sabato 20 gennaio 2018

Espelette: incontro ravvicinato col peperoncino

Il mio ultimo incontro ravvicinato col peperoncino risale alla primavera del 2013 quando con mio fratello e la sua famiglia avevo fatto un interessantissimo viaggio nel sud degli States; arrivati a Santa Fe nel New Messico, peperoncini rossi e verdi dovunque, protagonisti a pieno titolo del panorama cittadino. (http://www.saranathan.it/2013/06/santa-fe-al-peperoncino.html). E' successo parimenti a Espelette, nell'entroterra dei paesi baschi francesi durante la mia visita dell'ottobre scorso, ma con alcune differenze: -primo, solo peperoncino rosso e non quello verde, -secondo, ben più rilevante, qui non siamo in una grande città come Santa Fe con musei, industrie e turbinio da vita moderna, ma in un villaggio di 2000 anime sorto intorno al castello dell'XI° secolo dei baroni d'Espelette dove tutto, ma davvero tutto ruota esclusivamente intorno al "piment", sempre e solo "piment".
Espelette?? Il nome in realtà non mi giungeva nuovo, in Francia se si parla di agnello spunta regolarmente il nome di Sisteron, le prugne secche doc sono quelle di Agen e il peperoncino che pizzica al punto giusto arriva solo da Espelette come da noi il pane di Altamura, il lardo di Colonnata o il cioccolato di Modica; in fondo ogni paese tira fuori i suoi gioielli di famiglia e va bene così. Il peperoncino qui lo coltivano, lo vendono, lo trasformano e lo cucinano in tutte le salse possibili e inimmaginabili e non solo, vuoi per farlo essiccare al sole, vuoi per tradizione, vuoi per vocazione turistico-folklorica, lo appendono quale motivo decorativo sulle pareti esterne delle case e bisogna ammettere che più valorizzato di così si muore. 
Uno splendido villaggio rosso fuoco, è proprio il caso di dirlo, rosse tutte le persiane delle case, rossa la nobile spezia. Con mio grande stupore un amico milanese anni fa mi aveva raccontato di far parte della Confraternita del Bollito Misto. I soci si incontravano una volta al mese in vari ristoranti d'Italia e se mancava la lingua salmistrata o la testina di vitello, si salvi chi può, immagino che i commensali disquisissero anche di salsa verde e di mostarda. Edotta da queste preziose informazioni  non ho mostrato nessuna meraviglia vedendo affisso in un bar il diploma, con tanto di ceralacca, della Confraternita del peperoncino di Espelette gemellata con la Confraternita del prosciutto di Bayonne. Più salutare alla grande l'accoppiata prosciutto-peperoncino che quella kukluxklan-naziskin. A completamento informativo aggiungo che tra pochi giorni si terranno due giorni di festa popolare con premiazione del miglior peperoncino 2017, messa solenne e finale con partita di pelota basca a mani nude.
Profondamente riconoscenti a un cielo blu terso e al sole che rende tutto più bello, abbiamo goduto appieno di questo incantevole villaggio: aperto il cantiere per il rinnovo dell'antico castello, stupenda la passeggiata fra i campi e le serre  dove riposa il prezioso tesoro, la chiesa del XVII° secolo e particolari soprattutto le pietre tombali discoidali del cimitero accanto. Presenti in vari paesi europei, in Siria e nel Maghreb, ce ne sono tantissime nei paesi baschi, pare che le più antiche siano anteriori al XVI° secolo. Raramente viene menzionato il nome del defunto, talvolta compare quello della famiglia, ma sopra sono incisi vari simboli, geometrici come quelli solari o cristiani. 
Dopo aver ammirato un paio di scarpe che aihmè non sono edibili ma pur sempre di peperoncino si tratta, la scoperta di Espelette è terminata al locale museo dedicato naturalmente alla storia della solanacea, origini, proprietà gastronomiche e medicamentose, la vita dei produttori, vecchie foto di laboriose donne locali. Noam ha apprezzato molto mettendosi al lavoro su un tavolo a forma di peperoncino, of course,  e disegnando provate a indovinare cosa......


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