martedì 19 novembre 2019

Napoli: che nessuno resti giù e monastero Santa Chiara

Per il nostro lungo soggiorno con l'amica Marina abbiamo una location perfetta che meglio non si può, un B&B in piazza del Gesù Nuovo al 33, in un palazzo storico dove hanno girato "L'oro di Napoli", "Matrimonio all'italiana" e nel presente alcuni episodi della soap opera "Un posto al sole", non a caso al primo piano c'è una casa di produzione.  4 piani di ascensore e poi una rampa a piedi che portano a Napajé, un'appartamento di famiglia che l'intraprendente Giuseppe ha trasformato in una struttura ricettiva di quattro stanze con un immenso terrazzo e cucina comuni. La prima settimana c'era sempre il sole e facevamo la prima colazione (compresa nel correttissimo prezzo) in terrazzo con la vista del Castel Sant' Elmo e la Certosa di San Martino sulla collina di fronte, una vera goduria.  Come in albergo poi cambiano la biancheria e rifanno la stanza tutti i giorni, per non parlare della gentilezza e disponibilità del padrone di casa che vive nell'appartamento accanto col suo boxer  Hulk, gigantesco e buonissimo. Grazie Paolo per avermi dato questa dritta. Qualche parola la merita pure il minuscolo ascensore, un vero reperto archeologico che ti invita doverosamente a chiudere bene le porte affinché nessuno resti giù. (Giuseppe Ajello Affitta Camere Napajé  +393485813443 napaje33@gmail.com)
Nel palazzo contiguo di ugual struttura ci ha soggiornato più volte Edgar Degas e la cosa mi ha fatto un certo effetto, non lo sapevo abituale frequentatore di Napoli.
Siamo nel cuore della Napoli storica che si può visitare tutta a piedi, proprio di fronte  il Complesso Monumentale di Santa Chiara e la Chiesa del Gesù Nuovo,  San Biagio dei Librai,  San Gregorio Armeno e  Spaccanapoli, ovvero via dei Tribunali, dall'altro lato via Toledo e l'antico mercato del pesce di Pignasecca e per le mete più lontane ci sono le fermate metropolitane Dante e Toledo, entrambe a un tiro di schioppo. Arrivate nel tardo pomeriggio e depositate le valigie, abbiamo subito approfittato della centralità del luogo con una passeggiata serale alla Basilica di Santa Chiara che era aperta. Che fortuna, nell'ambito di un festival letterario c'era  una lettura pubblica del grande Toni Servillo e all'interno abbiamo anche potuto ammirare la Cappella di San Francesco, giusto per entrare subito nello spirito dei fasti architettonici e decorativi partenopei
   
Quella sera del 25 ottobre il sublime chiostro del Complesso museale di Santa Chiara era naturalmente chiuso e ci siamo andate in seguito una mattina. "Munastero 'e Santa Chiara, tengo 'o core scuro scuro, ma pecché, pecché ogni sera, penzo a Napule comm'era, penzo a Napule comm'è..."  sono le prime parole di una celeberrima canzone napoletana che abbiamo sentito e magari cantato tante volte senza conoscerne la storia. E' stata composta per ricordare quel 4 agosto del 1943 in cui la chiesa è stata quasi completamente distrutta da un bombardamento aereo; verrà ricostruita e restaurata secondo l'originario stile gotico e dieci anni dopo, nel 1953, sarà riaperta al culto. La costruzione del complesso monumentale di Santa Chiara era iniziata nel 1310 e aperta al pubblico nel 1340 per volontà del re Roberto D'Angiò e dedicata alla moglie Sancha d'Aragona Maiorca.
La cittadella francescana, affrescata da Giotto e dalla sua scuola, oltre alla chiesa che rappresenta il suo nucleo centrale, prevede due complessi, contigui ma separati, uno femminile destinato ad accogliere le Clarisse (inizialmente 200, ma a fine '500 se ne contavano 600) e l'altro maschile che ospitava l'ordine dei Frati Minori. I chiostri sono semplicemente favolosi impreziositi da affreschi e maioliche policrome del XVII° secolo. I sentieri che dividono a croce il giardino centrale ricco di lavande e limoni sono delimitati da 72 colonne ottagonali ricoperte di maioliche e panche di raccordo.
Documentandomi, leggo che con l'arrivo degli Angioini Napoli diventa capitale e conosce significative trasformazioni urbanistiche quali l'ampliamento delle mura, del porto, la costruzione di chiese e conventi che cambieranno profondamente l'aspetto della città. Sotto il regno di Roberto d'Angiò (1309-43), in particolare, Napoli vivrà un clima di grande fervore intellettuale e ospiterà esponenti dell'arte, della letteratura e del pensiero. Accanto ai chiostri trova posto un piccolo museo che espone soprattutto opere di arte sacra, ma comprende anche i resti di un complesso termale del I secolo, il più completo impianto rinvenuto della Neapolis dell'antichità in pieno processo di rinnovamento edilizio dopo il terremoto del 62 e.v. e l'eruzione vesuviana del 79 e.v. E' durante i lavori di restauro condotti nel dopoguerra che appare la grande piscina e nei seguenti decenni '70 e '80, in occasione della sistemazione museale dell'area, si è proceduto al restauro del complesso; ne risulta un articolato edificio termale su cui si sono sovrapposti i vani occidentali del convento. (foto sopra: di maestranze napoletane del XVII° secolo, un'urna porta croce con intarsi di marmi policromi e pietre dure)
Termino questo post con un magnifico presepe tradizionale visto nel  museo


  







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