smaltire quel  milione e mezzo di dollari che lui le ha lasciato in eredità e saggiamente, col suo amore per l'arte, decide di diventare una vera collezionista. 
il fronte di Palazzo Barbaro sul Canal Grande
Vetrate provenienti dal Duomo di Milano. 
Certo che i Gardner fanno davvero le cose in grande perché iniziano quella che sarà la loro favolosa futura collezione acquistando a Parigi durante un'asta nel 1891 nientepopodimeno che "Il concerto" di Vermeer" (1664) e qualche anno dopo un autoritratto di Rembrandt  e "il Ratto di Europa", un quadro dipinto da Tiziano tra il 1560 e il 1562 su commissione di Filippo II di Spagna. Scelte che non so se mi spiego, ma hanno anche un consigliere d'eccezione, il grandissimo storico dell'arte Bernard Berenson. Con queste due ultime acquisizioni e con la collezione che progressivamente cresce, nel 1896 la decisione di Isabella è presa, il loro palazzo veneziano di Boston diventerà  un museo. Nel 1903 il museo apre i suoi battenti con un gran galà e un concerto e per i successivi vent'anni, fino alla sua morte, Isabella Stewart-Gardner sarà la generosa mecenate della sua casa- museo  incoraggiando i giovani artisti e tenendo sempre le porte aperte alla cultura.
Di fronte a un bronzo del Cellini, una terracotta smaltata policroma di Giovanni della Robbia "Lamentazione sulla morte di Cristo" (1515 circa), una "Presentazione di Cristo Bambino nel Tempio" di Giotto (circa 1320), una "Giovane Donna" attribuita a Paolo Uccello (1460 circa), una Vergine e Bambino di Simone Martini (1325 circa), una "Lady in black" del Tintoretto e un "Re Filippo IV di Spagna" di Diego Velasquez e molto, molto altro ancora, non si può che rimanere a bocca aperta e che dire? (elenco delle opere da sinistra a destra e dall'alto verso il basso)
Forse è il caso di non dire proprio niente e solo stupire. Stupire che dei privati abbiano potuto costituire una collezione di tale importanza e prestigio. Stupire e rammaricarsi anche un po' di quante opere abbiano lasciato il nostro paese. Stupire per la bellezza e l'armoniosa coerenza di questa collezione. Stupire ed essere riconoscenti ad Isabella Stewart e consorte per l'uso che hanno fatto delle loro ricchezze, mettendo il loro patrimonio artistico a disposizione del pubblico. 






























1 commento:

  1. Grazie di farmi vivere di nuovo alcuni dei momenti forti del nostro giro.
    Guy

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