giovedì 22 novembre 2012

Naoshima: solo natura, arte e architettura


L'avevo scritto che il Teshima Art Museum faceva parte di un progetto di ampio respiro per rivitalizzare le isole in difficoltà del mare interno giapponese e Naoshima, altra isola poco distante, la tappa successiva del nostro viaggio di conoscenza, ne è la continuazione. E che continuazione! Un'isola intera esclusivamente dedicata all'arte e all'architettura nella totale salvaguardia e valorizzazione del contesto paesaggistico circostante. E' vero che queste isole sono in capo al mondo e difficili da raggiungere anche dal Giappone stesso, ma ne vale veramente la pena.  Di nuovo in barca dunque per Naoshima, in lontananza il porto di  Takamatsu dal profilo industriale come tutti gli altri che vedremo; non ci sono da queste parti porticcioli pittoreschi alla greca o alla Portofino, gli abitanti sono tanti, sulle montagne non si costruisce, lo spazio è poco e dunque non resta che il mare.

Nel 1987 il Signor Fukutake Nobuko, presidente di un'importante casa editrice divenuta la Benesse Corporation decide di costruire sull'isola un museo destinato ad accogliere la sua collezione di arte moderna e per arricchirla ulteriormente invita artisti del mondo intero a creare un'opera per il museo. Il Signor Nobuko e la Benesse Corporation fanno le cose veramente in grande, invitano l'architetto Tadao Ando a concepire le strutture in completa armonia con la natura dell'isola e sorgono una dopo l'altra  l'Hotel Benesse House dove abbiamo avuto il privilegio di dormire una notte (altro che camera tradizionale e nella foto qui sopra la vista di cui godevamo dalla stanza), il Benesse House Museum, il Lee Ufan Museum completamente dedicato a questo artista,  l'Art House Project, aperto nel 2010, un progetto cui hanno partecipato più artisti per trasformare alcune delle vecchie case dei pescatori e l'ultimo nato nel 2004,  il Chichu Art Museum tutto incassato nel terreno per non offendere lo scenario del mare interno di Seto. 


E come se non bastasse, opere d'arte disseminate all'aperto per tutta l'isola. Semplicemente incredibile e straordinario.  Troppa grazia Sant' Antonio! 

Colpisce subito allo sbarco sull'isola, al molo di attracco, l'enorme coloratissima zucca dell'eccentrica poliedrica artista Yayoi Kusama credo recentemente scomparsa che si tinge i capelli di rosso e ama grandemente i pois, come l'ho vista rappresentata in cera nel quartiere di Ginza a Tokyo in una vetrina di Louis Vuitton da lei creata. 


Jennifer  Bartlett: Yellow and Black Boats 1985

Al Benesse House Museum gli spazi sono essenziali e immensi, sempre labile il confine fra l'interno e la natura circostante; si ospitano opere di grandi nomi, Hockney, Warhol, Sam Francis, Rauschenberg, Cy Twombly, Gilbert & George, Kounellis, un Hommage à Monaco di Cesar del 1994, Richard Long e tanti altri, già all'ingresso dietro una finestra fa capolino una scultura di Giacometti.


Opere e installazioni al Lee Ufan Museum: l'impiego di materiali naturali, una certa integrazione della lezione artistica dell'Occidente e la sfida al concetto tradizionale di arte accomunano i vari esponenti del  movimento  Mono-ha sorto in Giappone agli inizi degli anni 70 e di cui l'artista coreano Lee Ufan è capofila.

Un minibus fa il giro dei vari luoghi artistici dell'isola e nel quadro dell'Art House Project, case di villaggio trasformate dagli artisti si fa notare quella di Shinro Ohtake del 2006 con la sua grande statua della libertà racchiusa tra un piano e l'altro.
 L'ultima fermata di questo giorno no-stop fra arte, architettura e natura è al Chichu Art Museum, nuova sorpresa di Tadao Ando, l'edificio da lontano non si vede, è completamente integrato nella terra. La scelta è di esporre solo tre artisti, ma dando loro grandissimo rilievo con opere o installazioni molto importanti: James Turrell, Walter de Maria e Claude Monet con tre quadri immensi fra le sue Ninfee. Certo non siamo nello straordinario giardino di Giverny, manca la profusione dei fiori e dei colori, ma in una sala dal sapore sacrale  con il suo biancore quasi accecante.
Walter de Maria: Time/ Timeless/ No Time  2004
Benesse Corporation, isola Naoshima, nomi da tenere a mente, bel mix di potere e denaro al servizio di cultura, preservazione e valorizzazione di un sito. Partendo Naoshima ci regala un suo tramonto e la vista di un albero, forse e malgrado tutto, le sue opere d'arte più belle.




martedì 20 novembre 2012

isola Teshima: Matrix

Di tutti i post che ho già scritto sul Giappone e di quelli che ancora scriverò, è a questo di oggi che in assoluto tengo di più, perchè il Teshima Art Museum è un posto magico. Temo di non essere all'altezza, difficile tradurre con poche immagini e parole bellezza ed emozioni, ma vorrei riuscire a condividere almeno un infinitesimale frammento di quell'incanto.
 In quel giorno tutto è stato all'insegna del bello: cielo blu e sole radioso, i bambini disciplinati e contenti sul molo  di Takamatsu nell'attesa del ferry-boat per chissà quale destinazione, la navigazione nel mare interno di Seto, le coltivazioni sull'acqua, lo spettacolo delle altre isole intorno, talvolta verdi e vicine, altre solo brumose nei profili all'orizzonte.



All'approdo sull'isola, dopo un'ora di percorso scivolando sull'acqua, il villaggio dei pescatori, sulla spiaggia una nonna sorridente con la sua nipotina dal cappello monello,  la camminata per una strada asfaltata in salita che ignoravamo dove ci avrebbe portati.

Sul pianoro finalmente in cima la vista del mare interno, campi di riso, vegetazione rigogliosa  e la sorpresa del Teshima Art Museum.  "...The main theme of my approach to the site was harmony between architecture and nature, as well as harmony between the site and the environment around it. Considering both the repetitive straight lines of the rice terraces and the organic free curves of natural landforms, I specifically decided to create a landscape containing both linear and organic elements...", scrive Ryue Nishizawa, l'autore di questa straordinaria  struttura architettonica.
Il Teshima Art Museum è dedicato all'arte e all'architettura e fa parte di un ampio progetto per rivitalizzare il tessuto demografico ed economico dell'intera regione delle isole del Mare Interno che erano in stato di crisi e di abbandono attraverso l'inserimento di opere e architetture contemporanee nel contesto paesaggistico. E' stato inaugurato nel 2010 con un'unica opera, Matrix, un'installazione permanente della scultrice Rei Naito. L'artista si è fatta internazionalmente conoscere nel 1997 alla quarantasettesima Biennale di Venezia con la sua opera "Une place sur la Terre" al Padiglione Giapponese.

Davanti ai nostri occhi strutture come  delle grandi gocce, non di acqua ma di cemento bianco misteriosamente solidificatesi sui prati: in quella rotonda  book e coffee shop e già lì, stupore, ci interroghiamo su dove siamo, in un igloo? in un film di fantascienza? in un sogno del futuro? Fuori del tempo?



Dentro  l'altra goccia di cemento  bianco che ospita l'installazione di Rei Naito si accede attraverso un tunnel, in silenzio, in fila indiana  uno per volta, a piedi nudi. Rigorosamente proibito fare foto all'interno perché giustamente si impone il raccoglimento,  nulla deve distrarre la magia del luogo e l'emozione immensa che suscita. Queste ultime tre foto del post sono tratte dalla documentazione del museo.

Uno spazio totalmente vuoto, senza travi nè finestre, ma con due aperture ovali sul soffitto, dialogo ininterrotto fra il fuori e il dentro, fra un sottile involucro di calcestruzzo bianco e il cielo, il vento, la pioggia, la neve, il sole, le fronde degli alberi, uccelli di passaggio che possono volare dentro, grandi  spiragli di cemento, come un invito al mondo a entrare. Un filo, probabile metafora della vita umana, è sospeso in un'apertura e oscilla di qua e di là in balia del vento. Per terra, e bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, minuscoli fori da cui zampillano gocce d'acqua. E ogni goccia fa un suo percorso non so se casuale o programmato dalle pendenze del suolo: si gonfia, ghiaccia se è inverno, cresce, raggiunge altre gocce,  le gocce si avvicinano, si fondono e poi si allontanano, si dividono, assumendo ogni volta nuove forme,  danza imprevedibile e misteriosa di ogni goccia.

Rei Naito scrive:   A space, just like that,
comes into being as something that goes back to nature as it is.

Matrix
Is it always beside us, and everything is born from and nourished by it.
Something that makes life on earth possible and also that observes life on earth- as a vessel.
Through space, as it feels

Like a vessel that accepts nature as it is
Based on the idea that anything before us is good
Man is reborn moment after moment, newborn each time
Natural vitality (tama/anima) is there and here
Somebody other than me is there, living on earth now as I do
Is it a blessing in its own sake to exist on earth?

(From a lecture to the staff of Teshima Art Museum on October 4, 2010)

Nello scambio all'uscita diverse  immaginazioni e fantasie, ma per tutti una metafora della vita con i suoi percorsi casuali e imprevedibili, un flusso continuo di inizio e fine, di vicinanze e lontanaze, unioni e separazioni, una simbolica origine del mondo con formazioni di rigoli che fanno pensare al confluire di spermatozoi  nelle più grandi pozze d'acqua, come degli  ovuli primordiali. L'acqua come origine del mondo, l'acqua come fonte di vita. Questa installazione non poteva che chiamarsi "Matrix".

E' forse utile sapere che l'artista è nata a Hiroshima.

lunedì 19 novembre 2012

l'amicizia



Un'oretta fa ho scritto a Nizza alla mia amica Trudy che a Milano il freddo è cominciato e il cielo è grigio. Lei mi ha subito risposto con una foto dal davanzale della sua finestra in cucina e poche parole:- ti mando un po' di sole-. Miracolo della posta elettronica e miracolo dell'amicizia.