lunedì 17 giugno 2013

Santa Fe e il Phileas Fogg dei nostri giorni

Se cerco su google "balista" con una "elle" trovo che è una macchina da guerra romana e ballista con due "elle" il nome di un antico condottiero romano o di un bravissimo pianista contemporaneo che peraltro ho sentito suonare in concerto, ma io ho in mente la parola  in milanese, che è uno che racconta le palle; è anche vero che balun, sempre in milanese è il pallone. Da ballista in milanese a balloonist in inglese foneticamente parlando il passo è breve e il balloonist è uno che va in balloon, in pallone e non in senso metaforico ma per davvero, cioè in mongolfiera. Alzi la mano chi si può vantare di conoscere un balloonist, francamente non capita tutti i giorni, ma io si. All'albergo di Santa Fe ero scesa stranamente in anticipo con la mia valigia aspettando gli altri per partire; si siede accanto a me un signore e attacca bottone, scoprirò che è Leonard, il balloonist appunto, che da dieci anni se ne va in giro per il mondo, soprattutto in America e Europa per partecipare ai Ballon Race, le gare di mongolfiera che si svolgono in quattro giorni. Racconta che volare gli ha cambiato la vita. Che fregatura, mio fratello si è messo gridare "sara! partiamo, la valigia", mi sono così persa un'occasione d'oro.... Santa Fe vista in balloon dal cielo cui Leonard mi aveva invitata.


Da perfetti turisti Santa Fe ce l'eravamo visitata banalmente tutta a piedi, ma anche così l'abbiamo trovata stupenda. Non solo gallerie d'arte e musei a profusione, ogni angolo di strada ospita delle sorprese, ristorantini accattivanti, tanto colore e atmosfera, negozi sfiziosi, penne da capi tribù, persino un cappello da cow boy rosa lavorato a uncinetto, per la serie "kitsch a briglia sciolta".

Spiace solo constatare che quasi tutte le opere che adornano la città sono in vendita, come quella scultura "avocado" in una deliziosa piazzetta,  però anche gli artisti che si sono trasferiti numerosi da queste parti non hanno ancora imparato a vivere di sole, aria e luce. 

Proprio di fronte alla Cattedrale Basilica di S: Francesco d'Assisi, un primo museo, bellissime le colonne dipinte come dei totem multicolore. Vivacissima a minima distanza La Plaza, un'immensa piazza, centro della città contornata da palazzi storici importanti  la cui architettura è rigorosamente in adobe.

La Plaza rappresenta la pietra miliare della storia nazionale, fulcro della rivolta di un villaggio indiano nel 1680 e luogo della riconquista della città da parte degli spagnoli dodici anni più tardi. Nell' 800 è stata la sede capolinea del Santa Fe Trail per quei pionieri che si dirigevano a ovest. Sotto le arcate dell'antico Palazzo dei Governatori. costruito a inizio XVII° secolo sede del potere di governatori spagnoli, messicani e anglosassoni e trasformato in museo a inizio '900, gli artigiani indiani vendono i loro manufatti. 

Interessante dentro e fuori The New Mexico Museum of Arts in un edificio stile Pueblo Revival a un isolato dalla Plaza. Ospita una grande collezione di opere antiche e moderne di artisti del New Mexico presentate a rotazione, oggetti legati a cerimonie, tradizioni. momenti quotidiani dei Pueblos indiani della regione. Trovo particolare la Madonna lignea Nostra Segnora de Guadalupe di metà '800 di José Rafael Aragon, una Vergine Madre divenuta significativa icona dei cattolici di questa regione. 
Andrew Dasburg:  Taos Houses
Nei primi decenni del '900 anche da queste parti ferveva il dibattito fra artisti accademici e giovani sperimentatori che avevano avuto modo di conoscere le diverse realtà del Modernismo europeo alle prestigiose mostre dell'Armory Show di New York e Chicago negli anni '12-'14. Contestati dalle nuove leve artistiche tutti gli stereotipi americani sugli indiani, emergeva il desiderio di sbarazzarsi da versioni convenzionali , si voleva farla finita con le rappresentazioni di una storia distorta ad usum Delphini.

Con sensibilità pop T.C. Cannon mescolerà ironicamente simboli e stereotipi. All'attuale mostra temporanea "It's about time" ho apprezzato l'opera del 2012 "Untitled 41" di Derrick Velasquez, un'opera  multietnica in chiave modernissima. 
Al New Mexico Museum of Arts non manca poi attraverso una serie di fotografie e rielaborazioni d'autore la riflessione sul "Progetto Manhattan", studi, ricerche, i primi esperimenti  nucleari americani del 1942 compiutisi a Los Alamos, poco distante da Santa Fe. Los Alamos è una città fondata in piena seconda guerra mondiale come comunità top-secret  per la creazione di armi nucleari. Qui c'è tuttora la sede de Los Alamos National Laboratory dove attualmente lavorano 7000 ricercatori che si occupano di sicurezza nazionale. 
I due giorni a Santa Fe sono stati ricchi di spunti ed emozioni, certo non ho visto tutto e mi piacerebbe ritornarci, chi lo sa? L'ultima sera in città abbiamo cenato in compagnia di un Alfred Hitchcock che, malgrado lo sguardo enigmatico fra corvi, uccellacci e uccellini di un suo film del brivido, mi sembrava un pompiere; immortalato su una tela era naturalmente in vendita per 1500 dollari.

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