Al "Museo del oro" non c'erano solo manufatti precolombiani ( qui dicono "precolombini)" del prezioso metallo giallo, presente e tutta da ammirare anche una ricca collezione di terrecotte e ceramiche. Non le ho mostrate subito perché mi è sembrato funzionale tirarle fuori oggi parlando del Museo Botero, soggetto del presente post.
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Certo nel mondo boteriano misure oversize, opulenza delle carni, rotondità pressoché sconfinate sono di casa, la dilatata interpretazione artistica del nostro colombiano non risparmia nessuno, nemmeno i maestri del passato con una "Maribarbola segùn Velàzquez" del 1984 e una "Monalisa"
del 1978. Ogni artista segue un suo percorso e strada facendo finisce per trovare la propria cifra peculiare, ma osservando le creazioni precolombiane mi sono detta che decisamente da queste parti le rotondità piacciono e Botero non può non aver attinto ispirazione anche al ricco patrimonio etnico del suo paese come pare confermare il confronto con i pezzi del "Museo del oro".
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Varcato un primo cortile pieno di fontane e un piccolo negozio che vende articoli ispirati all'artista, in un magnifico edificio che ha la struttura di un chiostro si entra e si esce per due piani da sale gremite di opere extra large. Un universo finemente ironico tutto grande, morbido e rotondo in cui lo spettatore sembra ridursi a miniatura. Non solo corpi femminili nudi e vestiti o uomini baffuti, infanti e bambini, non solo rappresentazioni di comandanti delle Fuerzas Armadas Revolucionarias e coppie lanciate nei vortici della danza, in questo immaginario universo alla Gulliver tutto appare gigante, le arance, le nature morte, i tavoli, le chitarre, i violini, le palme e perché no? anche i cavalli e i gatti.
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Proporzioni di tutto rispetto anche per le numerose sculture del Maestro colombiano e qui l'opulenza materica dà risalto ancora maggiore alla composizione. Per contrasto mi viene da pensare a quei quadri minimi di 8 cm per 10 della collezione di Cesare Zavattini http://www.saranathan.it/2013/05/minimalia-dartista.html
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L'artista è stato veramente molto generoso col suo paese perché al museo non ha offerto solo le sue opere, ma oli e sculture dei creatori più prestigiosi del 900 e un grande pannello lo sottolinea:
"Todas las obras expuestas en esta casa fueron donadas a Colombia por el maestro Fernando Botero". Capolavori assoluti di inestimabile valore, va bene essere un artista affermato, ma ci si domanda come abbia fatto a mettere insieme un tale tesoro. Nelle belle sale sfilano tutti: Toulouse-Lautrec, Degas, Bonnard, Caillebotte, Pissarro, Marquet, Delvaux, Soutine, De Chirico, Picasso, Mirò, Matisse, Léger, Van Dongen, Sonia Delaunay, Bacon, gli espressionisti tedeschi con Beckmann e Nolde, l'astrattismo lirico americano con Motherwell, Rauschenberg e De Kooning, gli spagnoli Barcélo, Tapiès e Manolo Valdès, una o più opere di ognuno.
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Meravigliosi un bronzo dipinto di Dalì, "Busto retrospectivo de mujer" (1933/1977) e una sala di sculture con Moore, Max Ernst, due bassorilievi di Laurens e altri artisti ancora.
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Nello storico quartiere della Candelaria, cuore di Bogotà, e a pochi metri dal museo Botero c'è il Centro Cultural Gabriel Garcìa Màrquez inaugurato nel 2008. Gli eventi proposti non sono legati solo alla letteratura, ma abbracciano tutti i campi della cultura. Mi sono bevuta un favoloso caffè (notoriamente quello colombiano è fra i migliori) sulla terrazza del bar Juan Valdéz e mi sono comprata un libro pop-up che colleziono da più di trent'anni nella bellissima libreria del Centro.
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A proposito di gigantismo boteriano, impossibile non notare le dimensioni delle fette di platano fritto che si vendono in un carretto nella via del museo. Sono buonissime e le servono spesso nei ristoranti come aperitivo e al posto del pane.
Magnifica e immaginifica descrizione dell'opulenza pre- e colombiana. Concordo con le tue osservazioni sull'enfasi presente in tutte le manifestazioni artistiche che descrivi. Avevo una amica di Bogotá quando vivevo a Londra e tutto quello che diceva e faceva era enfatico. Ricordo il senso di soffocamento e saturazione che mi attanagliava alle sue paradossali descrizioni delle cose più banali. Non c'era niente di "normale" nel suo mondo: tutto era, come tu ironicamente dici, taglia XXXL. Sfasciò addirittura il pavimento di legno della mia camera saltandoci sopra ripetutamente, sotto l'effetto della marijuana. Era una ragazza unica.
RispondiEliminaPer tornare a Botero e alla sua arte, certo, ogni soggetto è espanso ai limiti del conoscibile, compresi quegli oggetti che di per sé non sarebbe possibile immaginare più "espandibili", vedi le arance. Anch'esse sono obese. Amo particolarmente i suoi strumenti musicali, ma anche i paesaggi cittadini di case che sembrano progettate da Gehry o Hundertwasser (altri due dei miei miti). A proposito, il libro popup che hai acquistato è a proposito di chi/che cosa? Ottime la banane platanos. Le adoro. Grazie ancora, impareggiabile cicerona.