venerdì 28 febbraio 2014

Colombia: fra santi, saperi muisca e ammoniti

A breve distanza da Villa de Leyva varie soste in luoghi interessanti. Per cominciare il Convento del Santo Ecce Homo, fondato dai padri domenicani nel 1620 e divenuto centro di indottrinamento cristiano per la conversione degli indigeni locali. Un'imponente costruzione di pietra e adobe dove pavimenti e muri sono lastricati di ammoniti e fossili trovati nella regione. Le ambientazioni di varie stanze raccontano l'austera vita dei frati, ma confesso un certo disagio perché tonache bianche e nere mi hanno fatto pensare al Tribunale dell'Inquisizione e non serve che aggiunga altro.

Al centro del retablo dorato della cappella una piccola immagine dell'Ecce Homo probabilmente portata dalla Spagna. Il mondo dell'arte ha largamente attinto al soggetto, "Ecce Homo" sono le parole che Ponzio Pilato avrebbe pronunciato mostrando il  corpo di Cristo flagellato. A riprova dell'importanza del tema, l'hanno dipinto fra tanti altri Antonello da Messina, Bosch, Correggio, Tiziano, Caravaggio, Rembrandt, ma la compagna di viaggio storica dell'arte ci spiega che è la scuola di Spagna impregnata del suo immenso fervore religioso che ne da le più belle interpretazioni, una fra tutte quella del pittore Luis de Morales soprannominato "El Divino" per la sua opera costantemente rivolta al religioso e al sacro. Sul soffitto ligneo originale e perfettamente conservato immagini di ananas, aquile, soli e lune, elementi che perfettamente noti e familiari ai nativi ne avrebbero favorito la conversione e poi raffigurazioni di teschi, simbolo per eccellenza di quel "vanitas vanitatum et omnia vanitas", memento alla caducità delle cose e della vita  e forse per incutere timore, grande specialità di certe religioni e della chiesa in particolare.





Nell'esposizione di oggetti sacri in una sala museale del convento, assolutamente bellissime delle sculture lignee di santi e sante, creazioni, credo, di anonimi artisti locali. 


Bellissimo anche il chiostro interno, dove un monolito di pietra evoca un "lingam" come ne ho visti a bizzeffe in India, ma non è certo una cosa da pensare in un austero convento di frati domenicani del 1600. 
Altra sosta  all'Osservatorio Solare Muisca, gli antichi abitanti della regione. Risale ai primi secoli della nostra era e serviva per calcolare le stagioni. Il sito è composto da circa 115 monoliti verticali e di forma cilindrica conficcati nel terreno in direzione oriente e occidente a un metro circa l'uno dall'altro in due file parallele distanziate di 9 metri. Misurando la lunghezza delle ombre proiettate dalle pietre gli indigeni sapevano identificare i periodi adatti alla semina e dunque riconoscere le varie stagioni dell'anno. A solstizi ed equinozi si accompagnava la celebrazione di rituali spirituali evocanti fertilità e fecondità.

Ultima tappa del giorno il Museo El Fòsil in località Monquirà. Come già accennato in un post precedente, a Villa de Leyva e nelle località limitrofe nel periodo Cretacico esisteva una baia marina in cui si sono formate gran parte delle rocce della regione, rocce ricche di resti fossili di piante, animali e microorganismi che abitavano questo mare poco profondo dalle acque chiare e calde. Nuotavano qui non so quanto pacificamente rettili marini e proprio nel luogo della sua esposizione nel 1977 è stato trovato un impressionante fossile di cronosauro della famiglia dei Pliosauri risalente a 120 milioni di anni fa. Al gigantesco esemplare  lungo 12 metri mancano le pinne laterali e la coda forse meno resistenti dello scheletro all'usura del tempo o forse divorate già all'epoca da qualche altro mostro preistorico.
E sempre al museo del fossile, osservando la ricca collezione di ammoniti esposte, sento i miei dottissimi compagni di viaggio parlare con grande scioltezza di un certo Fibonacci. Mia ignoranza crassa, mai sentito nominare, chi è costui? Mi si spiega che tal Leonardo Pisano detto il Fibonacci è un matematico pisano che a fine XII° secolo studia la geometria sacra, la sezione aurea e lo sviluppo di crescita di forme naturali  riconducibile a certi suoi modelli
 matematici. Non mi cimento in questi argomenti, figuriamoci, sono in difficoltà persino con le tabelline, mi limito perciò a proporre poche righe trovate su Wikipedia 
"Fibonacci è noto soprattutto per la sequenza di numeri da lui individuata e conosciuta, appunto, come "successione di Fibonacci" - 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 ... - in cui ogni termine, a parte i primi due, è la somma dei due che lo precedono. Sembra che questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per esempio, negli sviluppi delle spirali delle conchiglie). Una particolarità della sequenza o successione di Fibonacci è che il rapporto fra le coppie di termini successivi aumenta progressivamente per poi tendere molto rapidamente al numero 1,61803..., noto con il nome di rapporto aureo o sezione aurea".
e soprattutto a mostrare l'affascinante video che l'amica Donatella mi ha inviato in proposito:

            http://m.youtube.com/watch?v=E9cX_14rf4g

1 commento:

  1. Rieccomi dopo una breve parentesi di discontinuità.
    Sono affascinata dalla tua scoperta della Colombia. Inizialmente avevi dato l'impressione di esserne alquanto delusa, invece mano a mano che ti addentri nell'ambiente noto che ti lasci prendere dalla curiosità, se non proprio dall'entusiasmo. Per me, il monastero domenicano è sinistro come i tetri paramenti e le lugubri vesti indossate da larve senza volto, mentre i memento mori hanno un'aria quasi caricaturale, e le "anime" snodate dei santi sono in realtà prototipi di bambole antiche con i visi e le mani di porcellana, come quelle che vedevo da bambina in bella mostra sui letti matrimoniali delle prozie, da "guardare e non toccare".
    Magnifici i fossili, che hanno sicuramente molto in comune con la sequenza di Fibonacci, a partire dalla spira mirabilis. Grazie a te e anche a Donatella.
    Divertente lo pseudo-lingam, chissà quale erano il suo significato e la sua funzione. Voli di fantasia.
    Gli Amerindi che popolavano la zona in epoca precolombiana dovevano essere piuttosto avanzati negli studi astronomici, a giudicare dalla spaziatura dei monoliti. Purtroppo non esistono prove scritte, così ci si basa su congetture.

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