Prima tappa è Camara de Lobos, pittoresco villaggio di pescatori così chiamato perché gremito di foche monache all'epoca dello primo sbarco sull'isola nel 1420 del comandante Zarco poi trasferitosi nella più ampia baia di Funchal (i rari esemplari di foche rimaste sono ora solo sulle 3 isole disabitate di fronte a Madeira e che si chiamano appunto Desertas) e divenuto famoso perché era qui che Churchill piazzava il suo cavalletto per dipingere. A prima vista mi sono sembrati dei pipistrelli bianchi appesi ad asciugare al sole, ma sono dei gattucci, della famiglia degli squali, una specialità culinaria del luogo dopo 6 settimane di essiccazione. Non ho assaggiato.
sabato 10 dicembre 2011
Madeira verso ovest
A Madeira, turisti a parte, vivono circa 250.000 persone di cui 125.000 concentrate a Funchal e nell'area circostante. Malgrado una modesta estensione, sull'isola coesistono vari microclimi. Il sud con i suoi versanti collinari è densamente popolato, c'è il tempo migliore, non appena ci si addentra nell'interno ed a nord soprattutto in questo periodo dell'anno, nuvole e cielo coperto ed a parte qualche villaggetto e case disseminate, è la natura a farla da padrona.
Madeira è piccola, a volerla girare di corsa, si può contornare l'isola anche in un solo giorno, ma noi, lente e curiose, ci abbiamo messo due settimane e ne valeva la pena, mai lo stesso itinerario. La scoperta dei luoghi è organizzata da veri professionisti del turismo: se non si vuole noleggiare una macchina, per 25 euro al giorno dalle 9 del mattino alle 6 di sera ti viene a prendere e ti riconduce in albergo la sera un mini bus che ti scorrazza in giro secondo varie proposte di itinerario. Noi abbiamo iniziato col circuito dell'ovest.
Prima tappa è Camara de Lobos, pittoresco villaggio di pescatori così chiamato perché gremito di foche monache all'epoca dello primo sbarco sull'isola nel 1420 del comandante Zarco poi trasferitosi nella più ampia baia di Funchal (i rari esemplari di foche rimaste sono ora solo sulle 3 isole disabitate di fronte a Madeira e che si chiamano appunto Desertas) e divenuto famoso perché era qui che Churchill piazzava il suo cavalletto per dipingere. A prima vista mi sono sembrati dei pipistrelli bianchi appesi ad asciugare al sole, ma sono dei gattucci, della famiglia degli squali, una specialità culinaria del luogo dopo 6 settimane di essiccazione. Non ho assaggiato.
Seconda tappa, paesaggisticamente veramente straordinaria Cabo Girao, fra le più alte falesie del mondo, uno strapiombo di 580 metri. Non soffro di vertigini, ma lo spettacolo è impressionante, colpiscono in particolare in basso, in una minuscola lingua di terra davanti all'oceano, dei campi coltivati. Per lavorarli gli agricoltori vi accedono dall'acqua.

Terza tappa Ribeira Brava, cittadina commerciante divenuta turistica. E' nella regione di sud-ovest, una zona a "sole sicuro" e funge da interconnessione fra l'ovest e il nord. Quando nel passato ancora non esisteva l'attuale efficiente rete stradale, i prodotti dell'agricoltura del nord che sovente non potevano venire imbarcati per le condizioni dell'oceano, venivano trasportati a spalle fino a Ribeira Brava e poi portati per mare nella capitale. I bar sono sempre gremiti di soli uomini che giocano animatamente a carte o a domino, le donne si sa, hanno da lavorare, la spiaggia di ciottoli neri ha un aspetto surreale.
Non a piedi come i trasportatori di un tempo, ma in minibus fra paesaggi stupendi e selvaggi attraversiamo il passo Encumeadas e ci ritroviamo sull'altipiano Paul de Serra a 1500 metri. Vegetazione scarsa, piante di erica bassa bassa, in lontananza pale eoliche. Pare che un tempo l'altipiano fosse un bosco costituito da due tipi di eriche, ma tutto è stato sacrificato alla produzione di carbone di legna o ai forni della popolazione visto l'alto potere calorico di queste piante, adesso ci brucano capre e pecore.
Segue come quinta tappa Porto Moniz, alla punta nord-ovest dell'isola, paesaggio mozzafiato, qui si incontrano le più belle "piscine naturali" di tutta Madeira. Con qualche intervento tecnico da parte dell'uomo, si sono cementati fra loro spuntoni di rocce e voilà, si nuota in una piscina naturale di oceano. Su tutta l'isola si trovano bacini naturali lavici scavati nella roccia dall'erosione marina.
Con il cemento si è aiutata la natura ad assicurare alle vasche un continuo apporto d'acqua. Le onde più alte riescono sempre a raggiungere la piscina fornendo il ricambio idrico e l'acqua è frequentata anche da pesciolini ed altre piccole creature marine. Originariamente questi bacini lavici erano preziosi per quelle giornate in cui le barche dei pescatori non potevano uscire in mare, attingendo proprio da queste vasche quanto serviva per vivere. Le onde portavano il pesce e quando rifluivano lo si catturava. Era lo scorso 28 novembre, sole, ma anche vento a volontà, Gastone ed io ce ne siamo ben guardate, ma dei coraggiosi tedeschi o svedesi, immagino, ne hanno approfittato brrrrrrr. Succulento pranzo a base di "espada con banana" in una terrazza pressoché sull'acqua.

Spettacolare la strada lungo la costa nord-occidentale, con da una parte l'oceano e dall'altra vallate che ricordano quelle svizzere. Al Miradouro do Seixal (una terrazza panoramica) la cascata denominata Veu da noiva , velo da sposa.
Ultima tappa della giornata l'antichissima Sao Vicente, borgo di viticultori. Il centro abitato è rivolto verso l'interno, una parete rocciosa lo protegge dal vento e nei secoli lontani dai pirati, in lontananza, sulla sommità di un vulcano spento l'omonima Cappella. Naturalmente abbiamo visitato la chiesa barocca nel centro paese, ma il luogo che ho preferito è stato l'adiacente minuscolo cimitero. Pochissimi marmi e lapidi con sepolture pompose, semplici tombe tutte ricoperte di fiori freschi. La più fortunata mi è sembrata la signora Maria Fernanda Vieira de Abreu con la sua bella aiuola fiorita.
Prima tappa è Camara de Lobos, pittoresco villaggio di pescatori così chiamato perché gremito di foche monache all'epoca dello primo sbarco sull'isola nel 1420 del comandante Zarco poi trasferitosi nella più ampia baia di Funchal (i rari esemplari di foche rimaste sono ora solo sulle 3 isole disabitate di fronte a Madeira e che si chiamano appunto Desertas) e divenuto famoso perché era qui che Churchill piazzava il suo cavalletto per dipingere. A prima vista mi sono sembrati dei pipistrelli bianchi appesi ad asciugare al sole, ma sono dei gattucci, della famiglia degli squali, una specialità culinaria del luogo dopo 6 settimane di essiccazione. Non ho assaggiato.
giovedì 8 dicembre 2011
Madeira: dagli abissi alla padella
Si usa dire "dalle stelle alle stalle", inverto la rotta e mi vien da scrivere dagli abissi alla padella. In latino il nome risulta altisonante Lepidopus caudatus, ma a Madeira lo chiamano "espada" e attenti a non confonderlo col pesce spada che non c'entra niente, in italiano si chiama spatola o sciabola. Povero pesce sciabola, che destino miserrimo, la sua sorte mi fa riflettere e trovo che si meriti un post tutto per se.
Proviamo ad immaginare la sua storia. Lui se ne nuota bello tranquillo ( si fa per dire, è un carnivoro molto attivo, predatore d'assalto ama cibarsi di calamari, crostacei e tanti altri pesci e nelle teste mozzate al mercato risultano certi denti aguzzi) nelle immensità degli abissi marini, dai seicento fino a 1500 metri di profondità. Con fatica e lunghissimi ami i pescatori lo strappano al suo mondo maestoso e sotterraneo.
Le acque intorno a Madeira sono da sempre povere di pesce poiché prive di quei bassi fondali necessari per tante altre specie e lui, l'espada, inesauribile, riesce da solo a coprire una gran parte del fabbisogno proteico della popolazione. Rappresenta la maggior parte di quanto viene pescato, in alcune stagioni, quasi l'80%.
E' difficile vederlo vivo, dato che normalmente muore per il rapido sbalzo di pressione, mentre l'amo lo porta in superficie. Difatti quando è lì allineato sul banco del mercato i suoi occhi sono piatti, come rinsecchiti. Il fatto che la pressione non schiacci gli animali che vivono a quelle profondità è dovuto all'elevato contenuto di acqua presente nelle cellule del loro organismo e il loro grasso è leggero, nel senso che contiene per lo più acidi grassi insaturi, caratteristica che li protegge dal congelamento alle basse temperature degli abissi marini.
Questo comporta un'enorme perdita di volume del pesce sciabola al momento della sua preparazione e per questo lo avvolgono subito a friggere in una pastella o sulla griglia. Ecco come finisce l'espada a Madeira, fritto con una banana sopra. E' veramente leggero e squisito, le mie sono lacrime da coccodrillo, ho profanato anch'io diverse volte la sua libertà oceanica, ma non posso esimermi dal pensare che la sua è veramente una brutta storia, dagli abissi alla padella, appunto.
Proviamo ad immaginare la sua storia. Lui se ne nuota bello tranquillo ( si fa per dire, è un carnivoro molto attivo, predatore d'assalto ama cibarsi di calamari, crostacei e tanti altri pesci e nelle teste mozzate al mercato risultano certi denti aguzzi) nelle immensità degli abissi marini, dai seicento fino a 1500 metri di profondità. Con fatica e lunghissimi ami i pescatori lo strappano al suo mondo maestoso e sotterraneo.
E' difficile vederlo vivo, dato che normalmente muore per il rapido sbalzo di pressione, mentre l'amo lo porta in superficie. Difatti quando è lì allineato sul banco del mercato i suoi occhi sono piatti, come rinsecchiti. Il fatto che la pressione non schiacci gli animali che vivono a quelle profondità è dovuto all'elevato contenuto di acqua presente nelle cellule del loro organismo e il loro grasso è leggero, nel senso che contiene per lo più acidi grassi insaturi, caratteristica che li protegge dal congelamento alle basse temperature degli abissi marini.
Questo comporta un'enorme perdita di volume del pesce sciabola al momento della sua preparazione e per questo lo avvolgono subito a friggere in una pastella o sulla griglia. Ecco come finisce l'espada a Madeira, fritto con una banana sopra. E' veramente leggero e squisito, le mie sono lacrime da coccodrillo, ho profanato anch'io diverse volte la sua libertà oceanica, ma non posso esimermi dal pensare che la sua è veramente una brutta storia, dagli abissi alla padella, appunto.
lunedì 5 dicembre 2011
no domingo a zonzo per Funchal
Andare una domenica a zonzo senza meta è certamente il modo che preferisco per vivere una città e Funchal ha ancora sorprese nella sua bisaccia per noi. Per cominciare in pieno centro città l'austero Palazzo di Giustizia. La dea greca Dike non viene qui rappresentata con le tradizionali due bilance, ma "salomonicamente" con la spada in mano.

Subito dietro, girato l'angolo, uno dei palazzi-musei del vino, col turismo la principale attività di lavoro e reddito dell'isola. Per tre giorni c'è una fiera dell'artigianato locale: ricami fatti a mano, intreccio di vimini, lavorazione ed intarsi del legno, degustazioni.
Ci accolgono sempre sorridenti e gentilissime le giovani locali con le teste cinte di Bacco e primavera ed un'amiccante botte allegramente rimaneggiata alla Niki de Saint Phalle. Cielo blu, aria tersa, passeggio per vicoli e viali alberati, atmosfera rilassata e tranquilla dei giorni di festa, mi colpisce un succinto bikini intrecciato sospeso al tronco di un albero, bello ma temo scomodo, maestosa una signora che con il coloratissimo costume tradizionale ricama e il suo lavoro sembra uno strascico nunziale.


Incontriamo poi in piazza del Municipio, una chiesa talmente gremita per la messa domenicale che la gente deve rimaner fuori. Qui la religione è ancora molto sentita, mai visto da anni una cosa del genere in Italia a parte forse le funzioni in San Pietro, purtroppo la bella "Praça" è tutta piena di macchine, evidentemente ce l'hanno anche qui il problema del parcheggio, infine l'angolo pieno di fascino della cappella seicentesca di San Luigi di Tolosa.
Come seguendo il richiamo del pifferaio magico, per un buon caffè si va al Golden Gate, che risale all'epoca dello Jugendstil, all'angolo della Avenida Arriago con l'Avenida Zarco, lo scopritore dell'isola. I notabili locali ci vengono per leggere i giornali, incontrare gli amici, Gastone e la sottoscritta sull'onda di una musica stupenda. Tre chitarre che suonano da dio, la ragazza di Ipanema, Maria Elena, l'aria di Meki Messer dell'Opera da tre soldi, blues della Nuova Orleans e più tardi, in nostro onore, Malafemmena. Gastone si becca il sole e gode del concerto inaspettato. Lasciati sul marciapiede gli arnesi del mestiere, ogni tanto gli strimpellatori vengono a sedersi al bar a farsi una birretta, facciamo conoscenza, quello con cappello è ungherese, ma parla benissimo l'italiano, perché lasciato il suo paese negli anni difficili del comunismo vive con i compagni da lungo tempo a Venezia e suonano tutti i fine settimana al prestigioso hotel Bauer sul Canal Grande e durante la settimana nei locali sul lago di Garda. Per la prima volta sono venuti per tre mesi a svernare a Madeira e vedere che aria tira, musica di strada di giorno e nei ristorantini la sera, i turisti di passaggio delle navi di crociera sono generosi e poi loro la libertà la intendono così. Comincio a pensare che io della vita non ho capito niente e che forse sono loro ad aver ragione.
E poi oggi, follie, la solita insalatona che ci mangiamo abitualmente a pranzo, la vorrei degustare al Reid's Palace Hotel non perché sia lussuoso, ma perché è un luogo storico, come il King David di Gerusalemme o il Gran Hotel di Rimini o il Negresco di Nizza, tanto per dire, quei luoghi in cui ti immagini che i muri parlino, che in qualche modo raccontino di tutto ciò che hanno visto passare. Al Reid's, classico e molto "english" hanno alloggiato Sissi, Churchill e le teste coronate di mezza Europa e anche Gregory Peck e Roger Moore (per le estimatrici) come dimostrano le foto lungo i corridoi. Atmosfera ovattata, passi felpati sui tappeti degli innumerevoli saloni e insalata raffinata ma minuscola, un piatto abbondante pare non sia mai chic.
Nel parco di Santa Catarina vediamo solo il giardino degli uffici amministrativi del Presidente del governo regionale dell'isola a statuto autonomo, un mercatino di roba vecchia, tutto quello che ci sta in macchina e per la prima volta una statua di Elisabetta d'Asburgo.
Sempre in questo quartiere di Quinta Vigia avevo grande curiosità di vedere il casinò, progettato da Oscar Niemeyer; documentandomi sull'architetto brasiliano per il Palazzo Mondadori, avevo letto di questa sua realizzazione a Funchal. Francamente la struttura circolare non mi è piaciuta molto. Madeira però è un'isola vulcanica e forse, chissà, la forma della struttura per i giochi d'azzardo potrebbe evocare proprio un vulcano.

Cavalli al galoppo sui comignoli delle case, fontane e parchi in fiore, avocadi che pendono con generosa nonchalance dagli alberi, l'oceano, spartiacque dal mondo e la nave.....va. Mi chiedo dove siamo, ma chi si crede di essere quest'isola? forse il paradiso terrestre? Nell'Eden di prima di quella famigerata mela?
Subito dietro, girato l'angolo, uno dei palazzi-musei del vino, col turismo la principale attività di lavoro e reddito dell'isola. Per tre giorni c'è una fiera dell'artigianato locale: ricami fatti a mano, intreccio di vimini, lavorazione ed intarsi del legno, degustazioni.
Cavalli al galoppo sui comignoli delle case, fontane e parchi in fiore, avocadi che pendono con generosa nonchalance dagli alberi, l'oceano, spartiacque dal mondo e la nave.....va. Mi chiedo dove siamo, ma chi si crede di essere quest'isola? forse il paradiso terrestre? Nell'Eden di prima di quella famigerata mela?
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