martedì 17 marzo 2020

a Vannes in blablacar

Alla faccia delle cronache in tempo reale, ne sono davvero distante e me ne scuso, ma si fa quel che si può e siccome mister Coronavirus  costringe alla casalinghitudine il tempo a disposizione non manca, occasione per spulciare le foto e raccontare di quei giorni trascorsi in Bretagna nell'autunno scorso, correva ancora l'anno  2019. Il primo settembre mi trovavo naturalmente a Bordeaux per festeggiare i 6 anni del mio amore Noam, ma poi, perché non fare una capatina dagli amici Brigitte e Pascal col fuoco sotto il posteriore e in perenne trasloco, da Mentone a Bordeaux e ora novelli cittadini di Vannes, nel golfo di Morbihan?
In linea d'aria sulla cartina la Bretagna non sembrava distante, ma la Francia è grande e la rete ferroviaria insufficiente da quelle parti, in treno fra cambi e attese ci avrei messo 8 ore. -Sara, perché non provi blablacar?-mi hanno suggerito i ragazzi, ho detto di si, anzi, mi sono pure vestita bene e truccata, non si sa mai, magari trovavo pure l'amore, perché quel mio primo viaggio condiviso era su una bella macchina e con un signore di una certa età che da Bordeaux tornava a casa sua a Brest e cercava compagni per condividere spese e tragitto. Non nascondo una certa delusione, il guidatore si è presentato  in scarpe da tennis, calzini e pantaloni corti, il cofano era pieno di cassette di mele e verze, coltivatore diretto style con tutto il mio rispetto per la categoria. Fascino a parte, gentilissimo e perfetto al volante, con 25 euro e in sole 4 ore mi sono ritrovata a Vannes. Ho parlato tanto, il povero bretone chiuso e riservato si sarà preso un cachet per il mal di testa al suo rientro a casa. Umanamente interessante ed economica questa soluzione del blablacar, me ne sono servita altre volte per la tratta Milano-Nizza e non la mollo più, il treno Thello è sempre in ritardo. Brigitte e Pascal si sono trasferiti a Vannes per lavoro. Sempre originalità e gran buon gusto nelle case che hanno via via abitato, mobili scovati nei mercatini e poi riattati, opere del padrone di casa alle pareti, certi suoi collage di carte da giornale ricordano Mimmo Rotella. Mi piacciono tanto, ho apprezzato pure le zucche nell'orto.
 
Ma veniamo a Vannes, sempre bellissima come l'avevo trovata in un giro di 20 anni fa. All'epoca mi erano rimasti impressi il tripudio di ortensie in fiore e le pittoresche vecchie case a colombage, queste costruzioni  con intelaiature e travi a vista di legno collegate fra loro in diverse posizioni, molto diffuse nel centro Europa a partire dal medioevo e anche nei paesi baschi. Il mio Cicerone, ovvero l'amica Brigitte, mi ha proposto visite culturali a mostre e musei, ma nessuna voglia, ho preferito alla grande andare a zonzo con il naso all'insù per i vicoli del centro storico e farci a pranzo una scorpacciata di ostriche. Nei piccoli centri poi il giorno di mercato ha sempre sapore e animazione particolari, sulle bancarelle l'immancabile torta bretone, 10.000 calorie come minimo, frutta, fiori, ortaggi e nel mercato coperto i giganteschi pesci dell'Atlantico  più generoso del Mediterraneo, mitili e crostacei a profusione.

Strade acciottolate e antiche porte medievali tracciano il perimetro di questa cittadella fortificata e rare sono le località che come Vannes conservano ancora integra la maggior parte della cinta muraria che è senz'altro il pezzo forte della città. Nel vasto fossato orientale davanti agli spalti, dei curatissimi giardini alla francese hanno rimpiazzato a metà '900 gli orti e i frutteti preesistenti. Le prime fortificazioni risalgono al III° secolo e si devono ai romani che hanno fondato la città  alla fine del primo secolo a.e.v. Fortificazioni e spalti che dureranno 1000 anni prima di essere riedificati ed estesi verso sud per proteggere i nuovi quartieri della città che si espandeva. A giusto titolo, Vannes sarà il fiore all'occhiello del Ducato di Bretagna. 
Nel cuore della cittadella visitiamo la Cattedrale Saint Pierre e si fanno notare anche degli orribili birilli "artistici" sul prato a fianco. Di stile gotico, un'edificazione durata cinque secoli al partire dal '400, la cattedrale si erge su un' anteriore cattedrale romanica. Sull'antica piazza del grande mercato visitiamo anche l'ottocentesco  neo-rinascimentale municipio, occasione per constatare una volta ancora la grandeur francese che non lesina mai sui suoi edifici pubblici. Ciò che però attira la mia curiosità è un cartello scritto in francese e bretone. Dalle poche parole ricavo l'impressione di una lingua dura, ostica e leggo che appartiene al gruppo delle lingue celtiche brittoniche con dei collegamenti al cornico, parlato in Cornovaglia e il gallese; non stupisce, in fondo qui siamo vicini alla Gran Bretagna. Una lingua in pericolo scomparsa questo bretone come ci informa Wikipedia: "Dopo un calo dagli oltre 1 milione di parlanti verso il 1950 ai circa 200.000 nel primo decennio del XXI secolo, il bretone è stato classificato come "seriamente a rischio" dall'UNESCO nell'Atlante delle lingue del mondo in pericolo[4]. Tuttavia, il numero di bambini educati in classi bilingui è aumentato del 48% tra il 2005 e il 2013"
Attraversando l'antica porta Saint-Vincent del centro storico si arriva alla semisferica place Gambetta, che delimita  l'estremità del porto e  si apre su un panorama bellissimo, una lunga passeggiata, le barche di diporto, caffè e ristoranti per la convivialità. Si può dire che Vannes è fra la terra e l'acqua, da piazza Gambetta si snoda un lungo canale di un chilometro e mezzo da cui partono le gite per le isole del golfo di Morbihan e si raggiunge l'oceano Atlantico a una quindicina di chilometri. Stupenda la posizione di questa perla bretone davanti al golfo di Morbihan, ma questa è un'altra storia e la racconterò nel prossimo post.

    

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